Esodati: troppo larga la platea dei beneficiari

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Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, in dieci anni i provvedimenti di salvaguardia costeranno 11,4 miliardi, annullando il 13% dei risparmi previsti dalla riforma Fornero

I primi interventi di salvaguardia degli esodati sono stati necessari per risolvere situazioni di emergenza create dalla riforma Fornero: soggetti che erano improvvisamente rimasti senza lavoro e senza possibilità di accedere alla pensione. Ma poi la platea dei beneficiari è stata allargata progressivamente, includendo anche soggetti che forse non richiedevano, in realtà, una vera tutela. E si sono create diseguaglianze fra chi è stato agevolato nell’accesso alla pensione e chi no.

La sette salvaguardie che si sono succedute finora, inoltre, comportano un costo di 11,4 miliardi in dieci anni, il che significa cancellare il 13% dei risparmi di spesa previsti dalla riforma.

Sono le conclusioni di uno studio realizzato dall’Upb – Ufficio parlamentare di bilancio, l’organismo che dal 2014 verifica il rispetto delle regole di finanza pubblica.

“I primi interventi di salvaguardia potevano apparire come necessari perfezionamenti di una riforma adottata in via d’urgenza per fronteggiare una situazione di emergenza economica”, afferma l’Upb. Ma “le successive salvaguardie, che non solo hanno reso più laschi i requisiti richiesti per accedere agli esoneri per le categorie inizialmente previste ma hanno progressivamente incluso categorie di esodati del tutto nuove, hanno invece rivelato incertezza nel definire chi considerare meritevole di tutela e difficoltà nel reperire dati affidabili per perimetrare le platee dei possibili beneficiari”.

Nei provvedimenti di salvaguardia, sono state incluse persone “che avevano preso decisioni molti anni prima della riforma Fornero e che attendevano la decorrenza della pensione anche in tempi di molto successivi”.

Gli interventi si sono sovrapposti inoltre in maniera “non sufficientemente coordinata” al jobs act e alla revisione degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione, alla quale “finisce anche col sottrarre risorse”.

In totale i beneficiari sono stati 196 mila, ma meno di un terzo, 65 persone, sono state salvaguardate dal primo e più motivato provvedimento.