Green bonds, record nel 2025: l’effetto AI rilancia la finanza sostenibile nonostante le retromarce politiche

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Debito verde record nel 2025

Il 2025 segna un punto di svolta per la finanza sostenibile globale. Secondo i dati di Bloomberg Intelligence, le emissioni di green bond e green loan hanno raggiunto un livello record di 947 miliardi di dollari dall’inizio dell’anno, trainate in larga parte dalla necessità di finanziare nuove infrastrutture elettriche, reti di trasmissione e capacità di generazione pulita.

Un risultato tutt’altro che scontato in un contesto politico segnato da segnali contraddittori: negli Stati Uniti il secondo mandato di Donald Trump ha riportato al centro i combustibili fossili, mentre in Europa alcune delle regole ambientali più ambiziose sono state ammorbidite per rispondere alle preoccupazioni su crescita e competitività.

La domanda strutturale di elettricità

Eppure, come osserva Bloomberg, il mercato ha scelto di guardare oltre la politica contingente. A sostenere il debito verde è soprattutto la domanda strutturale di elettricità, che nel 2025 cresce a un ritmo stimato intorno al 4% annuo, spinta dall’espansione dei data center per l’intelligenza artificiale, dall’elettrificazione dei consumi e dall’aumento dei sistemi di raffreddamento. In questo scenario, le rinnovabili e le reti elettriche non sono più percepite come scommesse ESG, ma come infrastrutture essenziali per il funzionamento dell’economia digitale.

Un punto sottolineato anche da Melissa Cheok di Sustainable Fitch, citata da Bloomberg: gli investimenti verdi vengono ormai letti come “core infrastructure and industrial plays”, con flussi di capitale che privilegiano settori dotati di visibilità sui ricavi, domanda stabile e supporto regolatorio, come le reti e le rinnovabili legate all’elettrificazione.

La stampa finanziaria internazionale

Questa lettura trova riscontro anche nella stampa finanziaria internazionale. Il Financial Times evidenzia come, nonostante l’incertezza normativa, i progetti di rete e stoccaggio energetico siano diventati imprescindibili per sostenere l’espansione dell’AI, spingendo investitori istituzionali e fondi infrastrutturali a rafforzare l’esposizione al debito verde. Il quotidiano sottolinea inoltre come molte emissioni del 2025 abbiano caratteristiche più “industrial” che ambientali in senso stretto, legate a flussi di cassa prevedibili.

Anche il Wall Street Journal riconosce il cambio di paradigma: se l’era degli incentivi pubblici massicci sembra in parte alle spalle, il mercato sta premiando le aziende capaci di collegare la transizione energetica a esigenze concrete di sicurezza energetica e capacità di rete, soprattutto negli Stati Uniti. Il risultato è una selezione più rigorosa dei progetti, ma anche una maggiore solidità finanziaria delle emissioni.

In Europa, Reuters segnala come il debito verde resti uno strumento centrale per finanziare l’ammodernamento delle reti, anche mentre Bruxelles ricalibra alcune politiche climatiche. L’attenzione degli investitori, nota Reuters, si sta spostando dalla pura etichetta “green” alla qualità industriale dei progetti e alla loro capacità di rispondere a bisogni strutturali, dall’AI alla resilienza dei sistemi elettrici.

Il paradosso del 2025

Il 2025, dunque, racconta un paradosso solo apparente: mentre la retorica politica sulla transizione rallenta, la finanza verde accelera, sostenuta da forze economiche profonde. La vera incognita, come avverte Bloomberg, non è se il debito verde resterà rilevante, ma quanto riuscirà a mantenere questi ritmi in un contesto di tassi ancora elevati e di crescente competizione per il capitale. Per ora, però, il messaggio dei mercati è chiaro: senza reti, energia pulita e infrastrutture, l’economia dell’AI semplicemente non può funzionare.