Nel post pandemia va rivisto il sistema di welfare, le proposte dell’Ania

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Nella propria Relazione annuale l’Ania tratteggia l’andamento del settore assicurativo e pone una serie di interessanti proposte per trasformare la pandemia nella occasione per innovare il nostro sistema produttivo e il nostro Welfare.

L’andamento del mercato:  partendo dai dati di mercato,  la raccolta premi del 2019 aveva superato i 140 mld di euro, con una crescita del 3,7% rispetto all’anno precedente: +3,9% nel vita e +3,2% nel comparto danni. Il trend di crescita, confermato nei primi due mesi di quest’anno, ha bruscamente virato in negativo all’esplodere della pandemia. Nel trimestre del lockdown (da marzo a maggio), il decremento dei premi vita è stato del 35% rispetto al 2019. A giugno, con la fine delle misure eccezionali, si è registrata una prima inversione di tendenza, cui ha fatto seguito l’ulteriore consolidamento nei mesi di luglio e agosto, quando la raccolta è tornata sui livelli degli stessi mesi del 2019. In questo contesto, è da segnalare il fatto che la raccolta netta sia rimasta in territorio positivo anche nella prima metà dell’anno, sia pure su valori ampiamente inferiori a quelli dello stesso periodo del 2019 (-15%). Anche nei rami danni, la contrazione della raccolta è stata molto significativa nei mesi del lockdown (-9% rispetto al corrispondente periodo del 2019). La riduzione è stata più marcata nell’r.c. auto (-11,5%). Con la riapertura, la raccolta danni non auto si è riavvicinata ai livelli del 2019: nei primi otto mesi dell’anno, la contrazione è stata dell’1,7%. Nello stesso periodo, i premi r.c. auto sono diminuiti di oltre il 5% e, nella stessa misura, è sceso il premio medio per veicolo. Questo andamento ha riflesso la decisione, annunciata dalle compagnie, di agevolare gli assicurati che non avevano utilizzato il veicolo durante il lockdown. Infatti, la frequenza sinistri era sensibilmente scesa nei mesi di chiusura, per poi risalire progressivamente nei mesi estivi verso i valori del 2019.

Rafforzare l’architettura del welfare:  andando sul piano propositivo si sottolinea come occorra rafforzare l’intera architettura del welfare, che già oggi evidenzia debolezze e criticità. Squilibri destinati, senza adeguate correzioni, ad amplificarsi nei prossimi anni con ricadute negative sotto l’aspetto economico e sociale. Per quanto riguarda la previdenza, ad esempio, il sistema già fortemente provato rischia di subire un progressivo deterioramento con il passare degli anni. La crisi del mercato del lavoro, innanzitutto, sta riducendo il flusso contributivo destinato a pagare le pensioni già maturate e quelle future. Nello stesso tempo, si pone il problema di garantire una pensione dignitosa proprio ai giovani che si affacciano ora al mondo del lavoro. È di tutta evidenza, rimarca l’Ania,  che il solo sistema pubblico, per ragioni obiettive, non sarà in grado di sostenere il peso di una previdenza adeguata alle esigenze del futuro. Si pone quindi con forza il tema di incentivare il sistema misto pubblico-privato che, nel rispetto delle reciproche peculiarità

e con un fisco adeguatamente rivisto in chiave di detassazione nella fase di accumulo, almeno sui rendimenti, garantisca una sostenibilità di lungo periodo. Risultato necessario per assicurare a tutti una dignitosa terza età e utile per indirizzare il risparmio privato nel circolo virtuoso degli investimenti produttivi. Altro  aspetto da considerare , particolarmente delicato e poco presidiato, è quello del progressivo incremento della non autosufficienza degli anziani. Occorre mettere in atto, in tempi ragionevolmente brevi, meccanismi che garantiscano anche agli anziani delle fasce economiche più deboli un’assistenza qualificata, costante e sostenibile. Si potrebbe, ad esempio, creare un fondo di avviamento strutturale che renda più accessibili alla popolazione più giovane e, in generale, alle fasce economiche più deboli, piani di accantonamento finalizzati a questo scopo. Il concorso dell’offerta assicurativa potrebbe, anche in questo caso, efficientare la quota di spesa privata a supporto e vantaggio del sistema nel suo complesso.  Anche il sistema sanitario, messo a dura prova dall’esplosione pandemica e proprio per questo in fase di ripensamento e adeguamento, ha bisogno di trovare equilibri nuovi e di prospettiva. L’affiancamento della sanità privata a quella pubblica è tema di costante riflessione e confronto nell’ottica di offrire alle famiglie italiane il massimo di fruizione dei servizi di prevenzione e cura. Passi importanti, sotto questo aspetto, sono stati fatti, ma è convinzione diffusa, se non unanime, che il percorso possa essere reso più fluido ed efficace. Si tratta di allargare quanto più possibile la platea di coloro che hanno bisogno di rivolgersi al sistema sanitario, senza che il fattore economico sia un insormontabile ostacolo e che le tempistiche siano inadeguate. Senza preclusioni di carattere ideologico e nell’unica prospettiva di migliorare l’offerta di sicurezza per la salute, una rinnovata e organizzata collaborazione pubblico-privato è l’unica in grado di dare risposte soddisfacenti e su larga scala. Anche in questo caso la leva fiscale potrebbe attivare risorse importanti sia nella fase di prevenzione che in quella di cura, compresa la lungodegenza, uno degli aspetti più delicati e critici dell’intera filiera sanitaria.