Regno Unito: Rovesci di fortuna

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Nessuna grande economia avanzata ha visto recentemente un miglioramento così netto delle sue prospettive come quella del Regno Unito (si vedano grafici 16 e 17). Con la riapertura ormai ben avviata, le previsioni di crescita sono state riviste al rialzo e i mercati dei tassi, che prima stavano considerando la possibilità di una mossa della Banca d’Inghilterra in territorio negativo, ora vedono un rialzo già dal prossimo marzo.

Per quanto riguarda le preoccupazioni sulla “variante indiana”, gli studi finora indicano che i vaccini usati nel Regno Unito sono altamente efficaci contro di essa e i recenti picchi di infezioni sembrano riguardare soprattutto le fasce di popolazione giovane e non vaccinata.

La politica fiscale del Regno Unito è stata di grande sostegno sia alle famiglie che alle imprese sin dall’inizio della pandemia, con gli schemi di ammortizzatori sociali che in particolare si sono dimostrati utili nel prevenire un forte aumento della disoccupazione. La recente estensione del Coronavirus Job Retention Scheme sino a fine settembre aiuta a limitare il rischio di un impatto drammatico su questo fronte.

Allo stesso modo, la politica monetaria è stata molto efficace nel contenere i danni economici, attraverso una serie di misure tra cui tagli dei tassi, acquisti di attivi e strumenti di liquidità. Di recente la BoE ha fatto un primo passo per cambiare la direzione della sua politica, aggiornando significativamente le proprie prospettive di crescita (è persino previsto un aumento dei tassi entro la metà del 2023) e rallentando il ritmo degli acquisti di attivi (da 4,4 miliardi di sterline a 3,4 miliardi a settimana).  Una questione chiave aperta riguarda la sequenza preferenziale di adeguamenti delle politiche. Rimane una chiara possibilità che, a differenza di tutte le altre principali banche centrali, le dimensioni del bilancio della BoE si ridurranno prima che il tasso deciso dalla politica aumenti.

Oltre alla ripresa economica post-pandemia e ai concomitanti adeguamenti delle politiche, occorre continuare a monitorare una serie di altre questioni a medio termine per quanto riguarda le prospettive economiche del Regno Unito. L’accordo “snello” firmato con l’UE alla fine del 2020 ha comportato per il Regno Unito relazioni significativamente più allentate con il suo principale partner commerciale, iniziando a colpire le esportazioni di servizi. La controversia in corso tra le due parti sul protocollo dell’Irlanda del Nord è un’ulteriore area di attrito. Infine, le dinamiche politiche interne del Regno Unito, specialmente all’indomani delle elezioni scozzesi del maggio 2021 e della rinnovata spinta per un referendum sull’indipendenza, potrebbero comportare ulteriori rischi in futuro. Mentre le prospettive a breve termine saranno indubbiamente dominate dalla netta ripresa post-Covid del Regno Unito, gli operatori di mercato dovrebbero tenere d’occhio anche i rischi non legati alla pandemia.