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Rottamazione Quater … rottamazione senza risanamento. Intervista ad Alessandro Arrighi

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La Definizione agevolata o Rottamazione quater introdotta dalla Legge di Bilancio 2023 si applica ai carichi affidati all’agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022, anche se già oggetto di precedenti misure agevolative. Ora scattano due mesi in più per presentare le dichiarazioni di adesione alla speciale procedura “Rottamazione-quater” delle cartelle. Lo ha annunciato pochi giorni fa il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il nuovo termine per la presentazione delle domande all’Agenzia delle entrate passa dal 30 aprile al 30 giugno 2023 ed è differito al 30 settembre 2023 il termine entro il quale l’Agenzia delle entrate farà pervenire la comunicazione delle somme dovute. La scadenza per il pagamento della prima o unica rata slitta al 31 ottobre 2023.

Chi aderisce entro il 30 giugno potrà versare solo l’importo dovuto a titolo di capitale e quello dovuto a titolo di rimborso spese per le eventuali procedure esecutive e per i diritti di notifica.  Non saranno invece da corrispondere le somme dovute a titolo di sanzioni, interessi iscritti a ruolo, interessi di mora e aggio.

Si diceva nelle scorse settimane che la versione quater della rottamazione era più conveniente rispetto alle precedenti edizioni, ma oggi sta affiorando qualche dubbio sulla reale efficienza del provvedimento. Sentiamo il parere dell’economista Alessandro Arrighi.

Rottamazione senza risanamento. Intervista ad Alessandro Arrighi

“Chi aderisce dovrà comunque pagare il 20 per cento in quattro mesi. E nemmeno per le imprese, in conclamata difficoltà, per gli effetti del nuovo Codice della Crisi, sono previste eccezioni” esordisce Alessandro Arrighi.

In sintesi come funziona?

“Due mesi di tempo in più per aderire alla rottamazione quater, ossia al quarto tentativo del fisco di recuperare, scontando le sanzioni e gli interessi, quanto gli evasori, ma, soprattutto le imprese in difficoltà, non sono riusciti a pagare nei termini previsti. In cambio, il contribuente dovrà rinunciare, a prescindere dal fatto che poi riesca a pagare oppure no, a eventuali opposizioni in corso contro cartelle errate o comunque importi non dovuti. Le istanze per la rottamazione dovranno pervenire all’Agenzia della Riscossione, non più entro il 30 aprile, ma entro il 30 giugno”.

Non sembrano poi dei vantaggi così eclatanti rispetto a prima

“Restano, al momento, purtroppo, invariati i termini del pagamento che potrà avvenire in un’unica soluzione, entro il 31 luglio 2023, o in un massimo di 18 rate, di cui le prime due, pari ognuna al 10% del totale dovuto, con scadenza 31 luglio 2023 e 30 novembre 2023. In pratica, chi aderisce alla rottamazione, dovrà comunque pagare il 20 per cento in quattro mesi. E, come abbiamo detto, nemmeno per le imprese in conclamata difficoltà, per gli effetti del nuovo Codice della Crisi, sono previste eccezioni”.

Insomma, non si è pensato di aiutare veramente le imprese in difficoltà?

“Così scritta, la norma potrà portare poco beneficio alle imprese davvero in difficoltà, che specialmente nel periodo del Covid, ma più semplicemente in una situazione di grave recessione, sono state relegate a una condizione di marginalità. Tempi così ristretti per i pagamenti determineranno un minor gettito fiscale, a vantaggio delle casse erariali, ma soprattutto, in molti casi, l’impossibilità di usare l’agevolazione per fare ripartire un sistema-impresa, che sta affrontando la prima stagflazione dagli anni ’70 del 900, quando, in un sistema economico molto diverso da quello attuale, si era visto crescere l’inflazione e decrescere il Reddito… e si pensava che sarebbe stata l’ultima volta”.

In pratica parliamo di rottamazione senza risanamento. Ma era meglio quello che si era fatto negli anni ’70?

“No. Allora se ne uscì creando un debito pubblico, quasi degno di un Paese in via di sviluppo, quell’indebitamento che tutt’ora non consente al nostro Paese di porsi alla pari degli altri Paesi dell’Europa”.

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