Pensioni: stop ai cumuli e stretta sugli anticipi. Il via libera della Commissione Bilancio del Senato alla manovra
Il capitolo più controverso del maxi emendamento appena approvato resta quello previdenziale. Il maxi-emendamento conferma lo stop al cumulo tra pensione di vecchiaia anticipata e fondi di previdenza complementare e introduce tagli più incisivi per chi accede all’anticipo pensionistico, in particolare per lavoratori precoci e usuranti. Le misure su Tfr e pensioni sono state in parte “depurate” dalle coperture più controverse, come ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, nel tentativo di disinnescare le critiche politiche e sociali.

Come cambia il cumulo
La Manovra chiarisce che non sarà più possibile utilizzare la rendita o il capitale accumulato nei fondi di previdenza complementare per “colmare” il requisito contributivo o anagrafico necessario ad accedere in anticipo alla pensione di vecchiaia nel sistema pubblico. Fino ad oggi, in alcuni casi, il montante della previdenza complementare poteva essere impiegato per anticipare l’uscita dal lavoro, oppure per integrare l’assegno in modo da rendere sostenibile un pensionamento anticipato.
Con il nuovo impianto normativo, le due prestazioni tornano a essere temporalmente separate: prima si matura il diritto pieno alla pensione pubblica (secondo i requisiti INPS), solo successivamente si può incassare o attivare la prestazione complementare.
Cosa non viene vietato
È importante distinguere:
non viene abolita la previdenza complementare,
non viene toccata la possibilità di aderire ai fondi,
non viene confiscato né ridotto il montante accumulato.
Il vincolo riguarda esclusivamente l’uso combinato delle due leve per anticipare l’uscita dal mercato del lavoro.
La Repubblica parla di una Manovra che “raffredda” le ambizioni previdenziali e sposta il peso dell’aggiustamento sulle scelte individuali dei lavoratori, mentre La Stampa sottolinea come il governo abbia scelto una linea di rigore per evitare effetti strutturali sui conti pubblici.
Previdenza complementare: svolta graduale dal 2026
Una delle novità più rilevanti riguarda i neoassunti. Dal 1° luglio 2026 scatterà l’adesione automatica alla previdenza complementare per i lavoratori dipendenti del settore privato di prima assunzione, con possibilità di rinuncia entro 60 giorni. La relazione tecnica chiarisce che l’impatto finanziario sarà graduale e stratificato nel tempo.
Secondo Il Sole 24 Ore, si tratta di una scelta che guarda al medio-lungo periodo e tenta di rafforzare il secondo pilastro previdenziale senza interventi traumatici. Altri commentatori, come Domani, osservano però che l’automatismo rischia di diventare una soluzione “silenziosa” a un problema strutturale, spostando la responsabilità della sostenibilità del sistema sempre più sui singoli.
Un compromesso più che una riforma
Nel complesso, la lettura prevalente della stampa è che il maxi-emendamento rappresenti un compromesso politico e contabile, più che una riforma organica. Corriere della Sera parla di una Manovra “aggiustata in corsa”, che mette in sicurezza i saldi e ricompone temporaneamente le tensioni nella maggioranza, ma rinvia ancora una volta una riflessione strutturale su pensioni e lavoro.

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