Giampaolo Berni Ferretti: dal policentrismo di Milano può partire un progetto liberale e riformatore di stampo europeo

Marco Rosichini -

Giampaolo Berni Ferretti, Consigliere del Municipio 1 e Presidente di Milano Vapore, delinea i tratti di una filosofia politica marcatamente cristiano-liberale che oggi sembra tanto assente quanto indispensabile nel panorama politico nazionale ed europeo. La polarizzazione delle idee e la deriva populista delle società moderne mal si conciliano con il progetto di società aperta e multiculturale di stampo europeo che Berni Ferretti, da buon vecchio liberale e seguace delle idee riformatrici dell’ex Sindaco Albertini, sembra auspicare: prospetta un nuovo liberalismo che, operando una correzione dell’originaria rotta ideologica, sia in grado di realizzare quel sogno di libertà e progresso insito nella sua stessa natura.

Intervista a Giampaolo Berni Ferretti

Avvocato Berni Ferretti, il liberalismo, in Italia e in Europa, sembra stia retrocedendo in favore di culture politiche populiste e stataliste. I liberali hanno qualcosa da rimproverarsi?

Il liberalismo rappresenta storicamente il fondamento della democrazia liberale occidentale: l’unico sistema in grado di far coesistere progresso economico e protezione sociale. Tuttavia, a partire dall’avvento della globalizzazione e, soprattutto, con la grande bolla speculativa del 2008 qualcosa si è inceppato. Quella che doveva essere la cultura politica che si intestava la battaglia della libertà economica e politica ha finito per assecondare le storture di un mercato sempre meno accessibile e regolato da logiche corporativistiche. Per rilanciare la battaglia di libertà è necessario teorizzare un mercato meritocratico le cui tendenze negative vengano compensate da uno Stato avente la funzione di “guardiano notturno”.

La cultura cristiana in senso lato ha spazio in questo progetto?

Certamente. Il connubio tra liberalismo e cristianesimo è il fondamento della nostra civiltà occidentale. La portata universale del messaggio cristiano nel segno di una maggiore fratellanza, unione e civilizzazione dei popoli è essenziale in un mondo che voglia raggiungere quello stato di civiltà ideale e perpetuo che sia in credo di tenere insieme individui differenti all’interno di un assetto democratico e giuridico fondato sulla tolleranza, e quindi sul diritto di cittadinanza di tutte le libertà meno che quella impositivo-coercitiva.

La cultura liberale

Questo progetto deve essere delimitato solo alla cultura liberale tout court o può aprirsi all’apporto di altre culture politiche riformiste?

L’autosufficienza che il liberalismo ha mostrato negli ultimi anni si è dimostrata fallimentare. L’annus horribilis della politica italiana ovvero l’inchiesta di Tangentopoli del 1992, spazzando via gran parte delle culture riformiste, ha segnato una battuta d’arresto per quel “liberalismo rivoluzionario” fondato sull’azione e sul combattimento (“Teorizzare implacabilmente tutto ciò che fermenta si agita, agisce, tutto ciò che lotta per creare l’avvenire”) per l’affermazione dei diritti individuali. Giustizialismo, populismo e morte dell’autonomia della politica hanno sostituito la pratica liberale della società aperta (Popper), della democrazia liberale, dello Stato minimo non burocratizzato e della politica militante concepita come servizio disinteressato. È necessario recuperare questi fondamenti in vista di una rivoluzione che non dovrà solo essere un fatto sociale, ma un grande fatto morale. Una catarsi, una purificazione di popolo nella consapevolezza che “il futuro del Paese cammina sulle nostre gambe”.

I giovani, al giorno d’oggi spesso privi di riferimenti ideali e morali, devono contribuire al rilancio della cultura liberale?

Noi abbiamo un compito da svolgere nella società italiana, tutto nostro: portare la presenza del liberalismo fra i giovani, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle strade, estendere il proselitismo della nostra idea, non accontentarci dell’alveo ristretto che ci fornisce soltanto un limitato ricambio. Il nostro posto deve essere in primo luogo tra i giovani.

Il ruolo dell’Europa

Che ruolo deve ricoprire l’Europa in questo momento storico in cui il nazionalismo sembra essere tornato in auge?

L’impostazione liberale, opportunamente revisionata dal punto di vista ideologico e programmatico, deve avere come suo punto nevralgico proprio l’Europa. In primis un’Europa che recuperi il progetto di “Casa comune europea”, e quindi l’ancoraggio e l’appartenenza della Russia (e dell’Ucraina) all’Europa. In tal senso il monito di Giovanni Paolo II del 1978 sulla comune appartenenza geografica e culturale della Russia all’Europa è oggi di vibrante attualità. Un’Europa che sia concettualmente delimitata dalle sue cattedrali, e quindi dalla sua cultura cristiana (“L’Europa o cristianità”) e che sappia confrontarsi e progredire in un mondo in cui lo Stato nazionale non sembra più in grado di svolgere efficacemente quella funzione di incubatore dei diritti dei cittadini in vista del benessere, individuale e sociale. Da questo punto di vista lo Stato deve riformare profondamente sé stesso, soprattutto nei settori della burocrazia e della giustizia dove gli ideali di un “liberalismo emancipatorio” fanno fatica ad affermarsi.

Giampaolo Berni Ferretti e Milano

Milano può rappresentare l’epicentro di questo rinascimento liberale di impronta europea di cui parla?

Milano può sicuramente svolgere un ruolo di capofila nel contesto italiano. La sua conformazione policentrica di distretto culturale può far sì che la città si trasformi in un modello in cui la metropoli anticipa quelli che saranno i mutamenti urbanistici e di configurazione democratica. A tal proposito la diade locale-globale cesserà di avere un carattere confliggente per approdare ad un modello “glocal” fondato sulla reciproca cooperazione in vista del progresso morale e civile della stessa democrazia. Dalla legislazione urbana all’economia circolare fondata sulla sostenibilità la città di Milano si pone quindi come la miglior interprete di quel sogno e di quella riforma del capitalismo che, partendo da un livello locale, sia in grado di tenere insieme crescita e protezione sociale, libertà di mercato e responsabilità sociale. Abbiamo una chance unica: divenire e tornare ad essere una forza libera e riformatrice.