La Banca d’Italia pubblica il Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici

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  • La Banca d’Italia ha pubblicato il secondo Rapporto annuale sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici. In continuità con il precedente, questo Rapporto risponde a due degli impegni presi dalla Banca nel 2021 con la pubblicazione della Carta degli investimenti sostenibili: fornire con regolarità informazioni sui risultati raggiunti e sulle metodologie applicate per integrare i criteri ambientali, sociali e di governo societario nella gestione degli investimenti; contribuire alla diffusione della cultura della finanza sostenibile nel sistema finanziario e tra i cittadini.Con il Rapporto l’Istituto dà inoltre attuazione all’impegno assunto insieme alle banche centrali dell’Eurosistema per l’applicazione di principi di investimento sostenibili e responsabili ai portafogli non di politica monetaria. Quali sono le principali evidenze?Nel 2022 l’assetto di governo adottato dall’Istituto per le scelte di investimento è rimasto invariato. Il Rapporto descrive:
  • le fasi del processo di investimento in cui avviene l’integrazione dei profili di sostenibilità e dei rischi climatici;
  • le strutture incaricate delle proposte e gli organi che presidiano la loro approvazione;
    le modalità con cui le informazioni sui profili di sostenibilità e sui rischi climatici sono trasmesse ai vertici della Banca;
  • il ruolo svolto dal Comitato Cambiamenti climatici e sostenibilità, che coordina e indirizza i lavori dell’Istituto su tutte le tematiche ESG.

I rischi legati alla sostenibilità – tra i quali quelli derivanti dal cambiamento climatico, dalla perdita di biodiversità, da condizioni sociali e lavorative deteriorate e da meccanismi di governo delle imprese inadeguati – possono influire sui profili di rischio finanziario e di rendimento dei portafogli; si riflettono inoltre sul benessere delle persone, sulla stabilità finanziaria e dei prezzi, sulla crescita effettiva e potenziale dell’economia, e dunque sugli obiettivi istituzionali delle banche centrali. Per queste ragioni l’Istituto integra i fattori climatici e di sostenibilità nei modelli di gestione dei rischi di portafoglio, a partire dalla fase di allocazione strategica. La selezione degli investimenti prende avvio dai risultati di un modello che minimizza la perdita di capitale che si potrebbe verificare, nell’orizzonte di un decennio, negli scenari economico-finanziari più avversi; contestualmente, attraverso specifici vincoli, si migliora (o almeno si preserva) di anno in anno il punteggio ESG dei portafogli e si riduce progressivamente l’intensità carbonica media ponderata degli investimenti nei titoli di emittenti privati. Nella fase successiva di selezione dei titoli, l’integrazione dei criteri di sostenibilità avviene con modalità differenziate per ciascuna classe di attività finanziaria.

Per gli investimenti diretti in azioni e obbligazioni societarie, l’obiettivo è il miglioramento del punteggio ESG e degli indicatori climatici rispetto sia al passato sia all’indice di riferimento. Il controllo del rischio climatico avviene tenendo conto non tanto del livello delle emissioni storiche, quanto della sua variazione e dei piani di transizione delle imprese.

Gli indicatori analizzati sono relativi sia ai rischi climatici sia agli altri rischi di sostenibilità. Per quanto riguarda il portafoglio finanziario, il maggiore per dimensione, l’evoluzione degli indicatori conferma i risultati positivi degli ultimi anni. L’indicatore dell’intensità carbonica media ponderata del portafoglio azionario diretto è più basso del 32 per cento rispetto all’indice di mercato preso come riferimento ed è sceso del 36 per cento nel confronto con il dato della fine del 2020, a fronte di una riduzione del 16 per cento per l’indice di riferimento. Per le obbligazioni societarie, la diminuzione nel biennio è stata del 16 per cento; il dato del 2022 è inferiore del 18 per cento rispetto all’indice di riferimento. Per quanto riguarda i titoli di Stato, la quota di obbligazioni verdi è cresciuta in un anno dallo 0,7 al 2,8 per cento.