Quota 41, Quota 100, Quota 102, Quota 103. Facciamo un po’ di chiarezza. Il parere di Carolina Casolo

Carolina Casolo -

— di Carolina Casolo

Rinvio Quota 41: analisi e opinione
Diversamente da quanto annunciato nella Legge di Bilancio 2023, il Governo Meloni ha deciso di rinunciare, per il momento, a Quota 41 prorogando dunque l’attuale Quota 103.
Quota 41 avrebbe dovuto entrare in vigore nel 2024, ma stando a quanto dichiarato dagli addetti ai lavori le risorse non sono sufficienti per garantire la misura.

Cos’è “Quota 41”

In primis parlare di “Quota” è forse improprio, infatti questa misura non prevede un requisito anagrafico, ma solo quello contributivo. Il pensionamento sarebbe consentito al raggiungimento di 41 anni di contributi versati proprio a prescindere dall’età anagrafica.

Quota 100 e Quota 102

Facciamo però un passo indietro, infatti prima di arrivare a Quota 41 è necessario spiegare le misure di pensionamento anticipato che l’hanno preceduta.
In via del tutto sperimentale, nel triennio dal 20219 al 2021 era stata introdotta una nuova misura di pensionamento anticipato definita Quota 100, i requisiti comprendevano un’anzianità contributiva minima di 38 anni e un’età anagrafica di almeno 62 anni.
Potevano farne richiesta i lavoratori con contribuzione versata nell’assicurazione generale obbligatoria, nelle forme esclusive e sostitutive gestite dall’Inps e nella Gestione separata dei cosiddetti parasubordinati.
Alla pensione si accede in caso di lavoro dipendente, privato o autonomo al decorrere della finestra di tre mesi di maturazione dei requisiti.
Con la legge di bilancio 2021 il requisito anagrafico è stato portato a 64 anni, da qui la nuova denominazione Quota 102, laddove l’anzianità contributiva è rimasta di 38 anni.

Quota 103

A fine 2022 altro giro, altra corsa come si suol dire, così il Governo con la Legge di Bilancio 2023 ci porta Quota 103 definita anche “pensione anticipata flessibile”. In questo caso permane l’età anagrafica di 62 anni, ad alzarsi è l’età contributiva che da 38 anni diventa di 41.
Possono aderire alla misura coloro che sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria o alle sue forme esclusive e sostitutive sempre gestite dall’INPS, nonché alla gestione separata.

Il sogno infranto. Quota 41 e la proroga di Quota 103

Torniamo al 2023, è notizia recente quanto avrebbe chiarito infatti il Documento di Economia e Finanza (DEF), ovvero che non ci sono risorse sufficienti per strutturare dal prossimo anno Quota 41.
Al contrario ciò che è stato previsto sarebbe la proroga di Quota 103, alla faccia di tutti i contribuenti che già stavano assaporando la pensione senza il requisito di età anagrafica di 62 anni.
L’esecutivo aveva annunciato l’entrata in vigore di Quota 41 per il 2024, ma a questo punto già sembra esserci grande confusione rispetto alla proroga di Quota 103 i cui termini dovrebbero essere spostati proprio a fine di quell’anno.
Infatti, in precedenza, anni contributivi ed età anagrafica andavano maturati entro il 31 dicembre 2023, con la misura che faceva quindi riferimento ai nati tra il 1960-1961. Se verrà invece confermata una proroga “secca”, i termini per maturare i requisiti si sposteranno entro il 31 dicembre 2024 e la pensione anticipata sarà valida per i nati nel 1961-1962.

I casi in cui è già prevista Quota 41

In realtà sono previsti alcuni casi in cui Quota 41 è già in vigore. Possono beneficiarne ad esempio i lavoratori cosiddetti “precoci” che si trovano in condizioni di disoccupazione senza percepire l’indennità di disoccupazione da almeno tre mesi. Invalidi civili con oltre il 74% di invalidità o coloro che hanno svolto attività usuranti e mansioni gravose. Infine chi presta cure da non meno di sei mesi a un familiare entro il secondo grado, convivente con handicap grave.

L’Ape Sociale

Il governo attenderà dunque i prossimi mesi per riuscire a quantificare le risorse che verranno destinate alla riforma delle pensioni 2024, ma sarà chiamato anche ad occuparsi delle regole di Opzione donna e dell’APE Sociale.
In particolare, l’APE Sociale viene erogato dall’Inps a favore di specifiche categorie di persone che abbiano maturato, al momento della domanda, 63 anni di età e un’anzianità contributiva tra i 30 e i 36 anni in presenza di particolari condizioni. É dunque un “Anticipo Pensionistico” che si pone quale ponte tra la maturazione dei requisiti per il suo riconoscimento e la maturazione per la pensione di vecchiaia o anticipata.

Opzione donna

Opzione donna invece guarda a coloro che hanno maturato un’anzianità contributiva pari a 35 anni e l’idea era proprio quella di creare uno strumento che bilanciasse il pensionamento anticipato, anche se nel corso degli anni sembra essersi reso sempre meno necessario visto
quanto risulta sconveniente, in particolare nel caso delle libere professioniste.
Per poterlo richiedere è necessario aver raggiunto 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022. Il requisito anagrafico è di 60 anni di età, ridotti a 58 anni se si hanno avuti due o più figli, 59 invece con uno solo.
Va ricordato che di Opzione Donna possono avvalersi solo coloro che rientrano in determinate categorie.

Promesse …

Insomma le premesse c’erano e le promesse anche. Secondo le stime dell’Inps Quota 41 costerebbe più di 4 miliardi il primo anno di attivazione, per toccare poi i 75 miliardi in dieci anni. Il governo come al solito aveva fatto un gran battage elettorale e le solite promesse da marinaio e al momento di timbrare il cartellino è risultato assente lavandosi le mani con la scusa della mancanza di fondi e così Quota 41 scompare.
Del resto, oltre a mancare le coperture per finanziare il prodotto stesso, una volta entrata in vigore la nuova proposta, mancherebbero in primis i fondi per mantenere i pensionati di oggi…