“Salva banche”, più facile ottenere gli indennizzi automatici

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Introdotti due emendamenti al Dl in discussione: sarà considerato il reddito complessivo, e non quello lordo, e si farà riferimento al dato del 2014 anziché al 2015

Si amplia la platea dei risparmiatori che, avendo perso il loro denaro nel crac delle quattro banche oggetto del “salva-banche”, avranno diritto ai rimborsi automatici. Nel Dl banche, attualmente in fase di conversione, sono stati introdotti due emendamenti che, pur senza rivoluzionare l’impostazione data fin qui dal Governo, consentiranno a un numero maggiore di soggetti di rientrare tra i beneficiari.

La norma riguarda gli investimenti effettuati nelle obbligazioni subordinate di Banca Etruria, Banca Marche CariChieti, CariFerrara.

Il testo già prevedeva un indennizzo automatico e forfettario (pari all’80%), per coloro che hanno un reddito Irpef inferiore a 35 mila euro e un patrimonio non superiore ai 100 mila euro. I requisiti sono indipendenti tra loro.

Baretta ha ricordato che i due criteri già previsti per accedere all’indennizzo forfettario automatico dell’80% per gli obbligazionisti delle quattro banche – ovvero un reddito Irpef inferiore a 35.000 euro e un patrimonio entro i 100.000 – sono “indipendenti tra loro” e già questo determina di fatto che la platea interessata da tale misura sia “amplissima”.

Il primo dei nuovi emendamenti ha stabilito che, nella definizione del reddito, occorre fare riferimento non al “reddito lordo”, bensì al “reddito complessivo”. Ciò significa, ha spiegato la senatrice Pd Cecilia Guerra, prima firmataria dell’emendamento, considerare la “somma di tutti i redditi che entrano nella dichiarazione Irpef prima delle imposte”. Il reddito lordo è “un concetto più ampio” che comprende anche i redditi non tassati con l’Irpef, come per esempio i redditi finanziari, il Tfr o gli arretrati di stipendio. “Il reddito complessivo è più favorevole al contribuente”, ha sottolineato Guerra, che ha precisato che in Italia i contribuenti “che dichiarano un reddito complessivo sotto i 35 mila euro sono l’88,7%.

Il secondo emendamento assume come anno di riferimento i redditi 2014 anziché quelli 2015: una modifica che, secondo il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, allarga ulteriormente la platea.