Può l’azionario cinese resistere mentre quello globale scende?

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I diffusi timori per il rischio geopolitico hanno portato il mercato azionario globale a un pullback, con il risultato che alcuni livelli tecnici chiave sono stati rotti, aumentando di molto la possibilità che il mercato entri in territorio di correzione.

Guardando indietro agli ultimi 30 anni, ci sono stati probabilmente 10 eventi geopolitici chiave che hanno causato differenti livelli di correzione su diversi mercati regionali. Quello che abbiamo osservato è che le azioni cinesi, e in particolare le A-shares, hanno la tendenza a essere più difensive quando il rischio geopolitico aumenta. Riteniamo che questa volta la Cina, come tutti gli altri mercati azionari, non sarà immune alla volatilità, ma crediamo che la portata del sell off sarà minore rispetto agli altri mercati per tre ragioni.

In primo luogo, la Cina ha una natura idiosincratica nell’elaborazione delle politiche economiche, e non ha esaurito e nemmeno utilizzato completamente gli strumenti a disposizione per sostenere la crescita del Paese. Il sottoutilizzo del bilancio statale dell’anno scorso, le abbondanti riserve, e la poca leva finanziaria sulla liquidità bancaria sono opzioni cui i policymaker possono facilmente attingere, se necessario, per iniettare liquidità nel mercato.

In secondo luogo, le aziende cinesi hanno un modello di business focalizzato sul mercato interno e le entrate sono alimentate da milioni di clienti nella Cina continentale, quelle generate dall’estero sono a una sola cifra, circa il 6-8% secondo i dati di Wind.

In terzo luogo, è improbabile che momenti di risk off provochino dei deflussi consistenti dall’azionario cinese, dato che la percentuale detenuta da investitori esteri è ancora ridotta, intorno al 4,5%, come pubblicato da Wind. E, in generale, i portafogli globali sottopesano ancora la Cina di circa 450 punti base rispetto al benchmark, secondo EPFR. Queste caratteristiche ci rassicurano sulla ridotta probabilità di deflussi significativi dall’azionario cinese.

Storicamente le correlazioni di rendimento tra le A-Shares cinesi e i mercati azionari globali sono basse, il che suggerisce un impatto potenzialmente inferiore nel caso di un sell-off globale. Tuttavia questo non significa che non possa esserci volatilità delle azioni cinesi.

Attualmente la maggior parte dei paesi sta iniziando ad allentare le restrizioni dovute al Covid e a ritornare a concentrarsi sulla crescita, ma all’aumento dell’inflazione si aggiungono l’incertezza e le preoccupazioni sui tassi di interesse che potrebbero portare a una condizione finanziaria più restrittiva a livello globale. In questo contesto, la Cina non sarà esclusa dalle difficoltà, anche se forse con minor beta.

Anche se i prezzi delle materie prime aumentano a causa soprattutto del petrolio e dell’energia, l’impatto sull’inflazione cinese è limitato, visto che il paniere è dominato dalla componente alimentare e le importazioni cinesi in quest’ambito sono ridotte.

A livello domestico, in Cina, le correlazioni dei rendimenti tra i diversi settori hanno raggiunto livelli elevati, segnale che i fattori macroeconomici stanno guidando i rendimenti azionari. Secondo la nostra opinione questo potrebbe continuare, ma con un angolo più costruttivo rispetto all’anno scorso.