Fidelity International promuove uno studio sulla biodiversità

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La Giornata mondiale della biodiversità dell’ONU ci ricorda che esiste una sempre maggiore domanda di strumenti che permettano di misurare i progressi compiuti nel raggiungimento degli obiettivi previsti in materia di biodiversità. Uno dei più grandi ostacoli riguarda la difficoltà di reperire dati attendibili che forniscano informazioni in tempo reale sull’efficacia dei diversi approcci alla gestione dell’impatto sulla biodiversità.

Per questo Cardano, insieme ai partner Fidelity International e Nomura Asset Management, ha promosso la realizzazione di uno studio sulla bioacustica da parte di Green PRAXIS, fornitore di soluzioni basate sulla natura. Alla ricerca hanno collaborato anche i professori Hervé Glotin, a capo del team di ricerca DYNI del LIS dell’Università di Tolone, e Gianni Pavan, direttore del CIBRA dell’Università di Pavia.

Dallo studio, per il quale sono state impiegate tecnologie bioacustiche volte a monitorare e misurare i livelli di biodiversità associati ai diversi gradi di intensità di utilizzo del suolo, all’interno di un terreno su cui vige una concessione per la produzione di olio di palma, sono emersi risultati chiari e incoraggianti. Il team di Green PRAXIS ha analizzato i dati acustici registrati nell’arco di sei giorni in nove diversi luoghi nel Kalimantan Occidentale, in Indonesia, all’interno di un terreno di proprietà di un produttore di olio di palma. Le registrazioni sono state effettuate in tre diversi tipi di aree:

  • Area di controllo: un’area forestale situata al di fuori del terreno.
  • Aree protette: una foresta secondaria derivante dagli sforzi di salvaguardia dell’area.
  • Aree di produzione: piantagioni monocolturali attive dedicate alla produzione di olio di palma.

Per poter distinguere i diversi elementi presenti nelle registrazioni, Green PRAXIS ha sviluppato una tecnica innovativa utilizzando le metodologie della bioacustica per produrre rappresentazioni visive (o spettrogrammi) dei suoni. Tali spettrogrammi consentono di “vedere i suoni” mirando a fornire informazioni sui diversi livelli di biodiversità.

Lo studio ha riscontrato come le aree protette e quelle di produzione presentino panorami sonori notevolmente diversi. Nelle aree di produzione a dominare è l’attività monotona degli insetti, principalmente cicale, e non è stata rilevata la presenza di mammiferi. L’assenza di gibboni nelle aree di produzione è un indicatore molto importante dello stato di degradazione delle aree agricole, dato il ruolo vitale svolto dai primati nella struttura, nel funzionamento e nella resilienza degli ecosistemi. Le aree protette e quelle di controllo, invece, sono risultate popolate da diverse specie di uccelli, rane e mammiferi, tra cui primati (gibboni).

Mentre sia le aree di controllo che quelle protette hanno prodotto un numero di eventi acustici significativamente più elevato in una gamma più ampia di frequenze associata alla ricchezza di specie, in quelle di produzione non è stata rilevata la stessa quantità di eventi.

Nel complesso tali risultati corroborano quelli di precedenti ricerche accademiche secondo cui le attività di salvaguardia svolte dalle aziende contribuiscono in maniera preziosa a ripristinare la biodiversità, pur non potendo sostituire la protezione delle foreste naturali.

In prospettiva

L’obiettivo dello studio era quello di gettare le fondamenta dello sviluppo di uno strumento a basso costo e non invasivo per misurare in maniera rapida e attendibile l’abbondanza e la ricchezza di biodiversità di una certa area. Sono già state avviate trattative con un altro produttore di olio di palma per effettuare registrazioni in varie aree protette, di produzione e di controllo (idealmente all’interno di foreste primarie). Il gruppo di investitori che ha promosso l’iniziativa punta a utilizzare i risultati di queste ricerche per esortare le aziende e i loro fornitori a integrare tali tecnologie nei propri processi di monitoraggio della biodiversità.

Greta Fearman, Senior Responsible Investment Officer presso Cardano: “L’impegno di Cardano è fare la propria parte per convincere le aziende a interrompere gli investimenti che comportano la distruzione della biodiversità per incanalarli in attività che consentano alla natura di rigenerarsi. Quest’iniziativa dimostra che le società hanno a disposizione gli strumenti per misurare il proprio impatto nell’ambito dei propri obiettivi in materia di biodiversità. Tali strumenti possono responsabilizzare le aziende e consentire di verificare se sono sulla strada giusta per rispettare i propri impegni di protezione della natura”.

“Siamo consapevoli della necessità di svolgere ulteriori studi con campioni di maggiori dimensioni variegati dal punto di vista geografico e in diversi periodi dell’anno per tenere conto della stagionalità, ma il nostro gruppo di investitori è soddisfatto dei primi risultati ottenuti e li ritiene promettenti e in linea con quelli delle ricerche svolte in passato”.

Daniela Dorelova, Equity Research & ESG Analyst presso Nomura Asset Management UK: “Nomura Asset Management è particolarmente entusiasta di far parte di questo progetto e dei primi, promettenti risultati dello studio. Tra le principali scoperte che abbiamo fatto e i limiti che abbiamo riscontrato vi è il fatto che non siamo stati in grado di trovare una foresta davvero incontaminata nei pressi della piantagione che fungesse da gruppo di controllo nell’ambito dello studio. Abbiamo appreso che tali foreste erano state completamente eliminate negli anni ‘80. Le prossime fasi del progetto mireranno a individuare foreste incontaminate adatte a fare da gruppo di controllo”.

Charlotte Apps, Sustainable Investing Analyst presso Fidelity International: “In Fidelity International crediamo che la perdita di capitale naturale rappresenti un rischio sistemico per i mercati dei capitali, per la salute e per la conservazione della biodiversità e gli ecosistemi sono tra le nostre massime priorità. I primi risultati dello studio di Green PRAXIS sono a nostro avviso incoraggianti. L’azienda è stata in grado di sviluppare una possibile metodologia per la misurazione della biodiversità tramite cui sono state rilevate differenze significative tra le aree protette e quelle di produzione nel corso del periodo di registrazione. Si tratta di un’importante prova di come la bioacustica possa offrire strumenti a basso costo, non invasivi e scalabili tramite cui valutare in maniera rapida lo stato di salute degli ecosistemi, favorendo una migliore informativa da parte delle aziende, attività di engagement mirate e un’allocazione efficace dei capitali in futuro”.

Jérôme Di Giovanni, PhD, co-fondatore di Green PRAXIS: “L’obiettivo di Green PRAXIS è aiutare le aziende con una forte impronta ecologica a ridurre l’impatto delle proprie pratiche di gestione della vegetazione e degli asset naturali. Il nostro parametro chiave è lo stato di conservazione della biodiversità. I risultati preliminari dello studio ci incoraggiano fortemente a imprimere un’accelerazione alle nostre attività di ricerca e sviluppo e ad ampliare la portata del nostro approccio basato sulla bioacustica per far fronte alla necessità urgente di metodi di misurazione della biodiversità rapidi e rigorosi, favorendo al contempo maggiori investimenti che mirino alla rigenerazione della natura”.