L’attuale coordinamento globale non è ancora sufficiente per una ripresa stabile

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La discrepanza tra la performance registrata negli Stati Uniti, la ripresa nel Vecchio Continente e la crescita in Asia sono minate dai bassi tassi di vaccinazione e dalle continue restrizioni alle frontiere. Nei fatti la crescita globale potrebbe sottoperformare le aspettative nel 2021. Le nostre previsioni si attestano su una crescita globale del 5,2% nel 2021, dando per assodato l’impegno del G20 per raggiungere l’immunità di gregge, e del 4,9% nel 2022.

Per ottenere una ripresa economica globale più coordinata, il G20 dovrà impegnarsi in direzione dell’immunità di gregge. Una mancanza di impegno in questo senso da parte dei capi di Stato e di governo sarebbe una battuta d’arresto nel percorso verso una ripresa economica globale collettiva.

L’analisi

  1. La ripresa è direttamente correlata alla revoca delle restrizioni sanitarie, che a sua volta è influenzata dai tassi di vaccinazione. Tuttavia il G20, che rappresenta l’85% della popolazione mondiale e due terzi della crescita globale, non è riuscito a raggiungere un consenso sull’obiettivo dell’immunità di gregge, che a seconda della fonte, richiede un tasso di vaccinazione dal 70% all’80%. La posizione dell’Unione europea è insostenibile. L’UE vuole gestire e decidere le dosi di vaccino inviate ai Paesi più poveri attraverso l’iniziativa COVAX che ha contribuito a creare. Di conseguenza, la portata della ripresa globale rimane soggetta ad una recrudescenza dell’epidemia, che continua a pesare sui trend delle prospettive di crescita;
  2. Lo slancio della ripresa continuerà a procedere a ritmi differenti sulle due sponde dell’Atlantico. Negli Stati Uniti, il piano infrastrutturale dovrebbe limitare gli impatti negativi della fine dei sostegni alle famiglie. In Europa, l’attuazione del pacchetto di ripresa “Next Generation EU” dovrebbe generare altri 0,2 punti di crescita alla fine del 2022. Tuttavia, la situazione economica dell’Eurozona è molto legata agli investimenti pubblici e privati, e quindi alla capacità della Banca centrale europea di mantenere condizioni di credito accomodanti per le PMI.
  3. Nella regione asiatica, finché le economie del sud-est asiatico rimarranno soggette alle restrizioni di COVID-19, la disparità in termini di ripresa minerà la sua stessa solidità e non riuscirà a cancellare gli impatti della pandemia sul PIL pro capite. I team di ricerca prevedono una crescita accelerata in Asia e nei paesi ASEAN nel 2022, dopo una ripresa dell’attività più lenta del previsto durante quest’anno

La natura frammentaria della ripresa, sta generando disparità in termini di politiche di conclusione dei sostegni monetari attuati per affrontare la pandemia. Questo è lo scenario peggiore per gli investitori e i governi, che potrebbero quindi trovarsi di fronte ad una condizione di instabilità finanziaria, a meno che non venga adottato un approccio coordinato, simile a quello sperimentato durante la crisi finanziaria.

Oggi gli investitori stanno sottovalutando le conseguenze del cambiamento di paradigma della Fed verso un obiettivo di inflazione media. Ridefinendo il proprio obiettivo d’inflazione, la Banca centrale americana costringe le altre Banche centrali a prendere posizione di conseguenza. Gli europei stanno perdendo parte dell’indipendenza monetaria stabilita dal coordinamento globale degli orientamenti di politica monetaria. Date queste divergenze, il rafforzamento del coordinamento globale è l’unico modo per limitare la volatilità e l’aumento del premio di rischio.

La pandemia avrà un impatto duraturo sull’offerta di lavoro. I Paesi che non attuano politiche per evitare un deterioramento della qualità dell’offerta di lavoro vedranno un indebolimento della loro capacità di rimborsare il debito pubblico. In questo senso, l’Europa è in ritardo rispetto agli Stati Uniti di Joe Biden e alla Cina di Xi Jinping.