Alla Borsa piace Bpm in versione Spa. E ai piccoli azionisti?
La banca milanese è sotto i riflettori in Piazza Affari soprattutto per le prospettive di aggregazioni con altri istituti. Ecco che cosa succederà da qui al giugno prossimo
Banca Popolare di Milano è sotto i riflettori in questi giorni a Piazza Affari. A riaccendere le luci sul titolo è la notizia che il consiglio di gestione dell’istituto finanziario di Piazza Meda ha fissato a giugno 2016 il termine per l’assemblea che dovrà approvare la trasformazione in Società per azioni. Certo, si tratta di un passaggio dovuto, per adeguarsi alla nuova legge sulle banche popolari (D.L. 24 gennaio 2015) che coinvolge soprattutto gli istituti come Bpm con un valore dell’attivo superiore agli otto miliardi di euro, in scia all’analogo processo già avviato, non senza difficoltà, da Ubi Banca e Banco Popolare. In ogni caso il mercato sembra aver premiato la definizione di un’agenda e le prospettive di aggregazione che di conseguenza cominciano a concretizzarsi. Vediamole più da vicino.
L’assemblea straordinaria dei soci di Bpm sarà chiamata a decretare l’addio del “voto capitario” e il passaggio alla forma giuridica di Spa. Cosa vuol dire? Finora in Italia le banche popolari hanno vissuto sotto forma di cooperativa, con un limite massimo di azioni (molto restrittivo) che un socio può avere in portafoglio. Non solo. Sono state caratterizzate appunto dal principio del voto capitario. In pratica ogni socio delle banche popolari può esprimere nell’assemblea degli azionisti un solo voto indipendentemente dal numero di quote possedute. Insomma, una testa uguale a un voto. Nessuno, soprattutto nessun’altra banca, si è potuto così trovare nelle condizioni di poter prendere da solo il controllo diretto della maggioranza dei voti nell’assemblea di una popolare. Questa struttura ha indirettamente blindato il controllo dell’istituto stesso e, secondo diverse critiche, zavorrato lo sviluppo di piani strategici sotto il peso di migliaia e migliaia di voti alle assemblee. Diventare Spa dovrebbe – stando agli obiettivi sostanziali della nuova legge sulle popolari – sia rendere più efficiente la governance (l’insieme dei principi, delle regole e delle procedure che riguardano la gestione e il governo dell’istituto) sia favorire la contendibilità di questa categoria di banche italiane. Aprendole così a possibili processi di aggregazioni e fusioni.
Cosa cambia per i piccoli azionisti? Con una battuta, si potrebbe dire “tutto e niente”. Niente, perché in sostanza non cambieranno le quantità di titoli in portafoglio e non si dovranno tirare fuori altri soldi: chi possiede azioni Bpm continuerà ad averle nel proprio deposito titoli. Non dovrà fare nulla.
Di contro saranno oggetto di due grandi cambiamenti. Il primo, negativo dal loro punto di vista, sarà il fatto di pesare molto ma molto meno nelle scelte aziendali strategiche da approvare a livello di assemblea societaria. O nella nomina degli amministratori. E’ la conseguenza dell’addio al voto capitario. Oggi i soci si contano, domani si peseranno in funzione del numero di azioni possedute.
Il secondo grande cambiamento è, potenzialmente, positivo. Il piccolo azionista si troverà in mano titoli di una banca che avrà le carte in regola per diventare possibile attore protagonista, attivo o passivo, di processi di fusioni e aggregazioni, molto attese a livello di sistema bancario italiano. Una prospettiva che il mercato di solito – ma non è certo – premia facendo lievitare il valore in Borsa delle azioni. Come sta in effetti già avvenendo a Piazza Affari.
Nelle sale operative i nomi più gettonati di questo processo per Bpm spaziano dalla favorita Bper a Banca Carige. Mentre c’è chi vede, tra i partner potenziali per un matrimonio, anche il Creval. Sembrerebbero fuori dai giochi, oggi, le altre due big delle popolari italiani, Ubi Banca e Banco Popolare, sempre più promesse spose.
Indipendentemente da quale altra banca sarà coinvolta, diverse case d’affari dal canto loro sembrano credere al concretizzarsi del processo che porterà alla contendibilità in Borsa di Banca Popolare di Milano. Gli analisti di Mediobanca Securities hanno confermato l’orientamento rialzista (giudizio outperform) sul titolo di Piazza Meda, con un prezzo obiettivo a 1,05 euro. Una view condivisa dagli esperti di Banca IMI che sono del parere di aggiungere il titolo in portafoglio a fronte di un obiettivo a 1,09 euro.

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