Necessari investimenti per far ripartire l’occupazione femminile

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L’impegno di Inclusione segna un salto di qualità nel riportare la valutazione dell’impatto di genere al centro delle politiche nell’attuazione degli obiettivi prioritari del Next Generation Eu.

“Serve assumere un approccio sistemico nel trattare la parità di genere  riconoscendola come elemento costitutivo dello sviluppo sostenibile e possibile del nostro Paese”. Queste le parole della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, intervenuta al dibattito “Parità di genere da tatticismo ad approccio sistemico” organizzato da #InclusioneDonna in collaborazione con il  Centro Studi Americani di Roma alla presenza della former Director, Carlotta Ventura, e moderato da Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera.

“Il premier Draghi lo ha posto come cardine nel primo dibattito sulla fiducia e ancora di più lo stiamo interpretando nel dibattito politico per il  G20 e nella visione sistemica che si vuole adottare. Coerentemente con il Next Generation Eu e le linee europee  stiamo preparando il primo piano strategico nazionale per la parità di genere – spiega Bonetti –  Serve visione, verificabilità degli obiettivi prefissati e monitoraggio. Il nostro Paese si è dotato di un bilancio di genere per la valutazione delle politiche pubbliche. Occorre ampliare gli strumenti per aumentare la presenza femminile nel mercato del lavoro, investire in imprenditoria femminile, formazione, infrastrutture sociali e fiscalità agevolata”.

Adottare un approccio integrale per una ripartenza che modifichi le condizioni di sviluppo dell’economia italiana tristemente bloccata da oltre quindici anni agli ultimi posti in classifica in quanto a livelli di occupazione femminile, mentre a crescere sono le diseguaglianze tra uomini e donne. Indispensabile individuare le misure adatte attraverso parametri e organismi che siano in grado di valutare gli impatti delle politiche sulla parità di genere

Trasversalità della dimensione di genere che vede una necessaria rottura degli stereotipi è la visione di Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze. “È una impostazione sbagliata definire categorie fragili le donne che hanno bisogno di politiche mirate a coprire i gap – secondo Guerra – tali misure specifiche, come ad esempio le politiche di decontribuzione, non sono amiche delle donne ma le pongono in situazione di svantaggio nel mercato del lavoro quando invece rappresentano più della metà del cielo. “Le difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro sono legate ad un problema di stereotipi – afferma la sottosegretaria – un fatto culturale legato al ruolo storico della donna nella struttura sociale organizzativa dove il lavoro di cura e di accudimento ha avuto un connotato femminile ora cambiato ma che ha creato una condizione di partenza di svantaggio”. “Occorre fare grandi passi e il bilancio di genere è uno strumento di partenza  – sottolinea Guerra – da potenziare abbinandolo ad un monitoraggio dell’impatto delle politiche sulla discriminazione di genere attraverso indicatori tempestivi e articolati”.

Disparità tra donne e uomini aumentate con il Covid come ha sottolineato l’analisi di Federiga Bindi Senior, fellow Institute for Women’s Policy Research.

Sebbene nel  PNRR la parità di genere sia stata riconosciuta come priorità trasversale per la crescita socio economica del Paese e non solo un tema di assistenzialismo e inclusione sociale, non esiste una quantificazione precisa degli investimenti specificamente dedicati ad aumentare l’occupazione femminile

“Il Governo ha messo in atto negli ultimi due anni iniziative  in tema di occupazione e rappresentanza femminile nelle società pubbliche e private accogliendo spesso le istanze di #InclusioneDonna e questo è per la nostra grande rete sicuro motivo di orgoglio  – sottolinea Sila Mochi, coordinatrice di Inclusione Donna – Occorre però fare un ulteriore passo in avanti cogliendo l’occasione del Next Generation EU, per recuperare l’estremo ritardo nel traguardare gli obiettivi di riduzione del gender gap e di realizzazione di una società più giusta e paritaria”.

Sono necessarie e non rinviabili azioni prioritarie e strategiche per il futuro del paese per risolvere in maniera strutturale il deficit del Paese in termini di occupazione femminile e tra queste la rete di Inclusione donna indica l’istituzione di una commissione parlamentare bicamerale per le Pari Opportunità, così come proposto nel Disegno di legge 1594 del 2019, con compiti di indirizzo, vigilanza e controllo per la valutazione di impatto di genere su tutti i futuri provvedimenti legislativi, le decisioni di investimento e le riforme. A questa dovrà essere affiancata una struttura per effettuare un monitoraggio delle proposte normative e dei piani di spesa pubblici, inclusi i fondi del Next Generation Europe, supportata da una piattaforma di Business Intelligence con specifici indicatori di gender equality

Un cambiamento culturale che il settore pubblico e quello privato devono intraprendere adottando la “Certificazione per la parità di genere”, come proposto lo scorso il 4 novembre 2020 dal testo della Commissione Lavoro alla Camera, che preveda un sistema di premialità e incentivi.

Solo un processo organizzato e continuativo di misurazione di misure, progetti ed investimenti che saranno previsti dal PNRR potrà consentire di incidere su uno dei punti più deboli di questo Paese: la bassissima presenza lavorativa di metà della sua popolazione e la conseguente mancata contribuzione alla crescita del PIL.


#Inclusione Donna è una alleanza nata nel 2018 che oggi riunisce oltre 60  associazioni e community e che ispirandosi ai principi democratici fondamentali della nostra Costituzione promuove la parità di genere nel mondo del lavoro e della rappresentanza.