COMGEST: Azionario USA: IA – una rivoluzione?
L’economia americana continua a sorprendere. Stiamo assistendo a una forte ondata di investimenti in tutto il Paese, dall’intelligenza artificiale al settore farmaceutico, che sta contribuendo a sostenere la crescita. Allo stesso tempo, però, emergono segnali di un’economia sempre più divisa. Il 10% degli americani più facoltosi rappresenta oggi oltre metà dei consumi, e ciò si riflette chiaramente nei settori che offrono beni e servizi destinati alle famiglie ad alto reddito, che stanno registrando risultati solidi, mentre i comparti rivolti ai consumatori meno abbienti sono in sofferenza. Un’asimmetria analoga emerge poi anche in altri settori come, ad esempio, quello dell’edilizia: da un lato data center e grandi complessi industriali stanno vivendo una fase di espansione marcata mentre, dall’altro, l’edilizia residenziale attraversa una profonda recessione ciclica. Complessivamente l’economia americana sta registrando risultati positivi e continua a dimostrarsi più solida del previsto, pur muovendosi in un contesto caratterizzato da segnali talvolta contrastanti.
Concentrazione del mercato e leadership guidata dall’intelligenza artificiale:
Questa divergenza nell’economia reale trova un parallelo evidente anche nel mercato azionario. L’intelligenza artificiale è ormai uno dei principali motori di performance: i cosiddetti ‘Magnifici Sette’ hanno generato il 59% dei rendimenti dell’S&P 500 nell’ultimo anno e solo 147 società hanno fatto meglio dell’indice, a dimostrazione di una concentrazione sempre più marcata. Fra le società esposte all’intelligenza artificiale, una delle nostre principali posizioni è Alphabet.
Azienda estremamente diversificata (dalla ricerca online al cloud, da Youtube a Gmail, fino ad arrivare alle vetture autonome Waymo), Alphabet occupa una posizione di leadership in quasi tutti i suoi segmenti di attività e sta sempre di più integrando l’intelligenza artificiale all’interno del proprio ecosistema. Ad esempio, Google mantiene una posizione dominante nella ricerca online e sta integrando l’AI direttamente nel prodotto finale per rafforzare il coinvolgimento degli utenti (si pensi a AI Overviews, ad esempio).
Il punto di forza di Alphabet risiede nella combinazione unica di competenze software, capacità hardware e una distribuzione senza eguali. Sul fronte software, l’azienda investe nella ricerca sull’intelligenza artificiale da oltre un decennio (basti ricordare l’acquisizione di DeepMind già nel 2014). In ambito hardware, da quasi un decennio l’azienda sviluppa le proprie TPU, chip avanzati progettati per applicazioni altamente specializzate e utilizzati anche per l’addestramento di Gemini 3, l’ultimo modello di punta dell’azienda e uno dei modelli più avanzati oggi disponibili. Per quanto riguarda la distribuzione, Google controlla piattaforme come Gmail, Google Maps e molti altri servizi utilizzati ogni settimana da miliardi di persone: una rete che le consente di integrare e diffondere soluzioni AI in un modo difficilmente replicabile dai concorrenti.
A più breve termine, i due principali motori di crescita dell’azienda sono rappresentati dalla pubblicità e dal cloud. Il mercato pubblicitario statunitense ha mostrato nel tempo una crescita costante. Alphabet ha beneficiato per anni della progressiva penetrazione della pubblicità digitale e continua a trarne vantaggio con lo spostamento del commercio verso canali online, un trend che offre ancora ampi margini di crescita. Anche sul fronte cloud la dinamica è favorevole: Google Cloud è il terzo operatore globale, dopo AWS e Microsoft Azure, e continua a guadagnare quote di mercato grazie alla solidità della sua tecnologia e alla credibilità acquisita nel campo dell’intelligenza artificiale.
Driver di crescita diversificati oltre le big tech:
Google è un buon esempio del tipo di azienda che privilegiamo nell’ambito dell’intelligenza artificiale: una realtà la cui forza non deriva solo dal vantaggio tecnologico, ma anche dalla diversificazione dell’attività e da una forza distributiva difficilmente replicabile. Il fondo però non investe esclusivamente in società legate all’AI, ma mantiene un’esposizione ampia a diversi driver di crescita, dall’innovazione sanitaria ai pagamenti digitali, dalla robotica fino alla salute animale, solo per citarne alcuni. Questa diversificazione dovrebbe rafforzare, secondo noi, la resilienza del portafoglio lungo i vari cicli di mercato.
Un esempio di questa diversificazione è Fastenal. Si tratta del leader americano nella distribuzione di elementi di fissaggio e di attrezzature per la manutenzione e la riparazione destinati al settore industriale. Ciò che la distingue dagli altri distributori industriali è la scelta di avvicinarsi ai propri clienti, portando il servizio direttamente dentro le loro fabbriche. Fastenal presidia gli stabilimenti dei clienti con personale dedicato a tempo pieno, incaricato di gestire l’intera fornitura, affiancando a questo modello anche una rete di distributori automatici di utensili e materiali di consumo industriale: oggi l’azienda conta un parco installato di circa 130.000 macchine presenti in 20.000 siti industriali. Il cliente non deve più monitorare scorte o disponibilità dei ricambi, perché il personale Fastenal presente in loco si occupa di tutto. Il risultato è, in media, una riduzione dei costi operativi di circa il 20%. Questa formula si è rivelata vincente, permettendo a Fastenal di aumentare nel tempo la propria quota di mercato. Pur operando in un settore ciclico, l’azienda è riuscita ad aumentare i ricavi anche nelle fasi di rallentamento, guadagnando terreno rispetto ai concorrenti e beneficiando della tendenza, sempre più diffusa, a esternalizzare la gestione della supply chain.
Continuiamo a cercare aziende di qualità in vari settori di attività e manteniamo il nostro approccio bottom up e la nostra filosofia di investimento quality growth, volta a individuare società con solidi vantaggi competitivi e buone prospettive di crescita, nella convinzione che, sul lungo periodo, la performance azionaria tenda a convergere con la crescita degli utili aziendali sottostanti.

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