Antropocene. Parlare di sostenibilità nell’era geologica attuale?

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Antropocene: l’essere umano con le sue attività è riuscito con modifiche territoriali, strutturali e climatiche ad incidere su processi geologici 

— di Chiara Corti

COMITATO SCIENTIFICO PLEF

Martedì 17 maggio, in occasione del Comitato Scientifico PLEF, tenutosi presso la propria sede operativa a Milano, è stato invitato Gianfranco Bologna, naturalista e ambientalista, Presidente Onorario della Comunità scientifica del WWF Italia, Full member del Club di Roma, Segretario Generale della Fondazione Aurelio Peccei e tra i coordinatori nazionali di Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) che ha ragionato intorno al quesito se sia ancora possibile la sostenibilità nell’Antropocene.

LA SOSTENIBILITÀ NELL’ANTROPOCENE

Oggi ci troviamo di fronte a un quadro a dir poco preoccupante in cui le conquiste culturali degli ultimi decenni si sono  profondamente deteriorate. Ed è quantomeno singolare che tale situazione si profili proprio negli anni in cui la conoscenza scientifica ha compiuto incredibili passi avanti, fornendoci nuove consapevolezze sullo stato della Terra e ponendo basi straordinarie per poter praticare concretamente percorsi di sviluppo sostenibile alternativi a quelli attuali.

A onor del vero già nel 1972, quando ebbe luogo la prima conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente umano e fu pubblicato il primo rapporto del Club di Roma “I limiti alla crescita”, il messaggio era cristallino: non si può perseguire una crescita materiale e quantitativa illimitata in un Pianeta dai limiti biogeofisici definiti.

EARTH SYSTEM SCIENCE

Le ricerche relative all’Earth System Science ci hanno dimostrato che l’umanità è riuscita a raggiungere il suo grado di civilizzazione grazie a una situazione di “stabilità dinamica” climatica e ambientale (iniziata nella fase interglaciale in cui tutt’ora ci troviamo – 11.700 anni fa – e definita dai geologi “Olocene”). Il saccheggio delle risorse terrestri, la modificazione degli ecosistemi, la distruzione della biodiversità prodotti dal modello di crescita sin qui seguito dall’uomo, hanno modificato i cicli biogeochimici, il clima e il ciclo dell’acqua, tanto che la scienza ha individuato un nuovo periodo geologico, definito Antropocene, ad indicare il ruolo di attore della specie umana nel cambiamento globale. Ma non solo. La scienza ha altresì documentato che la nostra influenza sulle dinamiche del pianeta sta di fatto provocando effetti simili a quelli che scaturiscono dai grandi fenomeni naturali (terremoti, esplosioni vulcaniche, persino cadute di asteroidi ecc.).

Per quanto molteplici discipline – in primis l’economia – abbiano sempre cercato, e cerchino tutt’ora, di farci credere che la specie umana sia “al di fuori” (se non “al di sopra”) della natura, il primo e fondamentale pilastro da cui partire nella riflessione sulla sostenibilità è che la componente umana altro non è che uno dei prodotti finali della Terra. La sfida che oggi ci pone la sostenibilità è quella di mutare il nostro modo di stare al mondo, di fare società ed economia. E in questo processo di trasformazione la consapevolezza che noi dipendiamo dalla natura è indispensabile. D’altronde la scienza ha da sempre dimostrato quanto la nostra specie derivi strettamente dalla natura e quanto essa sia legata alle altre forme di vita, a iniziare dalle primissime forme che si sono create sulla Terra.

Antropocene. I CAMBIAMENTI GLOBALI

Oggi stiamo già vivendo gli effetti dei cambiamenti globali dovuti al nostro intervento (basti pensare che nel 2020 l’intera massa dei viventi è stata sorpassata dalla human made mass- massa costruita dall’intervento umano), e pertanto dobbiamo gestire l’inevitabile ed evitare l’ingestibile. Ma dobbiamo far sì che tale processo acceleri perché ormai le finestre temporali di molte situazioni si stanno chiudendo: ciò che nel passato si riteneva potesse essere oggetto di passaggi di transizione, oggi preme con un’urgenza senza precedenti.

La comunità scientifica delle Earth System Science ci fornisce operativamente un framework costituito dall’individuazione di uno Spazio Operativo Sicuro (SOS) nel quale è possibile realizzare uno sviluppo umano rispettoso dei confini planetari da non sorpassare e delle c.d. “social foundation” essenziali per la dignità di ogni vita umana che non dovrebbero essere oltrepassate (come la disponibilità essenziale di energia, acqua, cibo, abitazione, ecc.)

Oggi la sfida dalla sostenibilità è quella di muoversi entro questo SOS, avviare modelli di economia del benessere (Wellbeing Economy) piuttosto che perseguire nell’attuale modello economico della crescita (Growth Economy) e, ove è possibile, avviare un’economia circolare che imiti i meccanismi della natura, dove i rifiuti derivanti da qualsiasi processo diventino utilizzabili e metabolizzabili da altri processi, rispetto all’attuale economia lineare dove invece si producono scarti, rifiuti e inquinamenti solidi, liquidi e gassosi.

POLITICHE OPERATIVE

Oggi è fondamentale avere politiche operative che consentano di mantenere la capacità della Terra di produrre risorse rinnovabili vitali per la nostra specie e, ove possibile, che incentivino il ripristino degli ecosistemi e della biodiversità del nostro pianeta.

Oggi abbiamo bisogno di un multilateralismo collaborativo che mira a individuare l’importanza fondamentale della Terra come casa comune dell’umanità.

Dobbiamo sempre tenere bene a mente le parole di Edgar Morin, “La riforma del pensiero reclama un pensiero della relianza, che possa collegare le conoscenze tra loro, collegare le parti al tutto, il tutto alle parti e che possa concepire la relazione del globale con il locale, e quella del locale con il globale”.

In chiusura della conferenza, PLEF ha ricordato il proprio impegno nello studiare l’applicazione dei principi naturali nella gestione d’impresa ,nel  lavorare nello spazio operativo sicuro per fare ponti tra ricerca ed impresa utili all’innovazione per la sostenibilità e per introdurre rendicontazioni sulla qualità della vita prodotti nell’impresa funzionali al territorio e comunità di riferimento.

Antropocene (foto di copertina tim-durgan-NN0vWuw5BHY-unsplash)