Il dilemma del Dollaro

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Sebbene le maggiori aspettative di crescita degli Stati Uniti possano spingere il Dollaro al rialzo nei confronti di alcune valute nel breve termine, i fondamentali del biglietto verde restano sotto pressione nel più lungo periodo.

Fondamentali

Nelle prime settimane del 2021 le prospettive di crescita degli Stati Uniti sono cambiate in modo significativo. Dopo la vittoria dei Democratici nella corsa al Senato in Georgia, le aspettative di crescita per i prossimi 12 mesi sono state riviste al rialzo di circa il 2% e sono attualmente al 6% su base annua. Attualmente, l’attenzione dei mercati è puntata sulla portata delle misure fiscali della nuova amministrazione che, secondo molti, saranno significative. Inoltre, nonostante gli Stati Uniti registrino contagi da Covid superiori a quelli europei, le chiusure disposte dalle autorità hanno avuto una portata diversa e, di conseguenza, i livelli di attività economica sono più elevati. Questi fattori potrebbero innescare un periodo di eccezionalità statunitense, soprattutto se la campagna vaccinale negli Stati Uniti continuerà a ritmi più elevati rispetto ad altri Paesi. L’irripidimento della curva e i maggiori rendimenti che ne risultano sostengono in qualche misura il Dollaro, contraddicendo le previsioni negative di consenso. Va, tuttavia, sottolineato che i fondamentali del biglietto verde sono deboli. Lo status di valuta di riserva principale è sempre più in discussione, come si evince dalla banca dati del Currency Composition of Official Foreign Exchange Reserves (COFER) del Fondo Monetario Internazionale, che evidenzia una minore allocazione al Dollaro statunitense. Nel contempo, a novembre il disavanzo commerciale degli Stati Uniti ha sfiorato un nuovo record, mentre le nuove misure fiscali verosimilmente allargheranno il deficit delle partite correnti.

Valutazioni quantitative

Il contesto di crescita relativamente positivo negli Stati Uniti ha fatto salire i rendimenti: dall’inizio del nuovo anno, i Treasury decennali fruttano 19 punti base in più (1,1%). Nel contempo, il biglietto verde ha recuperato diffusamente terreno e dai primi di gennaio il Dollaro ponderato per l’interscambio ha guadagnato lo 0,4%. Avendo perso il 12% nel 2020 rispetto al picco di marzo, il recente recupero si configura come un’inversione di tendenza. Tuttavia, questo andamento non è universale. Il Dollaro statunitense ha continuato a sottoperformare rispetto a valute più cicliche, avendo perso da inizio anno l’1,4% e lo 0,9% nei confronti, rispettivamente, della Corona norvegese e del Dollaro australiano. Anche il vantaggio di rendimento del biglietto verde rispetto alla maggior parte delle valute del G10 non è un elemento determinante rispetto alle valute emergenti dove i livelli assoluti di redditività continuano a essere allettanti. Tutti questi fattori fanno sì che sia difficile generalizzare sulla direzione futura del Dollaro. (Tutti i dati sono aggiornati al 13 gennaio 2020).

Fattori tecnici

Un potenziale fattore di supporto del Dollaro nel breve termine è il consenso sul posizionamento corto. In base ai dati della Commodity Futures Trading Commission (CFTC) e alle rilevazioni sul nostro posizionamento emerge che il mercato è sia in sottopeso nel Dollaro statunitense che in sovrappeso nell’Euro. Secondo il nostro indicatore proprietario, il posizionamento lungo nelle valute emergenti ha raggiunto livelli che non si vedevano dall’inizio del 2018. I dati sul posizionamento indicano un rischio di inversione nel breve termine, che va messo in evidenza.

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

Siamo nelle prime fasi di una ripresa pluriennale che dovrebbe creare un contesto favorevole all’alto rendimento. Alcuni investitori stanno già lamentando un sovraffollamento e valutazioni elevate, ma con un contesto di politiche favorevoli e la continua caccia al rendimento, gli spread del mercato High Yield potrebbero continuare a restringersi. Tuttavia, è molto importante adottare un approccio rigoroso focalizzato sui fondamentali, soprattutto in un’era post-Covid: i cambiamenti strutturali di più lungo termine, accelerati dalla pandemia, creeranno opportunità che vanno sfruttate, ma ci saranno anche rischi da evitare.