Quota 100 ed effetto sostituzione sul mercato del lavoro

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Il disegno di legge di Bilancio che ha appena intrapreso il percorso parlamentare conferma l’impianto di quota 100  (62 anni di età e 38 di contributi) né interviene vigenza prevedendosi la prosecuzione della sperimentazione fino al termine per dir così naturale del triennio, fino cioè al 2021.

In considerazione però del numero ridotto di richieste rispetto al preventivato si prevede una riduzione   delle risorse accantonate per finanziare i prepensionamenti quota 100 , riduzione di 300 milioni nel 2020 e di 900 milioni nel 2021.

E’ possibile in ogni modo che possa essere presentato nell’iter alle Camere qualche emendamento correttivo per calmierarne l’impatto sulla spesa pubblica considerando che secondo le Previsioni economiche d’autunno appena pubblicate dalla Commissione europea si intravede un sensibile incremento del debito pubblico e del deficit nei prossimi anni anche per effetto della introduzione dei nuovi canali di prepensionamento. Il rapporto debito/Pil salirà a 136,2%, e nel 2020 a 136,8%.

Le stesse misure , insieme al rallentamento economico e al deterioramento dell’avanzo primario  sono anche la causa anche del peggioramento del deficit che dal 2,2% del 2019 passerà al 2,3% l’anno prossimo.

Le proposte di modifica che erano state ipotizzate erano riferite ad una dilazione delle finestre (da 3 a 6 mesi per i dipendenti privati e da 6 a 9 per i dipendenti pubblici) e ad un blocco della possibilità di cumulo anche con le prestazioni occasionali (fino cioè ad un limite annuo di 5000 euro). Va ricordato che tale misura di “freno” era stata introdotta per favorire il turnover generazionale.

Su tale profilo sono state pubblicate le nuove stime da parte della a Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro che stima il tasso di sostituzione nuovi assunti-pensionati con quota 100 intorno al 42% al 3° trimestre 2019, dopo 6 mesi di applicazione.

Rispetto alla prima stima effettuata nel mese di marzo, che vedeva un rapporto di 1 giovane al lavoro ogni 3 lavoratori uscenti con Quota 100, con un tasso di sostituzione di circa il 37%, i dati aggiornati sembrano fornire un quadro un po’ più roseo