Si attenua la preferenza per la liquidità del risparmiatore italiano

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Il quadro che emerge dalla 21a edizione dell’indagine realizzata da Acri con Ipsos in occasione della 97ª Giornata Mondiale del Risparmio tratteggia i contorni di una situazione in ripresa anche psicologica.

Il senso di pericolo e minaccia derivante dal Covid si è notevolmente ridotto, si sottolinea, per quanto ancora presente, inducendo più della metà degli italiani (54%) a pensare che il peggio sia alle spalle e che l’emergenza sanitaria abbia una fine sempre più prossima. Questo induce a focalizzare sempre più l’attenzione su dinamiche, progetti, preoccupazioni di matrice economica, ampliando le proprie prospettive verso un orizzonte a medio termine.

Dal punto di vista economico vi è un’ampia quota di italiani in grado di resistere alle difficoltà (38%), con una situazione economica in miglioramento (13%), accanto a una quota non trascurabile, e in crescita, che ha esaurito o si rende conto di essere prossima ad esaurire le risorse a propria disposizione, sottolineando gravi mancanze (49% vs 47% nel 2020).

Rimane sempre molto alta la percentuale di italiani che sono riusciti ad accumulare risparmi negli ultimi 12 mesi e che lo hanno fatto con tranquillità (45%) guardando soprattutto al futuro.

Al contempo, però, è tornato a risalire, rispetto al 2020, il numero di famiglie che ha fatto ricorso a risorse proprie o a prestiti (19% vs 16% nel 2020), descrivendo quindi, una situazione meno rosea che ha portato ad associare il risparmio a un senso di sacrificio.

Si evidenzia poi la fiducia nel Governo e nel suo operato, che portano il 40% degli italiani ad intravedere prospettive di miglioramento per l’Italia e l’Europa nei prossimi anni.

Il cambio di scenario contribuisce a far maturare la consapevolezza del legame esistente tra risparmio privato e rafforzamento del senso di compartecipazione allo sviluppo sociale e civile del Paese (79% degli italiani ritiene che sia fondamentale o importante vs 77% nel 2020).

Si evidenziano poi delle direttrici lungo cui agire per rendere proficuo questo legame: o la formazione, attraverso cui dare spazio e creare occasioni per la realizzazione professionale dei giovani e per riqualificare i lavoratori spiazzati dal cambiamento di scenario (61%); o il welfare per sostenere le fasce più deboli della popolazione, riducendo il rischio di esclusione (62%); o la competitività che non può prescindere da un percorso dettato dalla transizione ecologica, verso modelli di sviluppo sostenibili da un punto di vista ambientale, sociale, organizzativo (64%).

Che significa risparmiare ? Oggi, per le famiglie italiane, risparmiare significa, da una parte, “tranquillità” (44%, seppur in lieve flessione rispetto allo scorso anno, 46%) – sentendosi autonomi qualora dovesse emergere la necessità di far fronte a imprevisti – e, dall’altra, “poter aprire una finestra sul futuro” (33% vs 30% nel 2020).

La preferenza per la liquidità si attenua poi, sebbene catalizzi l’attenzione di più del 60% degli italiani.

L’interesse dichiarato verso forme di investimento cresce progressivamente e lentamente nel tempo (37% vs 35% nel 2020), maturando negli italiani la convinzione che sia meglio investire il proprio risparmio, seppur in piccola parte (28%).

Interessante osservare una maggiore propensione verso strumenti finanziari più a rischio (14% vs 9% nel 2020), per quanto sia sempre una porzione residuale della popolazione, che invece continua a vedere negli immobili la scelta più sicura (32%).

Ad ogni modo, sono proprio la liquidità o gli investimenti finanziari più sicuri a lasciare spazio a quelli più a rischio.

Questa dinamica è ancora più evidente tra coloro che hanno risparmiato (21% preferirebbe investire in strumenti finanziari più a rischio, vs 13% nel 2020). Tale maggiore propensione verso gli investimenti più rischiosi è frutto sia dei più alti rendimenti, sia della convinzione che il risparmio – e quindi il risparmiatore – siano sempre più adeguatamente tutelati da regole, leggi e controlli (50% vs 44% nel 2020).

Tutto questo genera, di contro, una forte e crescente attenzione al rendimento, alla rischiosità dell’investimento e alla solidità del soggetto proponente.

Nel complesso, questa diversa propensione degli italiani verso strumenti di investimento più tradizionali, che risultano quindi meno attrattivi, deriva dalla combinazione di diversi fattori, quali il rischio di inflazione, bassi tassi, paventata tassazione sugli immobili per scopi di investimento.