America Latina: Cile, Colombia e Perù in ascesa, è tutto merito delle materie prime?
L’ultimo decennio è stato complesso per l’America Latina. Quest’anno, tuttavia, la tendenza si è invertita. L’azionario latinoamericano, misurato dall’indice MSCI EM Latin American, è tra i mercati globali che hanno registrato le migliori performance su base annua al 21 giugno 2022.
All’interno della regione, due dei tre mercati andini hanno registrato le migliori performance. Il Cile ha generato guadagni a due cifre in dollari ed è anche il mercato con la migliore performance nell’indice MSCI Emerging Markets. Gli altri mercati andini, la Colombia e, in misura minore, il Perù, hanno generato guadagni più modesti ma, nel complesso, sono comunque in vantaggio rispetto agli emergenti.
I prezzi elevati delle materie prime sono un chiaro fattore di sostegno, ma i guadagni di quest’anno nascondono molto di più. Solo un anno fa, infatti, scrivevamo della crescente incertezza politica che gettava un’ombra sulla regione. Questo rischio si sta allontanando?
I prezzi delle materie prime sono stati di sostegno
Sulla scia della guerra in Ucraina, i prezzi delle materie prime hanno visto un’impennata: un fattore positivo, considerato che tutte e tre le economie andine sono esportatrici nette di commodity.
In Colombia, l’aumento dei prezzi del greggio è un fattore positivo. Nonostante il calo di oltre il 20% della produzione totale dal 2015, il petrolio rappresenta ancora il 57% delle esportazioni totali. Per Cile e Perù, i prezzi del rame sono fondamentali: insieme, i due mercati rappresentano oltre il 55% del totale delle esportazioni globali. Un fattore minore in termini di PIL, ma significativo per il mercato azionario, è il litio: il Cile è il secondo produttore mondiale e possiede le maggiori riserve globali. Il litio è essenziale per la transizione energetica e il suo prezzo si è impennato in seguito alla forte domanda dei produttori di batterie, in particolare nel settore dei veicoli elettrici.
Qual è l’outlook macroeconomico?
Dopo il forte rimbalzo dello scorso anno, quest’anno, si prevede che la crescita del PIL in tutti e tre i mercati andini continui a normalizzarsi. Tuttavia, il forte rimbalzo dell’economia post-Covid sta diminuendo, il sostegno fiscale si sta affievolendo, e l’accelerazione dell’inflazione e l’inasprimento della politica monetaria stanno iniziando a frenare l’attività.
L’economia cilena potrebbe rallentare a circa l’1,5%, dall’11,7% del 2021, con una crescita sempre più dipendente dalle esportazioni. In Perù si prevede una crescita vicina al 3% per il 2022, rispetto al 13,3% dello scorso anno. La Colombia mostra forse le prospettive più solide. Ciò è in parte attribuibile al fatto che la ripresa economica ha preso piede più tardi rispetto agli altri Paesi andini, ma anche al continuo slancio della domanda interna. La crescita per l’intero anno potrebbe raggiungere il 6%, dal 10,3% del 2021, la più alta in America Latina e tra le più alte a livello globale.
L’inflazione è ai massimi pluridecennali
Come in gran parte del resto del mondo, l’inflazione in America Latina è in aumento. Ha raggiunto livelli superiori a quelli registrati durante la crisi finanziaria globale in tutte e tre le economie, e le rispettive banche centrali hanno iniziato ad alzare i tassi.
Dal punto di vista dei bilanci, i conti fiscali sono in disavanzo in tutte e tre le economie, ma si prevede un miglioramento, grazie al ritiro delle misure di sostegno legate alla pandemia e all’aumento dei ricavi delle esportazioni.
Come si è evoluto l’outlook politico?
In Perù, Pedro Castillo è entrato in carica a luglio dello scorso anno: da allora ha presieduto a numerosi rimpasti di governo, nominando quattro diversi Primi Ministri. Ha anche affrontato due tentativi di impeachment, in un contesto di deterioramento dei rapporti con il Congresso, che rimane diviso.
In Cile, dopo l’elezione di una Convenzione Costituzionale più di sinistra, gli articoli della bozza di nuova Costituzione sono stati di più ampio respiro. Finora sembra che l’impatto diretto sul mercato sarà limitato. Nel lungo periodo, tuttavia, è probabile che le passività fiscali aumentino. Il voto di conferma è previsto per inizio settembre e, sebbene i sondaggi prevedano una bocciatura, la quota di indecisi è elevata. Le elezioni presidenziali di dicembre hanno visto salire al potere il candidato di sinistra Gabriel Boric, che ha promesso di aumentare la spesa sociale, finanziata da un aumento delle tasse, ma finora è stato pragmatico, nominando anche il precedente governatore della Banca Centrale come Ministro delle Finanze. Siamo in attesa di maggiori dettagli sulle proposte fiscali, ma la sua coalizione non ha il controllo del Congresso, il che potrebbe frenare politiche più radicali.
In Colombia, l’ex Sindaco di Bogotà, Gustavo Petro, è stato eletto a giugno come primo Presidente di sinistra: ha promesso di incrementare la spesa sociale e la sua elezione potrebbe portare a un maggiore sostegno fiscale. L’ambizioso piano di Petro di aumentare le entrate fiscali tassando le imprese e i ricchi sarà probabilmente diluito, e le attuali proiezioni del Ministero delle Finanze di ridurre significativamente il deficit fiscale negli anni successivi sembrano molto improbabili. Ciò potrebbe potenzialmente esacerbare la debolezza macroeconomica esistente, dato il grande deficit gemello. Un Congresso diviso potrebbe filtrare alcune delle proposte più radicali del Presidente.
Come sono le valutazioni?
Le prospettive degli utili sono migliorate in tutti e tre i mercati regionali e hanno favorito la performance. Le valutazioni medie sono inferiori alla media storica per tutti e tre i mercati. Il Cile è il mercato più economico, seguito dal Perù.
Conclusioni
Lungo le Ande permangono una serie di ostacoli. Certo, i prezzi elevati delle materie prime sono positivi, ma l’inasprimento della politica monetaria e fiscale peserà sull’attività economica. C’è poi da considerare un contesto politico ancora incerto.
I problemi rimangono molto specifici per ogni Paese e trovare un equilibrio tra l’ortodossia macroeconomica e la risposta alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sarà una sfida. L’incertezza politica sembra quindi destinata a permanere nel breve termine in tutti e tre i mercati, ma potrebbe offrire ulteriori opportunità ai gestori attivi.
In questo contesto, le prospettive per la Colombia appaiono ancora meno convincenti rispetto a un anno fa. Il rischio politico è aumentato e anche le valutazioni rispetto ad altri mercati latinoamericani sono meno positive. In Perù, le valutazioni sono più interessanti rispetto alla Colombia. Tuttavia, la politica rimane un problema e il quadro istituzionale non è così solido come in Cile.
Nonostante la forte performance annuale, il Cile offre le valutazioni più convenienti di tutti e tre i mercati andini. Tuttavia, i rischi politici permangono. Pertanto, pur essendo più ottimisti nei confronti del Cile rispetto agli altri mercati andini, continuiamo a procedere con cautela.