A difesa della libertà di informazione. Il 3 maggio, Giornata mondiale per la libertà di stampa

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L’Ordine dei Giornalisti della Lombardia comunica:

A difesa della libertà di informazione
Secondo l’ultimo rapporto del ministero degli Interni, nel 2022 sono stati 111 gli atti intimidatori ai danni di giornalisti, con una diminuzione del 52% sul 2021. Il trend è proseguito nei primi due mesi del 2023: 14 gli atti denunciati rispetto ai 28 riferibili allo stesso periodo del 2022. Dal ministero arriva tuttavia l’invito a leggere con attenzione questo andamento in calo «anche alla luce di una possibile tendenza alla diminuzione delle denunce da parte delle vittime». Di certo tra le regioni che hanno fatto registrare nel 2022 un maggior numero di eventi o denunce vi sono Lazio, Lombardia, Campania, Calabria e Sicilia, con 76 episodi complessivi, pari al 68,5% del totale.
Il 3 maggio, in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa, l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia organizza due corsi alla Fondazione Stelline di Milano dedicati a ciò che oggi restringe, minaccia o condiziona il lavoro di chi fa informazione.

Libertà giornalistica

Il primo corso ha per titolo Mafie, enti locali e libertà giornalistica ed è dedicato al fenomeno dell’infiltrazione mafiosa in Lombardia, ai condizionamenti nei confronti degli amministratori locali e nei riguardi di chi fa informazione. Il tema sarà affrontato da amministratori locali, magistrati inquirenti, ricercatori. L’obiettivo è fornire un inquadramento del fenomeno su scala nazionale e regionale e informare gli iscritti sulle azioni di tutela che – anche con il supporto dell’Ordine dei giornalisti – possono essere portate a difesa del loro lavoro.

Il secondo corso ha per titolo Minacce alla libertà giornalistica: diffamazione e Slapp (Strategic Lawsuit Against Public Participation), e tratterà della diffamazione e delle querele “temerarie” che minacciano e condizionano l’attività giornalistica. Il corso sarà anche l’occasione per approfondire il documento approvato il 29 marzo dal Consiglio nazionale dell’Ordine (Cnog) in cui si invita il legislatore ad adeguare la normativa nazionale in materia di diffamazione a mezzo stampa eliminando la previsione del carcere e riducendo le sanzioni pecuniarie che costituiscono una ingiustificata limitazione alla libertà di stampa, in linea con quanto sancito dalla Corte Costituzionale e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu).