Italiani e educazione finanziaria, strumento d’orientamento in fase di incertezza

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È infatti non solo altissima ma è anche aumentata negli anni la quota di italiani che vorrebbe l’introduzione dell’educazione finanziaria sia nelle scuole (da 86,5% a 89,1%) che sul posto di lavoro (da 76,5% a 79,5%). Lo rivela il Rapporto Edufin 2022 “Educazione finanziaria: strumento d’orientamento in tempo d’incertezza” realizzato dal Comitato Edufin in collaborazione con Doxa, il quale riporta anche un aumento della notorietà del Comitato Edufin (da 8,5% a 12,1 %) e del Mese dell’Educazione Finanziaria (da 12% a 18,9%). Inoltre, un italiano su dieci sa che esiste una Strategia nazionale per l’educazione finanziaria.

Il livello di soddisfazione delle famiglie per la propria situazione economico-finanziaria rimane sotto la sufficienza (5,74 su scala 1-10) e si colloca ad un valore intermedio fra quello rilevato nel 2020 in piena pandemia (5,59) e quello del 2021 (5,87) – La quota di famiglie che fatica ad arrivare a fine mese raggiunge il 60% e supera il dato del 2020 (57,6%) – Le famiglie che dall’inizio dell’emergenza sanitaria hanno visto ridurre il proprio reddito sono in diminuzione rispetto al 2020 (quand’erano il 47,0%) ma sono lievemente aumentate rispetto al 2021 (36,4% vs 33,7%) e ciò fa pensare ad una preoccupante “cronicizzazione” di tale fenomeno – Si è ridotta la capacità di risparmio delle famiglie. La percentuale di famiglie che dichiara di aver speso meno del proprio reddito è scesa dal 44.9% nel 2021 al 39.1% nel 2022, portandosi leggermente al di sotto del dato 2020, mentre la percentuale di famiglie che ha speso più del reddito è salita al 14,9% – Peggiora anche la fragilità finanziaria delle famiglie. La percentuale di intervistati che è certa di poter rimediare 2.000 euro entro un mese per una spesa imprevista, che era salita di 6 punti percentuali dal 2020 al 2021, portandosi al 40%, diminuisce di 2.4 punti percentuali. – L’ansia finanziaria, che si era ridotta nel 2021, è ora risalita all’incirca al livello del 2020 (34,4%) probabilmente anche a causa di fattori quali l’inflazione e la guerra – Fra i principali fattori di stress finanziario sono evidenti l’aumento dei prezzi di beni alimentari ed energetici (55,0%), la paura di non avere risparmi sufficienti per affrontare le emergenze (24,6%) e le oscillazioni dei mercati finanziari (19,8%) – La maggior incertezza sugli andamenti economici e finanziari, l’instabilità dei mercati e i grandi cambiamenti possono spiegare anche il calo nel tempo (da 5,64 a 5,05, su scala 1-10) dell’autovalutazione delle proprie conoscenze finanziarie – Migliorano leggermente dal 2021 al 2022 le conoscenze finanziarie effettive, ma rimane ancora bassa la percentuale di persone che hanno un elevato grado di conoscenza finanziaria (appena il 44,3%), particolarmente tra i più giovani (solo il 30,5%) – Anche il livello delle conoscenze assicurative si attesta su livelli bassi. Ad esempio, conoscono concetti di base quali franchigia e scoperto solo il il 55,2% e il 40,1% del campione rispettivamente – In ambito previdenziale è confermato il gap conoscitivo su alcune nozioni di base: solo il 20% degli intervistati riesce a rispondere correttamente alla domanda sul rischio di longevità, con risultati migliori fra coloro che hanno un titolo di studio più alto e appartengono alle classi di reddito più alte – Per quanto riguarda la conoscenza di base sulla previdenza pubblica, a fronte di circa il 57 % degli intervistati che dichiara di conoscere il funzionamento del primo pilastro, la percentuale di coloro che conoscono effettivamente i suoi meccanismi di funzionamento è più bassa. Molti non sanno rispondere e fra questi prevalgono le donne – In controtendenza, oltre la metà di uomini e donne intervistati mostra di conoscere gli strumenti della previdenza complementare e la percentuale sale al crescere dell’età, del titolo di studio e della residenza nelle zone più economicamente sviluppate del paese – I riscontri empirici mostrano inoltre una forte correlazione tra l’adesione ai fondi pensione e la conoscenza effettiva delle nozioni finanziarie e previdenziali di base – Inflazione, guerra e oscillazioni dei mercati hanno condizionato le aspettative degli intervistati e le loro intenzioni di investimento. Emergono sia una minore disponibilità a investire, soprattutto nelle forme più rischiose, sia un grande disorientamento su quali decisioni concretamente assumere che si sostanzia nel mantenimento dello status quo.

Per quanto concerne il possesso di strumenti finanziari, emerge una propensione verso investimenti più rischiosi da parte dei più giovani che, alla luce delle scarse conoscenze finanziarie, potrebbero affrontare il rischio più in ottica di gaming che di obiettivi di investimento. – In questo contesto, sia la consulenza professionale in senso lato sia la consulenza finanziaria propriamente detta non hanno registrato incrementi. I risparmiatori che più si affidano ai consulenti sono i giovani, i laureati e coloro che mostrano un alto livello di conoscenza finanziaria – Grande importanza, seppure in calo rispetto al precedente rapporto, viene attribuita al tema della sostenibilità, anche se emerge una decrescita del livello di conoscenza percepita sulle tematiche di sviluppo sostenibile, ESG e finanza sostenibile – La conoscenza percepita dei temi legati alla sostenibilità vede una associazione positiva con i giovani, il livello di istruzione, il reddito e il grado di conoscenza finanziaria – L’importanza riconosciuta al tema della sostenibilità tarda a tradursi in scelte di investimento orientate ai prodotti finanziari sostenibili (solo il 3% degli intervistati dichiara di possederli) ma sembra incidere molto in termini di incremento delle intenzioni di investimento future (12,2%). – Cresce costantemente nel tempo la domanda di educazione finanziaria e con essa aumenta la quota di coloro che ne vorrebbero l’inserimento a scuola (da 86,5% nel 2020 a 87,5% nel 2021 a 89,1% nel 2022) e sul luogo di lavoro (da 76,5% nel 2020 a 76,6% nel 2021 a 79,5% nel 2022) – Il Comitato per l’Educazione Finanziaria vede aumentare ancora la propria notorietà nei 3 anni considerati (2020-2021-2022): 8,5% – 9,3% – 12,1%; così come quella del “Mese”: 12,0% – 16,3% – 18,9%. Circa 1 Italiano su 10 sa che esiste una Strategia nazionale per l’educazione finanziaria – Riguardo le priorità della Strategia Nazionale, molti ritengono che si debbano incoraggiare iniziative di educazione finanziaria per tutta la popolazione, indicato dal 53,3% del campione. Il secondo gruppo di riferimento sono i giovani indicato dal 34,7%.