Sanità integrativa e welfare aziendale
Le difficoltà del bilancio nazionale hanno determinato un trend a lungo termine di riduzione della spesa sanitaria pubblica come quota sul PIL, portandola a un livello sensibilmente inferiore alla media europea e dei paesi più sviluppati14. Il DEF di aprile 2024, dopo la forte crescita di spesa provocata dalla pandemia, evidenzia il riallineamento al trend negli anni 2022 e 2023 e prevede un calo ulteriore della spesa nei prossimi anni, fino al 6,2% nel 2027. Viene sottolineato dal Rapporto Welfare Index PMI 2024 di Generali Italia che prevede un approfondimento specifico sull’area salute.
Il 52% delle PMI attuano almeno un’iniziativa di welfare nell’area salute e assistenza, e nel 29,4%% dei casi hanno raggiunto in questo ambito un livello di welfare alto o molto alto. Le iniziative possono essere classificate in due gruppi, la sanità integrativa e i servizi di assistenza sanitaria e socio-assistenziale.
La sanità integrativa è costituita da coperture assicurative prestate con fondi sanitari o polizze. Le aziende attive in questo ambito sono cresciute complessivamente dal 38,5% nel 2022 all’attuale 43,4%. I fondi sanitari di categoria hanno raggiunto il 31,3% delle PMI italiane, ma le iniziative più propriamente definibili di welfare aziendale sono le coperture diverse e migliorative offerte da alcune imprese: polizze sanitarie aziendali (10%), fondi sanitari istituiti dal contratto integrativo (3%), adesione a fondi o casse aperte (2,1%).
La diffusione del welfare aziendale può promuovere l’innovazione nei servizi sanitari e assistenziali, alleggerendo il peso economico sulle famiglie
Un secondo insieme di iniziative comprende i servizi di assistenza sanitaria e sociosanitaria: un insieme variegato di prestazioni dirette, in molti casi di carattere innovativo. Anch’esse in forte crescita negli ultimi anni: dal 22,8% nel 2020 al 30,8% Alcune sono discretamente diffuse, come i check-up (12,3%) e le convenzioni con ambulatori medici e dentistici (11,6%), entrambe in forte aumento. Altre sono in fase iniziale e presenti al più nel 6,3% dei casi: si tratta di prestazioni quali screening di prevenzione (pap-test, seno), sportello medico interno, servizi sociosanitari (sostegno psicologico, riabilitazione, ecc.), campagne di informazione (fumo, alimentazione), servizi di assistenza per familiari anziani o non autosufficienti, campagne di vaccinazione, consulti medici a distanza, servizi medici con visite a domicilio.
Il 75,5% delle iniziative di sanità integrativa sono attuate in applicazione del CCNL, nell’8,8% dei casi la fonte istitutiva è il contratto integrativo o un regolamento aziendale, mentre nel 15,7% si tratta di una scelta unilaterale dell’azienda. Anche per quanto riguarda i servizi di assistenza la maggior parte delle misure sono attuate in applicazione del CCNL (55,3%); la restante quota deriva da contratti integrativi (15,4%) o da una decisione unilaterale dell’azienda (29,3%). Nel 41,4% dei casi si tratta di servizi stand alone, mentre nel 32,6% sono prestazioni incluse nella polizza o nel fondo sanitario, e nel 17,8% di erogazioni monetarie tramite piattaforma di welfare o voucher.
Nell’81,2% dei casi le polizze sanitarie sono diffuse a tutti i lavoratori, senza differenze nelle prestazioni offerte e nel 33,1% delle imprese la copertura sanitaria è prestata all’intera famiglia e non solo al dipendente. La principale criticità in molti casi è lo scarso coinvolgimento in molti casi dei lavoratori: le coperture sanitarie sono utilizzate sistematicamente dalla maggioranza o da una buona parte dei beneficiari solo nel 34,7% delle aziende. Lo sportello medico interno è aperto almeno mensilmente o con frequenza maggiore nel 38,8% delle imprese che dispongono di questo servizio. In metà delle aziende (47,8%) i servizi di assistenza sono utilizzati sistematicamente dalla maggioranza o da una buona parte dei dipendenti.

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