Salario minimo. Si muove qualcosa in Europa

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E’ stato raggiunto l’accordo in sede europea riguardo al salario minimo. Si tratta di un passaggio fondamentale che da una forte risposta al calo dei salari in questi ultimi anni e alla lotta alle diseguaglianze. L’Europa ci chiede di approvare un provvedimento per dare dignità al lavoro e ai lavoratori e nello stesso tempo senza mettere in discussione la competenza degli Stati a decidere e il ruolo della contrattazione collettiva che viene ritenuta indispensabile. Vengono stabiliti i requisiti per un reddito dignitoso con un salario minimo legale o la contrattazione collettiva tra lavoratori e datori di lavoro. E’ un passo importante perché la richiesta come in altre occasioni viene dall’Europa e si pone sulla strada della sua unità e sinergia. Si tratta di un provvedimento importante che va nella direzione di un percorso condiviso a livello europeo su temi oggi indispensabili.

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Intervistiamo Alessia Potecchi, Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del PD di Milano Metropolitana

Intervista ad Alessia Potecchi

 “L’Italia è l’unico Paese europeo in cui tra il 1990 e il 2020 i salari sono diminuiti in termini reali. Questo è dovuto anche al fatto che è diminuito il potere contrattuale dei lavoratori che ha portato a sua volta a minore sviluppo, competitività e innovazione da parte degli imprenditori. A questo aggiungo la presenza di un cuneo fiscale molto elevato nel nostro Paese e la presenza di una miriade di contratti da lavoro, molti dei quali pirata, che hanno portato ad avere dei salari davvero bassi e delle retribuzioni da “poveri”.

Sono come sempre donne e giovani quelli messi peggio?

“Sì, questi dati allarmanti sono da ricercare soprattutto tra i giovani e le donne maggiormente colpiti dalla povertà salariale. Infine l’aumento dell’inflazione, che a maggio ha toccato il 6,9 per cento: sta ulteriormente erodendo il potere d’acquisto delle retribuzioni. Il fatto che siamo in presenza di un aumento dei costi di energia e beni di prima necessità, su cui il Governo si sta impegnando per intervenire a più riprese, ci indica che questa situazione va a gravare maggiormente sulle famiglie in difficoltà aumentando di fatto il divario sociale”.

Quali sono in sintesi le novità introdotte dall’Europa?

“L’Europa ci esorta, nella piena libertà, all’introduzione di un salario minimo che è in vigore già in 21 paesi su 27 dell’Unione. In questo contesto va data massima importanza alla contrattazione autonoma delle parti sociali tenendo come punto di riferimento i trattamenti economici complessivi (Tec) dei contratti di lavoro maggiormente rappresentativi. Sarebbe poi utile poter stabilire dei salari minimi per quei settori dove le buste paga sono più basse e vi è anche poca contrattazione insieme al completamento e alla velocizzazione dei rinnovi dei contratti scaduti perché ovviamente la contrattazione va salvaguardata e incentivata per aumentare i salari, è lo strumento principale, tutto questo per ridurre anche la presenza di contratti pirata”.

Altre riforme necessarie?

“Bisogna ridurre il Cuneo Fiscale. Questa operazione in parte è già stata inserita nella Legge di Stabilità del 2022 con un taglio di 1,5 miliardi dei contributi sociali a carico dei lavoratori con retribuzioni lorde fino a 35 mila euro. Occorre continuare su questa strada andando a reperire le risorse ancora una volta dalla lotta all’evasione fiscale che è ora rafforzata dai provvedimenti in materia che sono stati presi e dall’utilizzo di tutti i mezzi che abbiamo oggi a disposizione. In questo contesto massimo impegno deve essere rivolto alla completa realizzazione dei programmo previsti dal PNRR. Il Piano è la vera opportunità per il nostro Paese non solo per recuperare quello che abbiamo perso a causa della pandemia ma rappresenta la chiave di volta per lasciarci alle spalle venti anni di stagnazione, questa è la vera sfida che noi dobbiamo cogliere, cioè porre il nostro paese su un percorso di crescita molto più sostenuto rispetto al passato e molto più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale come ci chiede l’Europa, nel senso che l’utilizzo delle risorse europee deve attuare un profondo cambiamento  connesso anche al discorso delle Riforme che vanno realizzate. E in questo siamo tutti coinvolti, queste è la vera mission. Noi dobbiamo pensare che il successo del Recovery non dipende solo dalla politica e da chi governa, ma a tutti i livelli dagli enti locali, aziende, cittadini, lavoratori, parti sociali. Quindi massimo coinvolgimento e sinergia da parte di tutti”.