Generali AM: la view sui bond governative dopo riunione BCE
Nella riunione di luglio la BCE non ha tagliato i tassi, come ampiamente atteso, ed ha ribadito il loro approccio data-dependent. La Lagarde ha sottolineato che la decisione di settembre è del tutto aperta e dipenderà dai dati, in primis quelli relativi all’inflazione. La nostra opinione rimane invariata: il prossimo taglio avverrà probabilmente a settembre, quando saranno pubblicate le nuove previsioni macroeconomiche per l’Eurozona e saranno disponibili i dati relativi ai salari (che sono comunque visti andare nella giusta direzione). Anche se gli ultimi dati sull’inflazione in Eurozona non hanno dato chiari segnali di discesa, la Presidente della BCE ha confermato le loro aspettative di vedere l’inflazione al 2% nel corso del 2025. Sarà anche da monitorare l’andamento macroeconomico dell’Eurozona, che dopo un primo trimestre positivo, metà anno sta dando segnali di un marginale rallentamento. Infine, anche le decisioni della FED per un primo taglio dei tassi a settembre saranno di supporto alle decisioni dell’ECB. Le probabilità di un taglio dei tassi USA sono aumentate a inizio estate, dopo aver visto dati relativi all’inflazione migliori delle attese e quelli del mercato del lavoro che in progressivo indebolimento, anche se in maniera molto limitata per adesso. Powell ha detto che le sue decisioni andranno a bilanciare più attentamente questi due aspetti e nei suoi discorsi si nota sempre una certa propensione a tagliare non appena le condizioni macroeconomiche lo permetteranno.
Ci aspettiamo che nella seconda metà dell’anno i tassi Euro dovrebbero consolidare o leggermente scendere, ma non ci aspettiamo che ci siano le condizioni per andare sotto al 2% in maniera stabile. Il contesto di tassi in riduzione dovrebbe favorire la ricerca del rendimento da parte degli investitori e l’attuale livello dei rendimenti rappresenta una buona opportunità per gli investitori.
Ci aspettiamo anche che la curva dei rendimenti dell’Eurozona, che per tutta la prima metà del 2024 ha mostrato un livello di inversione in media di circa -40 bps, possa dis-invertirsi per l’atteggiamento meno restrittivo delle banche Centrali.
Nel mese di giugno i mercati sono stati presi di sorpresa della mossa politica di Macron di indire elezioni anticipate, spingendo lo spread OAT-Bund sino a 85 bps (+40bps), impattando anche lo spread dei BTP italiani, arrivati a 157bps. Nelle settimane successive, dopo che i risultati elettorali non hanno portato a una chiara maggioranza politica, la volatilità è scesa, con un rientro degli spread sino a 65bps, in quanto si è evitato lo scenario peggiore per i mercati, cioè una maggioranza estremista con il rischio di una spesa pubblica troppo elevata. Tuttavia la mancanza di una chiara leadership al governo francese renderà piuttosto difficile il processo di riduzione del deficit, come richiesto dall’Unione Europea, con il rischio che le rating agencies mettano in discussione il rating AA della Francia. Lo spread dei titoli italiani, dopo essere ampiamente ritornato nel range osservato nel corso del 2024, è ancora valutato positivamente e non vi sono al momento elementi per dire che i BTP non possano continuare a consolidare anche nella seconda parte dell’anno.
Le strategie governative continuano a preferire un posizionamento lungo duration in quanto siamo costruttivi sui tassi in euro per diversi motivi. Secondo noi l’elevato livello di carry presenta una buona opportunità per gli investitori in cerca di rendimento e ci aspettiamo che, con un trend dell’inflazione al ribasso accompagnato da ulteriori tagli da parte della BCE, i tassi euro possano continuare a scendere. Inoltre siamo sempre sovraesposti sui titoli periferici, con preferenza per Spagna e Grecia. Per quanto riguarda i BTP, in queste ultime settimane preferiamo posizionarli in sovrappeso rispetto agli OAT francesi (a sua volta in sottopeso) per avere una esposizione netta modesta su questi due paesi, dato il rischio di assistere ad altre fasi di volatilità, soprattutto dopo la pausa estiva.
Una considerazione finale riguarda il rischio geopolitico, che è una caratteristica dei mercati da febbraio 2022 e potrebbe sempre essere una fonte di volatilità per i mercati finanziari. Per gli investitori che cercano diversificazione e una copertura contro la volatilità degli asset rischiosi, i titoli di Stato, negli ultimi anni, sono tornati a svolgere il ruolo di un investimento con caratteristiche difensive e in grado di dare un certo grado di copertura agli eventi negativi che si potrebbero verificare.

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