Damien Hirst. The currency e il mondo NFT

-

Eccentrico, geniale, di successo e sperimentale; Damien Hirst è sicuramente uno degli artisti più discussi dei nostri tempi. Da qualche mese, l’artista britannico, ha lanciato diverse collezioni di NFT in modo molto diverso rispetto al “solito”.

Damien Hirst: tra il successo e le controversie

Hirst domina la scena artistica britannica durante gli anni 90, portandola alla ribalta internazionale.

La sua veloce ascesa è strettamente legata alla promozione da parte del collezionista e pubblicitario anglo-iracheno Charles Saatchi, proficua collaborazione che termina nel 2003 a causa di continue frizioni tra i due.

L’artista britannico è noto soprattutto per una serie di opere contraddittorie e provocanti, tra cui corpi di animali imbalsamati e immersi in formaldeide, vetrine con pillole e strumenti chirurgici o “mandala” costituiti di farfalle multicolori, prendendo la morte come il tema centrale delle sue opere.

Il manifesto della sua arte è senza ombra di dubbio “The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living”, opera del 1991, che consiste in uno squalo tigre impagliato e immerso in una soluzione di formaldeide contenuta in una vetrina. L’opera venne venduta ad una cifra sopra gli 8 milioni di dollari.

La storia controversa di “For the love of God

Controversa fu invece la storia di “For the love of God”, opera che consiste in teschio umano (presentato come di una persona vissuta nel 700) fuso in platino, arricchito da 8.600 diamanti e 1 diamante rosa a forma di goccia. L’opera, costata 14 milioni di sterline venne venduta ad un misterioso collezionista per la cifra di 100 milioni di dollari! Si scoprì, qualche anno dopo che fu Hirst stesso ad “acquistarla”.

Spot Painting

Damien è l’artista che, ispirato dalla pop art, ha estremizzato i concetti di copia e ripetizione. Lo vediamo nelle sue numerose e famose opere di Spot Painting, una vera e propria dichiarazione d’amore verso “il colore”. Di successo indiscusso fu l’ultimo suo esperimento in merito: The Currency.

The Currency: Arte fisica o NFT?

The Currency è una raccolta di 10.000 NFT che corrispondono a 10.000 opere d’arte fisiche uniche di Damien Hirst prodotte con la tecnica dello spot painting.

Ogni opera è stata intitolata da un software ad apprendimento automatico applicato su alcuni dei testi delle canzoni preferite dall’artista; le varie lunghezze dei titoli ne costituiscono un criterio di rarità.

I colori su ogni pezzo d’arte non sono mai ripetuti.

Il progetto

Il progetto, lanciato il 14 luglio 2021 poteva essere acquistato solo come NFT ad un prezzo di 2000$ sulla piattaforma HENI, ed è qui che Hirst ci rende partecipi di un vero e proprio esperimento.

L’artista, infatti, diede tempo agli acquirenti fino al 25 luglio 2022 per poter fare una scelta: tenere l’NFT o riscattarlo come opera d’arte fisica.

Nel primo caso, scaduto il tempo, l’artista avrebbe bruciato l’opera d’arte fisica già prodotta e l’utente avrebbe potuto tenere la versione digitale. Nel secondo caso, l’acquirente avrebbe potuto ritirare o ricevere a casa l’opera d’arte fisica a discapito della distruzione dell’NFT.

Un esperimento unico nel suo genere, che si è concluso pochi giorni fa.

Damien Hirst: i risultati di The Currency

Il tempo è scaduto, è ora di vedere i risultati di questo gigantesco esperimento.

Come dichiarato dall’artista stesso su Instagram, sono state riscattate fisicamente 5149 opere mentre 4851 NFT sono stati mantenuti (generando la distruzione di altrettanti quadri). Il risultato è particolarmente interessante.

Sebbene sia necessario capire se chi ha acquistato The Currency è un investitore nel mondo dell’arte tradizionale o solo crypto, questo denota comunque una fiducia di mercato che c’è e che deve essere presa in considerazione.

Una fiducia che sembra prescindere dal mercato delle criptovalute tradizionale (che sta vivendo un momento di pesante incertezza), una fiducia che fa avvicinare il mercato degli NFT d’arte sempre più al mercato dell’arte tradizionale ma con un vantaggio importante: è molto più facile rendere “liquida” un’opera d’arte digitale che fisica.