Valute emergenti: per ora nessun cambiamento

-

Come previsto, il coronavirus sta avendo ripercussioni sulla crescita a breve termine, creando problemi alle valute dei Mercati Emergenti rispetto al Dollaro. Nonostante le numerose incognite, riteniamo che vi siano ancora opportunità.

Fondamentali

Al momento è impossibile valutare l’impatto economico dell’epidemia di coronavirus, poiché in Cina sono ancora molti coloro che attendono di rientrare al lavoro. Gli indicatori ad alta frequenza, ad esempio l’uso delle autostrade e i consumi di carbone, continuano a denotare livelli di attività ridotti. Alcune società internazionali prevedono che l’epidemia avrà conseguenze negative. Questa settimana, ad esempio, Apple – forte consumatore di componenti realizzati in Asia – ha annunciato una revisione al ribasso delle stime prospettiche sugli utili. A livello globale, è probabile che alcune regioni saranno colpite più di altre: in particolare, le previsioni di consenso per la crescita in Australia e in Europa sono state ridimensionate. Gli Stati Uniti, invece, danno prova di resilienza mentre scriviamo queste righe (20 febbraio). Notizie su Apple a parte, gli indicatori di crescita sono ampiamente positivi: l’indice US Empire State Manufacturing Survey è salito a 12,9 a fronte del 5,0 previsto. Si tratta del dato più alto da maggio 2019. Un’ulteriore conferma dell’ottima salute dell’economia a stelle e strisce potrebbe preludere a un periodo di eccezionale performance per gli Stati Uniti, che in passato ha implicato un rafforzamento del Dollaro.

Valutazioni quantitative

Da inizio anno, la maggior parte delle valute dei Mercati Emergenti (ME) ha sottoperformato rispetto al Dollaro, con la componente FX dell’indice GBI EM in calo del 3,3% e un significativo arretramento di alcune monete, tra cui il Real brasiliano (-7,9%), il Rand sudafricano (-7,2%) e il Peso cileno (-5,9%). Poiché nel breve termine è probabile che il virus ostacolerà la crescita dei Paesi Emergenti rispetto a quella degli Stati Uniti, la tesi di un immediato apprezzamento delle valute emergenti viene messa in discussione. Scorgiamo tuttora opportunità specifiche in Paesi dai fondamentali robusti e dai rendimenti reali elevati, come Indonesia (3,8%), Messico (3,6%) e Russia (3,4%). (Tutti i dati al 19 febbraio 2020.)

Fattori tecnici

Le dinamiche della domanda continuano a favorire il reddito fisso, in particolare gli attivi denominati in Dollari statunitensi. Da inizio anno, il nostro monitoraggio proprietario ha osservato afflussi per oltre USD 65 miliardi nei fondi retail statunitensi, una cifra che include la raccolta complessiva statunitense e i segmenti Investment Grade e High Yield. Mentre i fondi Aggregate in Euro, i Mercati Emergenti asiatici e le obbligazioni dei Mercati Emergenti in valuta locale hanno tutti registrato flussi negativi. Il quadro è ulteriormente sostenuto dalla domanda giapponese di reddito fisso estero: dall’inizio dell’anno sono stati acquistati titoli esteri per più di 3000 miliardi di Yen. Sebbene il nostro indicatore tecnico suggerisca una situazione di ipercomprato per il Dollaro statunitense, tali flussi segnalano una domanda robusta che dovrebbe sostenere la forza del biglietto verde. (Tutti i dati al 19 febbraio 2020.)

Cosa significa per gli investitori obbligazionari? 

Alla luce della sottoperformance denotata finora, è ancora valida la tesi di un rimbalzo delle valute dei Mercati Emergenti, una volta che l’impatto dell’epidemia di coronavirus sarà chiaro e l’attività economica sarà tornata ai livelli normali. Nel breve termine, tuttavia, è probabile che l’incertezza relativa alla crescita dei Mercati Emergenti impedisca alle loro valute di staccarsi dai livelli attuali, soprattutto in relazione al Dollaro. Gli investitori pazienti che desiderano sfruttare un carry interessante a breve termine potrebbero ancora uscirne vincenti, sebbene sia consigliabile diversificare i finanziamenti per tali operazioni tramite posizioni corte nelle valute di altri Mercati Sviluppati dove le prospettive di crescita sono meno solide.