RBC BlueBay – Equity: la riscossa dei mercati emergenti tra riforme e AI
Le azioni dei mercati emergenti hanno registrato un andamento molto positivo dall’inizio dell’anno, raddoppiando la performance dell’S&P 500. I fattori principali sono stati tre. Primo: la Cina è tornata. Grazie a DeepSeek, il Paese ha dimostrato al mondo di non essere così indietro nella corsa all’AI come si pensava. Secondo: la forte performance dei titoli esposti al tema dell’intelligenza artificiale in Corea e Taiwan. L’IT è ormai di gran lunga il settore più grande nei mercati emergenti, poiché l’intera catena di produzione dell’AI si trova in Asia. Terzo: il “Liberation Day”, all’inizio di aprile, quando l’annuncio dei dazi ha avuto un effetto boomerang.
La misura ha messo in evidenza la dipendenza degli Stati Uniti da molti Paesi, in particolare dai mercati emergenti, per le importazioni. Le azioni emergenti erano molto a buon mercato e scarsamente detenute, circostanza che ha alimentato un ampio rally.
Guardando al 2026, riteniamo di trovarci a un punto di svolta per l’azionario dei mercati emergenti, che potrebbe iniziare a essere valutato per il suo reale valore e ritrovare lo spazio che merita nei portafogli azionari. Uno spazio che in passato era significativo, ma che si è ridotto sensibilmente perché l’asset class ha sottoperformato a lungo in un contesto di forte crescita degli utili negli Stati Uniti e di un dollaro molto forte.
Tuttavia, osservandoli più da vicino, i Paesi sviluppati assomigliano sempre più ai mercati emergenti del passato: instabilità politica, alti deficit, elevato livello di debito e inflazione sostenuta. I Paesi emergenti, nel frattempo, hanno sfruttato a loro vantaggio la globalizzazione e la deindustrializzazione delle economie sviluppate. Sono state inoltre attuate numerose riforme. Il risultato è che oggi la maggior parte dei Paesi emergenti presenta livelli di debito e deficit pari alla metà di quelli dei Paesi sviluppati.
Dopo la forte performance recente, per sostenere il rally nel lungo periodo è necessario vedere rendimenti azionari più elevati e una crescita degli utili più rapida. Entrambi sono attualmente inferiori nei mercati emergenti rispetto agli Stati Uniti. Tuttavia, riteniamo che il trend sia in miglioramento e continuerà a farlo, poiché in diversi Paesi sono state annunciate riforme mirate a generare migliori ritorni per gli azionisti. Per esempio, con il programma “Value-Up” in Corea, il mercato è salito del 100% quest’anno, mentre il nuovo governo ha annunciato che la sua priorità numero uno è migliorare la qualità delle aziende.
In Cina, i buyback erano quasi inesistenti e ora sono molto più diffusi, quindi la direzione è quella giusta. Un altro fattore che potrebbe migliorare i rendimenti in Cina è affrontare il problema della sovraccapacità e ridurre il tasso di risparmio. Poche di queste evoluzioni sono già incorporate nei prezzi, lasciando molte opportunità nella asset class, in particolare nei segmenti quality e value. La Cina rimane valutata in modo interessante. Per quanto riguarda i settori, esistono molte opportunità nei finanziari e nei beni di consumo primari, attualmente molto sottovalutati.
In sintesi, le azioni dei mercati emergenti sono ben posizionate, ma devono anche dimostrare la loro capacità di generare risultati – in particolare crescita degli utili e maggiore redditività – per sostenere un rally di lungo termine. Le fondamenta sono solide, ma nei prossimi anni sarà l’esecuzione a fare la differenza.

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