La stabilità del settore assicurativo

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Nel recente Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia vi è un interessante approfondimento anche sul settore assicurativo. Quali sono le riflessioni? In estrema sintesi, come sottolineato sul sito dell’Ivass, la patrimonializzazione del comparto assicurativo si è ridotta, risentendo dell’andamento dei tassi di interesse, ma resta su livelli elevati prossimi alla media europea. In calo anche la redditività, mentre la posizione di liquidità si mantiene buona; nel comparto vita, tuttavia, la ricerca da parte della clientela di rendimenti che salvaguardino il potere di acquisto dei risparmi ha frenato la raccolta premi e ha alimentato le estinzioni anticipate dei contratti. Le minusvalenze latenti sui titoli, concentrate nelle compagnie che operano nel vita, sono diminuite nei primi tre mesi dell’anno.

Andando ad una disamina più estesa, l’alta inflazione e il rapido rialzo della curva dei tassi di interesse privi di rischio si sono riflessi sull’indice di solvibilità medio delle compagnie italiane, che fra giugno e dicembre del 2022 è passato dal 257 al 249 per cento, rimanendo comunque su livelli elevati, prossimi alla media europea (261 per cento a settembre del 2022). La flessione è stata guidata dall’incremento del requisito patrimoniale, riconducibile all’aumentata esposizione ai rischi di tasso di interesse e di estinzione anticipata dei contratti vita.

Secondo simulazioni dell’Ivass, che utilizzano scenari in linea con gli shock degli stress test bancari attualmente condotti dall’EBA e dalla BCE, ulteriori rialzi della curva dei tassi potrebbero comportare per il comparto vita un calo medio dei fondi propri del 7 per cento. La crescita dei rendimenti delle obbligazioni osservata nel secondo semestre del 2022 a seguito del cambio di indirizzo della politica monetaria ha generato un saldo netto negativo tra plusvalenze e minusvalenze non realizzate sugli investimenti delle compagnie. Lo scorso marzo le minusvalenze nette erano pari a 31 miliardi di euro, in riduzione rispetto ai 52 della fine del 2022: l’impatto ha riguardato in prevalenza le compagnie che operano nei rami vita.

L’accumularsi di minusvalenze nette non realizzate sugli investimenti in portafoglio ha connotato in particolare la crisi della compagnia Eurovita, che si colloca tuttavia in un quadro caratterizzato da ulteriori e specifiche debolezze strutturali (in particolare, inadeguata gestione dei rischi, limitata dotazione patrimoniale, disimpegno degli azionisti). Anche per la presenza di tali fattori, tra gennaio e febbraio di quest’anno il diffondersi della notizia dell’indisponibilità del socio di controllo a rafforzare i mezzi patrimoniali dell’impresa, come richiesto dall’organo di vigilanza, ha innescato una rapida e significativa crescita dei riscatti da parte della clientela; ciò ha creato tensioni in grado di mettere a rischio la posizione di liquidità dell’azienda e ha reso inevitabile l’adozione di misure di risanamento della società e di salvaguardia della stabilità finanziaria.

Nel 2022 la redditività del settore assicurativo è peggiorata. Nel comparto vita il ROE è stato negativo per circa 6 punti percentuali per effetto sia delle minusvalenze nette, sia di una diminuzione della raccolta premi (-11 per cento). Nel comparto danni il ROE si è ridotto al 5 per cento , principalmente per le dinamiche inflative che hanno determinato anche un incremento del rapporto tra oneri e spese di gestione e premi di competenza (combined ratio), nonostante la crescita della raccolta premi (in aumento del 5 per cento rispetto al 2021). La deroga normativa che consente di sospendere temporaneamente gli effetti sui risultati economici relativi al 2022 delle minusvalenze sui titoli del portafoglio non immobilizzato23 è stata adottata da circa un terzo delle compagnie italiane, che in termini di attivi rappresentano due terzi del mercato. La riduzione dei corsi dei titoli nel secondo semestre dell’anno ha determinato una flessione del 4 per cento del valore di mercato degli investimenti complessivi delle assicurazioni italiane. Tra le esposizioni con rischio a carico delle compagnie (701 miliardi a dicembre del 2022, in calo del 5 per cento da giugno) continua a diminuire la quota dei titoli pubblici, che rimane comunque superiore alla media europea (46 per cento, a fronte del 25).

Le obbligazioni private, stabili al 20 per cento del portafoglio, sono costituite prevalentemente da titoli emessi da società estere e imprese non finanziarie; circa la metà ha rating BBB, mentre il 10 per cento è high yield). Le esposizioni dirette delle compagnie verso banche statunitensi e verso il gruppo Credit Suisse sono trascurabili (rispettivamente pari allo 0,5 e allo 0,12 per cento degli investimenti complessivi). Alla fine del 2022 l’indicatore del grado di liquidabilità degli attivi, misurato dal rapporto tra le attività liquide e il totale delle attività (liquid asset ratio), seppure in lieve calo, rimaneva superiore al valore mediano europeo24 (rispettivamente 65 e 47 per cento). Nel comparto vita il rapporto tra l’onere per riscatti e i premi ha continuato ad aumentare, in particolare nei primi mesi del 2023. Alla fine di marzo aveva raggiunto in media l’85 per cento, a fronte del 53 di marzo del 2022 , sia per l’incremento del 57 per cento dei riscatti sia per il calo del 4 per cento dei premi. Il fenomeno è stato particolarmente rilevante per le compagnie che distribuiscono attraverso il canale bancario o mediante promotori finanziari (alla fine di marzo il rapporto riscatti su premi era in media del 119 per cento). Il deciso incremento delle estinzioni anticipate dei contratti vita, osservato nel mercato italiano a partire dalla seconda metà del 2022, è dovuto a scelte dei contraenti sia per maggiori esigenze di liquidità generate dal modificato quadro macroeconomico, sia per la ricerca di alternative più profittevoli rispetto ai prodotti di investimento assicurativo. Gli indicatori di mercato ad aprile mostrano per il settore assicurativo corsi azionari e attese di utili comunque in crescita.