Manovra, dettagli piacevoli: i tagli ai ministeri. Successo personale del Ministro Giorgetti: numeri e criterio di intervento

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Nel corso del processo di predisposizione della legge di Bilancio 2026, il governo ha deciso di razionalizzare gli stanziamenti di spesa, mirando a recuperare risorse che risultano non spese o difficilmente spendibili dai singoli dicasteri. Questo principio emerge da diversi rapporti e monitoraggi interni che evidenziano una diffusa incapacità di spesa in alcune amministrazioni, con quote consistenti di somme stanziate ma non “messe a terra” o impegnate nei tempi previsti.

La logica è quella di una spending review selettiva, ossia di un taglio di risorse a favore dei ministeri che sistematicamente non riescono ad utilizzare i fondi assegnati, per orientare invece le risorse verso ambiti con capacità di realizzazione concreta di investimenti e interventi pubblici.

Secondo i dati disponibili nella versione bollinata della manovra da parte della Ragioneria dello Stato, fin dal 2025 sono previste riduzioni di spesa su vari fronti. Tra i ministeri con maggiori tagli figurano:
Economia: circa 456,1 milioni di euro
Infrastrutture: 524,9 milioni
Ambiente: 376,7 milioni
Istruzione: 141 milioni
Salute: 89,2 milioni
Altri dicasteri come Lavoro, Giustizia, Imprese, Turismo e Agricoltura con tagli in misura variabile.

Questa distribuzione riflette non solo i ritardi nell’attuazione di progetti pluriennali, ma anche un più ampio obiettivo di responsabilizzazione delle amministrazioni nella programmazione dell’utilizzo delle risorse.

La spiegazione politica del Ministro Giorgetti

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha più volte espresso nelle audizioni parlamentari e nei rapporti istituzionali l’idea secondo cui “bisogna spendere bene le risorse che si hanno e mettere a terra i fondi previsti dalle leggi di Bilancio”. Non si tratterebbe dunque di tagli “a casaccio”, ma di una sanzione tecnica per mancato utilizzo, con l’obiettivo di evitare sprechi e di concentrare gli stanziamenti sui programmi davvero attuabili.

Questo approccio è stato confermato anche nel dibattito parlamentare nelle ultime settimane, con Giorgetti che ha discusso la “traiettoria positiva della manovra” e il suo valore complessivo, sottolineando che la legge di Bilancio resta coerente con le esigenze di sostenibilità economica pur mantenendo alcuni obiettivi di crescita e investimenti.

Reazioni della stampa italiana

La stampa economica e politica ha dedicato ampio spazio al tema dei tagli alle spese ministeriali: Sky TG24 Economia aveva da tempo pubblicato la tabella dettagliata delle cifre in gioco, evidenziando come la misura sia collegata alla performance di spesa degli enti coinvolti e alla necessità di rispettare gli obiettivi di finanza pubblica fissati nell’ambito delle regole europee
Il Corriere della Sera ha sottolineato che questa politica di tagli tocca specialmente quei dicasteri che non riescono a impegnare i fondi stanziati, trasformando risorse previste ma non spese in margini di manovra per finanziare altre priorità oppure per alleggerire il saldo complessivo della manovra stessa
Alcuni commentatori politici hanno sottolineato come il taglio delle risorse “improduttive” sia una risposta anche alle critiche europee sul rispetto delle regole di finanza pubblica: dimostrare una politica di spesa più pronta all’attuazione può essere visto come un segnale positivo verso Bruxelles, che ha già giudicato non negativamente il quadro complessivo della manovra nel più recente parere della Commissione Europea 

Bilancio tra rigore e capacità di spesa

Il tema dei tagli ai ministeri per fondi non spesi assume un ruolo di politica pubblica di rigore finanziario, ma non è privo di rischi. Infatti, se da un lato si riduce il rischio di accumulare risorse non utilizzate senza risultati concreti, dall’altro si apre il dibattito sulla capacità amministrativa effettiva delle istituzioni italiane, un nervo scoperto da anni nella governance della spesa pubblica.

La manovra 2026, nelle sue ultime versioni approvate in Parlamento, sta cercando di bilanciare queste esigenze: rispettare i vincoli di deficit, allocare risorse per imprese e famiglie e, al tempo stesso, incanalare le poche risorse disponibili verso obiettivi attuabili concretamente.

In questo sforzo, i tagli ai ministeri meno efficaci nella spesa diventano strumenti di responsabilizzazione e, secondo Giorgetti, di rigore fiscale e credibilità del bilancio pubblico.