Outlook Cina ed emergenti: tra resilienza e spinta legata all’indebolimento del dollaro
Nonostante i dazi significativi, le difficoltà nel settore immobiliare e la diversificazione della catena di approvvigionamento al di fuori del Paese, l’economia cinese si è dimostrata resiliente nel 2025. Gli stimoli mirati hanno sostenuto l’economia e hanno rappresentato una forza di compensazione importante contro i dazi. È probabile che ciò continuerà anche nel prossimo anno.
Il consumo delle famiglie rappresenta attualmente una percentuale relativamente bassa, pari al 40% del PIL cinese. Tuttavia, dall’inizio della pandemia la fiducia dei consumatori è rimasta debole. Inoltre, la fragilità del mercato immobiliare ha comportato un calo del patrimonio netto delle famiglie, che sono più esposte agli asset immobiliari che alle azioni, con conseguente riduzione dei livelli di spesa dei consumatori a causa del più debole effetto ricchezza. Una tendenza diffusa sui social media, il “consumption downgrade”, ha visto le famiglie sostituire i beni di consumo con articoli meno costosi.
Tuttavia, la Cina ha iniziato a fornire stimoli concreti in diversi settori. In particolare, ha promulgato politiche volte a incentivare i consumi interni. Il presidente cinese Xi Jinping ha già promesso “di rendere la domanda interna il principale motore e l’ancora stabilizzatrice della crescita.” Il sentiment dei consumatori è in lieve ripresa, e ciò potrebbe continuare nel 2026 se gli stimoli resteranno attivi. I responsabili politici cinesi stanno anche incoraggiando maggiori investimenti in azioni, che potrebbe migliorare l’effetto ricchezza influenzato dalla forte esposizione delle famiglie al settore immobiliare.
Gli investimenti delle imprese rappresentano il 40% del PIL e l’economia cinese potrebbe beneficiare di un’accelerazione degli investimenti nell’intelligenza artificiale, proprio come è avvenuto negli Stati Uniti, data la sua forza nella tecnologia legata all’IA. Ad esempio, a settembre Alibaba ha annunciato i suoi piani per aumentare in modo sostanziale la spesa in conto capitale per l’intelligenza artificiale nei prossimi tre anni. La Cina sta inoltre stimolando gli investimenti attraverso la politica industriale. A marzo ha annunciato il lancio del “national venture capital guidance fund” da 138 miliardi di dollari per sostenere le tecnologie emergenti nei settori in cui il governo intende competere, tra cui il quantum computing, l’intelligenza artificiale, i semiconduttori e le energie rinnovabili. Per inciso, la Cina ha sempre adottato un approccio strategico, concentrandosi su specifici settori tecnologici che ritiene importanti per la propria sicurezza nazionale e la propria forza economica a lungo termine. Ad esempio, ha sviluppato robot umanoidi assistiti dall’intelligenza artificiale in grado di contrastare alcuni dei problemi causati dal crollo demografico cinese.
La spesa pubblica rappresenta circa il 17% del PIL. La Cina ha aumentato la spesa per la difesa di oltre il 5% nel 2025, e probabilmente la aumenterà ulteriormente nel 2026. La politica monetaria cinese sarà probabilmente di supporto nel prossimo anno, il che dovrebbe essere moderatamente positivo per l’economia. Le esportazioni nette rappresentano circa il 20% del PIL, una cifra che potrebbe diminuire dato il contesto dei dazi.
Mercati emergenti ex-Cina
I mercati emergenti potrebbero ricevere una spinta dall’indebolimento del dollaro statunitense, una tendenza che dovrebbe continuare nel 2026. Ciò potrebbe stimolare un maggiore afflusso di capitali nel segmento.
Riteniamo che l’area più interessante per la crescita all’interno dei mercati emergenti sia l’Asia, che dovrebbe beneficiare di sostanziali investimenti diretti esteri e di un andamento demografico favorevole. Mentre in Cina assisteremo probabilmente a una crescita stabile o leggermente inferiore, l’economia indiana e quella del Sud-Est asiatico dovrebbero registrare un aumento nel corso del prossimo anno, nonostante le difficoltà causate dalla politica tariffaria degli Stati Uniti. Questi Paesi dovrebbero continuare a beneficiare della crescita della classe media, che aumenta i consumi, e della diversificazione della catena di approvvigionamento al di fuori della Cina. Inoltre, le riforme fiscali e la politica monetaria favorevole dovrebbero fornire un sostegno all’India.

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