Italia: imprese più ottimiste dei cittadini
Lo dicono i dati Istat di maggio. Tra le aziende, però, il clima peggiora nella manifattura. E, tra i consumatori, ben poche le aspettative sull’occupazione
E’ un maggio in chiaroscuro quello che dipingono gli ultimi dati dell’Istat sulla fiducia delle imprese e dei consumatori italiani.
Nel complesso, il clima nel tessuto produttivo nazionale è abbastanza ottimista, anche se con alcune riserve. Nel largo pubblico dei consumatori, invece, continua a prevalere la sfiducia soprattutto sul futuro economico e sull’occupazione.
Ma vediamo i numeri: a maggio l’indice composito del clima di fiducia (Iesi, ovvero “Istat economic sentiment indicator”), aumenta a 103,4 da 102,7 registrato nel precedente mese di aprile.
Invece, l’indice del clima di fiducia dei consumatori, diminuisce, passando a quota 112,7 da 114,1 del mese precedente.
Le imprese. Se la statistica è complessivamente positiva, andando nel singolo dettaglio non è tutto oro quel che luccica.
Il clima di fiducia scende infatti nel settore della manifattura (a 102,1 da 102,7), in quello delle costruzioni (a 120,4 da 121,2), nei servizi di mercato (a 107,4 da 107,9) e nel commercio al dettaglio (a 100,9 da 101,9).
Per esempio, nelle imprese manifatturiere peggiorano i giudizi sugli ordini (a -15 da -14) mentre le attese sulla produzione rimangono stabili a 10. Il saldo dei giudizi sulle scorte passa a 3 da 4.
Nelle costruzioni migliorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -34 da -35) ma peggiorano le attese sull’occupazione.
I consumatori. Anche qui, nel dettaglio, il clima personale cresce a 105,4 da 104,8, ma diminuiscono la componente economica (a 135,9 da 140,2), quella futura (a 117,8 da 120) e quella corrente (a 109,8 da 110).
Inoltre peggiorano i giudizi e le attese sulla situazione economica del Paese (passando rispettivamente a -47 da -39 e a 3 da 8). Aumentano sia il saldo relativo ai giudizi sui prezzi nei passati 12 mesi (a -27 da -36), sia quello delle attese per i prossimi 12 mesi (a -20 da -33), ma peggiorano le aspettative sulla disoccupazione (a 25 da 21, il saldo).

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