La Relazione annuale dell’Arbitro per le controversie finanziarie

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E’ stata pubblicata la Relazione annuale dell’ Arbitro per le controversie finanziarie (Acf), l’organismo di risoluzione stragiudiziale dei contenziosi tra risparmiatori e intermediari, che ha concluso il quinto anno di attività  iniziato nel gennaio 2017.

Quali sono le principali evidenze ?  Nel corso del 2021 sono stati ricevuti 1.582 ricorsi, dato in flessione rispetto ai 1.772 ricorsi dell’anno precedente. Il gap è maturato tutto nell’ultimo trimestre (-322 ricorsi rispetto allo stesso periodo 2020), quando si è invertita la tendenza ampiamente rialzista che aveva contrassegnato i primi nove mesi dell’anno.  Il mutato trend è coinciso con l’entrata in vigore (1° ottobre 2021) delle nuove disposizioni disciplinanti i procedimenti ACF che hanno introdotto, tra le altre, due novità di rilievo:

  • la rivisitata e standardizzata modulistica, ora da osservarsi a pena di irricevibilità del ricorso;
  • l’aver circoscritto l’attività dell’Arbitro alle controversie su fatti occorsi nei dieci anni precedenti la presentazione del ricorso.

Pare ragionevole ritenere, osserva l’Organismo,  che il loro combinato disposto sia all’origine e spieghi la contrazione registratasi nell’ultima parte dell’anno: la prima novità ha congiunturalmente comportato la preliminare presa di consapevolezza da parte degli utenti delle mutate modalità di attivazione del servizio; la seconda ha definitivamente riperimetrato, restringendolo, l’arco temporale delle controversie sottoponibili all’Arbitro.

Ha trovato conferma, invece, nel 2021 il dato, già rilevato negli esercizi precedenti, di un’apprezzabile distribuzione su tutto il territorio nazionale dei risparmiatori che si rivolgono all’ACF, attestato dal fatto che sono pervenuti ricorsi da soggetti residenti in tutte le regioni del Paese.

Resta decisamente elevata l’età anagrafica di quanti si rivolgono all’Arbitro, con circa il 45% di risparmiatori over 65; percentuale che arriva a sfiorare quota 70% se si tiene conto anche della fascia 55/64 anni. Marginale (circa il 10%) la presenza di ricorrenti under 40. Sono dati che, pur nella limitatezza del campo di osservazione, confermano quanto già ampiamente noto circa la distribuzione della ricchezza finanziaria nel nostro Paese e che scontano le difficoltà che le fasce di popolazione più giovani incontrano nell’accantonare risorse finanziarie da mettere al servizio del loro futuro.  Anche osservato con la piccola lente dell’ACF, infine, va registrato un tuttora significativo gap di genere tra i risparmiatori/ricorrenti (composti per 2/3 da uomini e per 1/3 da donne), pur intravedendosi apprezzabili segnali di riequilibrio tra pur intravedendosi apprezzabili segnali di riequilibrio tra gli under 40, tra i quali la diversità di genere tende progressivamente a sfumare

I risarcimenti riconosciuti ai risparmiatori sono stati 39,2 milioni di euro. . Rispetto ai 28,9 milioni restituiti nel 2020 dagli intermediari ai piccoli investitori l’incremento registrato nel 2021 è del 36%.

Complessivamente, nel quinquennio 2017 – 2021, sono rientrati nelle tasche dei risparmiatori 120 milioni di euro con una percentuale di accoglimento dei ricorsi attestatasi in media al 67% (69% nel 2021). Malgrado le decisioni dell’Arbitro non siano vincolanti, nella stragrande maggioranza dei casi (96,1%) gli intermediari si adeguano e chiudono il contenzioso nei termini indicati dall’Acf.

In forte aumento anche i procedimenti chiusi (a quota 2119 con un incremento del 40,3%  rispetto ai 1510 del 2020). Nei cinque anni di attività l’Arbitro ha ricevuto in tutto 8.695 ricorsi e ha concluso 7.385 procedimenti. Aumentano, infine, i casi di estinzione anticipata del contenzioso (242 nel 2021 contro i 212 del 2020) grazie agli accordi intervenuti mentre era in corso il procedimento davanti all’Arbitro, segno che lo strumento della riconciliazione stragiudiziale favorisce l’intesa fra le parti.

All’origine dei contenziosi c’è il più delle volte un’informazione inadeguata sulle caratteristiche dei prodotti offerti e di conseguenza una scarsa consapevolezza da parte dei risparmiatori sull’investimento che si accingono a fare.