Quale innovazione verrà nel 2021?

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È impossibile fare delle riflessioni sul 2021 senza guardare con attenzione ai cambiamenti che sono stati portati, in qualche caso imposti, da questo difficile 2020. La pandemia Covid ha condizionato notevolmente l’andamento dell’economia e ha identificato e accelerato alcuni trend ben definiti, anche in ambito locale.

Tra i settori che hanno vissuto una forte accelerazione c’è indubbiamente quello dell’e-commerce. Secondo una ricerca dell’Osservatorio B2c del Politecnico di Milano, il commercio elettronico raggiungerà i 22,7 miliardi nel 2020 (+26%), 4,7 miliardi di euro in più rispetto al 2019. Una crescita importante spinta da diversi settori, come il Food&grocery che genera 2,5 miliardi di euro (+56%) e l’arredamento e home living, con un giro d’affari di 2,3 miliardi di euro e un indice di crescita che si attesta sul +30%. Crescono anche l’informatica e l’elettronica di consumo (6 miliardi di euro di fatturato e un +18% rispetto al 2019), l’abbigliamento (3,9 miliardi e un +21%) e anche l’editoria (1,2 miliardi di euro e un + 16%). Si tratta di un’evoluzione importante spinta anche da molte realtà che hanno dovuto aggiungere la componente e-commerce per far sopravvivere il proprio business.

Le difficoltà che hanno colpito alcuni settori più di altri hanno alimentato un ulteriore trend, quello della diversificazione del business, che in qualche caso ha portato anche a un significativo riposizionamento delle attività. Grazie anche agli incentivi promossi dal Governo, diverse aziende manifatturiere hanno potuto riqualificare il proprio business. Sono numerosi gli esempi in questo ambito, come il caso di LaserPin, azienda leader nel settore della micro- e macroforatura del film plastico, che ha aggiunto una linea produttiva dedicata alle mascherine chirurgiche sfruttando il bando Cura Italia, con il supporto e la consulenza di Ayming.

Dal punto di vista dell’innovazione, il 2021 sarà senza dubbio influenzato da un macro-tema legato direttamente all’emergenza Covid: il Recovery Fund. Indipendentemente da quando e con che modalità sarà reso disponibile (certamente entro aprile 2021), si tratta di uno strumento che indica un indirizzo generale importante, anche per le direttrici di utilizzo che saranno via via stabilite.

Alcune linee guida sono già ben chiare. Il piano di ripresa prevede ben 123 miliardi di euro destinati alla transizione verde e digitale, dando così una spinta decisiva verso la famosa “rivoluzione verde”. In questi anni abbiamo spesso constatato come la sostenibilità non sia più da considerare una scelta lodevole fine a sé stessa, ma sia diventata un obbligo per guardare al futuro senza dimenticare il presente. Di certo, la disponibilità di fondi europei spingerà molte più aziende a intraprendere questo percorso virtuoso.

Da questo punto di vista l’Italia è già oggi un’eccellenza europea: siamo infatti primi nelle classifiche europee dell’indice complessivo di circolarità, ovvero il valore attribuito secondo il grado di utilizzo di materie prime seconde e innovazione nelle categorie produzione, consumo, e gestione rifiuti. La nostra propensione all’economia circolare e a una dinamica “green” può contribuire positivamente al business, tanto che da questo punto noi come Italia siamo pronti ad investire e diventare protagonisti.

Un altro ambito in cui ci aspettiamo maggiori investimenti è quello dell’Industria 4.0 – oramai Transizione 4.0 – che andrà a toccare diversi settori, compresi alcuni di quelli che, storicamente, si sono mostrati meno inclini all’innovazione. Se l’industria manifatturiera è il canale naturale di sbocco per l’applicazione di tecnologie connesse, in questo senso vorrei porre l’attenzione su un settore spesso (o forse solo apparentemente?) sottovalutato, come quello dell’agricoltura. Secondo i dati riportati nelle Linee Guida per lo sviluppo dell’Agricoltura di Precisione in Italia, ad oggi solo l’1% della superficie agricola italiana viene gestita attraverso l’utilizzo di tecnologie di Smart Agriculture. Un campo efficientemente gestito si traduce in vantaggi economici misurabili ed in grado di coprire gli investimenti necessari già all’interno di una singola stagione. Singoli casi di successo sono già stati registrati in passato, ma le misure a sostegno dell’Industria 4.0 possono essere la leva giusta per spingere gli imprenditori agricoli ad investire nella digitalizzazione.

La digitalizzazione verrà ulteriormente accelerata dall’imminente rivoluzione 5G, da tempo annunciata e ormai prossima a rivelarsi in tutto il suo potenziale. La possibilità di un collegamento costante tra macchine aprirà nuove opportunità in numerosi ambiti, a cominciare dal mondo delle TLC. Uno degli scenari in cui questa trasformazione rivelerà il suo potenziale in modo più esplicito è quello delle Smart City. Nel 2021 vedremo sicuramente ulteriori sviluppi in questo ambito, nell’ottica di costruire servizi ancor più a misura di cittadino, da parte delle amministrazioni pubbliche più lungimiranti, che si appoggeranno a fornitori sempre più avanzati e integrati tra loro.

Tutti gli scenari che abbiamo indicato però non possono prescindere da una base solida, quella delle competenze. Ad oggi, esiste ancora un gap forte tra istruzione e mondo del lavoro, che non ci consente di sfruttare al meglio le tecnologie disponibili per migliorare la vita, personale e professionale di ognuno di noi. L’industria 4.0, per fare un esempio, richiede competenze che non sono solo tecniche, ma devono essere abbinati a una visione e a una capacità gestionale che il mondo della scuola oggi deve sempre più mettere a fattor comune con l’impresa. Sono molte le iniziative in questo ambito, ma restano ancora piuttosto isolate. Riuscire a creare un legame più forte tra questi due mondi, distinti ma fortemente collegati tra loro, consentirebbe di dare una nuova forte spinta all’innovazione, soprattutto nell’ottica di raggiungere risultati duraturi.

Se la spesa in R&S in Italia continua ad avere un certo ritardo rispetto all’Europa, il Recovery Fund potrebbe essere lo strumento che ci aiuta a colmare questo gap, che oggi condiziona ancora la capacità delle aziende di attrarre talenti e, conseguentemente, di innovare velocemente.

I temi sul tavolo per il 2021 sono molti e articolati, ma ci sono anche opportunità concrete perché l’anno che verrà possa rivelarsi davvero un anno di cambiamento. Auspico sicuramente che il 2021 sarà un anno di discontinuità positiva, di crescita ed evoluzione forte, di valorizzazione di quegli elementi distintivi che possano concretizzare un concreto cambio di passo.