Tasse. Doppia imposizione e circolazione dei capitali. Qualcosa può cambiare?

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Il mercato unico dei capitali

I privati investitori, non professionali (quelli che la Commissione europea definisce individual, non-professional “retail” investors) sono significativamente demotivati ​​o addirittura ostacolati dall’investire all’estero: non stiamo parlando di Paesi esotici o paradisi fiscali. Il problema riguarda più semplicemente i Paesi all’interno dell’Unione Europea, quelli dove ogni cittadino europeo può liberamente circolare come persona e dove dovrebbe poter far circolare liberamente anche il proprio denaro. Ma la realtà è un po’ diversa.

Tasse. La doppia imposizione

La diffusa doppia imposizione de facto dei redditi da investimenti all’interno dei mercati finanziari europei è un elemento disincentivante di una certa portata. Ad esempio, il cosiddetto “Trattato tributario belga-francese per evitare la doppia imposizione” sta in realtà producendo il contrario: i residenti belgi che detengono azioni di società con sede in Francia pagano  tasse molto più elevate sui dividendi rispetto a quelli delle società domiciliate in Belgio e tasse molto più elevate anche rispetto ai residenti francesi che percepiscono gli stessi dividendi.

In secondo luogo, pensiamo alle lunghe, onerose e costose procedure di rimborso della ritenuta d’acconto (spesso per avere rimborsi solo parziali). Non si contano le inefficienze del sistema, dalle barriere linguistiche ai diversi requisiti burocratici che ogni Paese stabilisce per conto suo. Aggiungete la lunghezza e il costo delle procedure, la mancanza di digitalizzazione, ecc. e capirete perché solo una minoranza di cittadini recuperi veramente quanto le spetta.

Tasse. Le procedure attuali

E questo avviene anche per i cittadini italiani: qui il link ai complicatissimi accordi stipulati dall’Italia.

In base alle Convenzioni contro le doppie imposizioni, il contribuente può richiedere:

  • il rimborso da parte dello Stato della fonte, dell’imposta eventualmente prelevata in eccedenza rispetto al limite stabilito nelle convenzioni oppure
  • l’applicazione immediata delle condizioni indicate nelle Convenzioni.

Qui il link a un po’ di moduli, non tutti quelli che servirebbero, però: non chiediamo troppo al fisco italiano.

Qui le istruzioni … coraggio

Paradossalmente, le procedure fra Paesi europei sono spesso molto più complicate e lunghe rispetto al recupero della ritenuta d’acconto sul reddito da investimento alla fonte statunitense.

Per creare un vero mercato unico degli investimenti, va rimosso l’ostacolo principale (la tassazione) per gli investitori “retail”, attraverso l’impegno proattivo dell’Unione europea volto a creare finalmente procedure standardizzate, semplici e uguali per tutti.

La consultazione pubblica della Commissione europea

Pochi giorni fa sono stati pubblicati i risultati della consultazione pubblica rivolta a tutte le parti interessate all’argomento della doppia imposizione: le agenzie dell’UE, le organizzazioni internazionali, le organizzazioni della società civile e il mondo accademico, le autorità nazionali (ad esempio le autorità fiscali competenti, le agenzie fiscali, i responsabili delle politiche finanziarie centrali e regionali e gli organismi preposti all’applicazione della legge) e i rappresentanti del settore privato come associazioni o consulenti, nonché il pubblico in generale, compresi gli investitori(piccoli e grandi)  e gli intermediari finanziari.

Anche noi, tramite l’associazione Better Finance con sede a Bruxelles, abbiamo inviato il nostro parere.

I risultati

La Commissione europea ha effettivamente riscontrato che i diritti degli investitori non residenti a un’aliquota inferiore o all’esenzione dalla ritenuta alla fonte, come previsto dai trattati sulla doppia imposizione o dalle norme nazionali, non sono sempre pienamente garantiti dall’attuale funzionamento delle procedure di rimborso/sgravio della ritenuta alla fonte, né uniformemente in tutta l’UE.

Le procedure di rimborso della ritenuta alla fonte per i pagamenti transfrontalieri si sono rivelate lunghe, dispendiose in termini di risorse e costose sia per gli investitori sia per le amministrazioni fiscali a causa delle difficoltà per le amministrazioni fiscali di valutare correttamente il diritto ad aliquote ridotte della ritenuta alla fonte e la mancanza di procedure digitalizzate. Inoltre, le procedure sono state abusate come riportato da un’indagine giornalistica che ha mostrato l’esistenza di una presunta frode fiscale su larga scala nota come schemi “Cum/Ex” e “Cum/Cum” in alcuni Stati membri dell’UE.

Senza dubbio, la necessità di una riforma è andata al di là di una mera “cooperazione fiscale” tra gli Stati membri dell’UE e un’azione adeguata deve essere intrapresa in modo armonizzato a livello UE. I legislatori devono incaricare la Commissione europea di proporre un sistema di “prelievo alla fonte” attraverso un regolamento UE e migliorare significativamente tutti gli altri aspetti connessi al fine di stimolare gli investimenti “retail” transfrontalieri. La gamma di misure deve semplificare le procedure ed evitare che i cittadini siano tassati due volte., infrangendo i loro diritti: altrimenti il mercato unico dei capitali rimarrà pura utopia.