Salpiamo le ancore

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Sulla scia della brusca revisione registrata nel mercato dei tassi durante la settimana, esaminiamo quali possono essere le ripercussioni per gli investitori.

Fondamentali

L’ipotesi di un incremento dell’inflazione ha continuato a rafforzarsi nel corso della settimana. In Nuova Zelanda, un aumento del 4,9% su base annua dell’indice dei prezzi al consumo, registrato nel terzo trimestre e trainato dai beni scambiabili, ha rafforzato l’ipotesi che l’inflazione “transitoria” si stia trasformando in qualcosa di più duraturo. Ad eccezione della Banca Centrale Europea (BCE) che da tempo non riesce a generare aspettative di inflazione, le strozzature dal lato dell’offerta e i rincari energetici continuano ad alimentare l’aumento dei prezzi e gli indicatori anticipatori non segnalano alcuna inversione di tendenza. Questo mese, negli Stati Uniti i prezzi d’asta delle auto hanno toccato nuovi massimi e si rischia di registrare rincari dell’energia persino maggiori durante l’inverno. La persistenza dell’inflazione sopra al target per un prolungato periodo di tempo ha innalzato le aspettative d’inflazione ovunque. Siamo consapevoli che spinte inflazionistiche più persistenti si stanno consolidando in alcune economie, in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito, tramite gli aumenti salariali. Inoltre, abbiamo osservato un disancoraggio nel segmento a breve delle curve dei tassi in quanto il mercato ha fortemente scontato rialzi da parte delle Banche Centrali nel breve termine.

Valutazioni quantitative

Nel corso della settimana, il disancoraggio del segmento a breve è passato in primo piano nel mercato dei tassi in quanto gli investitori non hanno più creduto alla tesi dell’inflazione transitoria. Gli operatori di mercato hanno modificato radicalmente le previsioni sui tassi a breve termine delle Banche Centrali, mantenendo pressoché invariati i tassi di riferimento terminali. Tra i Mercati Sviluppati è il Regno Unito quello che ha fatto più notizia. Nel fine settimana, Andrew Bailey, governatore della Banca d’Inghilterra ha quasi preannunciato un rialzo dei tassi dichiarando che “la politica monetaria non può risolvere i problemi dell’offerta, ma interverrà – e dovrà farlo – qualora insorgesse un rischio, soprattutto per l’inflazione e le aspettative d’inflazione a medio termine”. I mercati hanno reagito tempestivamente per rivalutare il segmento a breve termine della curva nel Regno Unito che, al momento, sconta aumenti dei tassi a novembre e dicembre 2021 e a febbraio 2022. In settimana, anche negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda sono stati rivisti i tassi a breve termine, anche se non in misura così drastica come nel Regno Unito. Riteniamo che al momento il livello dei tassi a breve termine sia più equo, ma siamo consapevoli dei drastici movimenti registrati nel Regno Unito e pensiamo che gli investitori stiano probabilmente sopravvalutando i rialzi dei tassi attesi nel prossimo futuro. In settimana, anche nell’Eurozona si è assistito a un modesto aggiornamento nel segmento a breve termine. Il fatto che la BCE abbia temporeggiato sui tassi a breve termine ha prodotto effetti marginali. Tuttavia, può darsi che la presidentessa Christine Lagarde sia più esplicita in occasione della riunione del Consiglio direttivo della prossima settimana.

Fattori tecnici

Gli investitori continuano a prediligere una duration corta nei tassi statunitensi e britannici in quanto le recenti sorprese sul fronte dell’inflazione e le dichiarazioni aggressive delle Banche Centrali giocano a favore di un leggero progressivo rialzo dei rendimenti. La maggior parte dei sondaggi mostra una chiusura massiccia delle posizioni orientate a un irripidimento della curva negli Stati Uniti, basata sulle attese di una politica piu restrittiva da parte della Federal Reserve. Inoltre, alcune indagini hanno evidenziato una modesta riduzione delle posizioni corte negli Stati Uniti e nel Regno Unito, sulla scia della recente revisione dei tassi del segmento a breve della curva dei tassi. Manteniamo un atteggiamento prudente sul consenso di mercato sulle posizioni corte e monitoriamo il posizionamento degli investitori.

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

Alla luce delle persistenti pressioni inflazionistiche osservate nei Mercati Sviluppati, riteniamo che gli investitori debbano continuare a monitorare il riprezzamento del segmento a breve termine in quanto un’eventuale sopravvalutazione potrebbe rappresentare una buona opportunità. Siamo particolarmente consapevoli delle brusche variazioni registrate nel Regno Unito e pensiamo che al momento quel mercato abbia scontato interamente i rialzi dei prossimi sei mesi. Negli Stati Uniti, però, il profilo dei tassi ci sembra ancora troppo basso. Per quanto attiene al posizionamento complessivo sulle scadenze, manteniamo una duration corta in Paesi in cui ci si aspetta che l’inflazione persista, creando quindi un contesto nel quale le Banche Centrali possano avviare il processo di normalizzazione.