Scauri, Lemanik: Outlook 2026, sarà l’anno delle M&A bancarie

Andrea Scauri, gestore del fondo azionario Lemanik High Growth -

Le nostre aspettative per il 2026 sono per una moderata, ulteriore crescita dell’indice Ftsemib che quantifichiamo fra l’8% ed il 13%. Essenzialmente la nostra tesi è che l’indice italiano, caratterizzato da un peso dei titoli finanziari nell’intorno del 35%, possa godere di un miglioramento dell’Eps di circa il 10% medio (equally weight), ma non vi siano ulteriori spazi per un ulteriore re-rating, in particolare nel settore delle banche.

Nel complesso, rimaniamo ottimisti sui titoli azionari italiani grazie alla maggiore stabilità politica, alla riduzione degli spread obbligazionari e al citato, previsto incremento degli utili per il 2026. A nostro avviso, tale incremento degli utili sarà sostenuto principalmente dalla ripresa dei beni di consumo ciclici.

In generale, i titoli azionari italiani presentano un valore relativo con un P/E di circa 11x rispetto all’Europa a 14x.

Riteniamo che i settori ciclici (automotive e consumer goods) siano meglio posizionati per godere di una ripresa della crescita degli utili (anche grazie ad una comparison base nettamente più facile Y/Y) e, contestualmente, di un potenziale re-rating dei multipli. Tendiamo invece ad escludere tale elemento di re-rating per il settore bancario, dove il multiplo P/TE è più che raddoppiato in un anno (da 0.7x/0.8x all’attuale 1.6x medio di settore).

Riteniamo che, dopo le prime operazioni consolidatesi nel 2025 (principalmente l’integrazione di Mediobanca in Banca Monte dei Paschi e la fusione fra Bper e la Popolare di Sondrio), il 2026 sarà l’anno di operazioni M&A che riguarderanno il Banco Bpm, potenzialmente ancora il Monte dei Paschi ed operazioni di consolidamento nell’asset management/banca insurance.

Altri titoli oggetto di M&A potrebbero essere alcune società industriali nel comparto small/mid cap, in un contesto di tassi in calo, che possano favorire deal guidati da private equity. I private equity sono stati relativamente assenti negli ultimi 2 anni, proprio per il livello dei tassi di interesse che è andato a comprimere gli IRR attesi, rendendo non appetibili operazioni di M&A guidate da logiche finanziarie.

Le small/mid cap, come accennato in precedenza, dipendono dal contesto dei tassi di interesse: tassi in calo storicamente portano maggiore liquidità sui titoli di piccola e media capitalizzazione, guidando il potenziale re-rating di titoli che attualmente trattano a forte sconto rispetto alle large cap. Siamo invece scettici sulla possibilità che il lancio dei fondi guidati dal Fns possa incrementare la liquidità su tale comparto, principalmente a causa del limitato “fire power” di tali fondi (sotto €1bn cumulati).

I migliori dividendi si troveranno ancora nel settore bancario e, consapevoli di avere una view abbastanza contrarian, nel settore dei telefonici.