GAM: I portafogli azionari USA dovrebbero fare come i Beatles
I pionieri della musica pop degli anni Sessanta, i Beatles, sono stati notoriamente caratterizzati dalla coppia di autori Lennon-McCartney, e naturalmente i riconoscimenti erano ampiamente meritati. Ma il co-autore più riservato era ovviamente George Harrison, il cui contributo era forse meno visibile ma ha comunque prodotto brani leggendari come Here Comes the Sun e While My Guitar Gently Weeps. In modo analogo, negli ultimi tempi le azioni statunitensi sono state dominate dalle megacap e in particolare dai titoli tecnologici, compresi i cosiddetti “Magnifici Sette”, escludendo apparentemente tutto il resto. L’opportunità nelle megacap statunitensi rimane forte e in questo momento si basa sull’idea persuasiva di apportare una rivoluzione tecnologica alla società guidata dall’intelligenza artificiale.
Proprio come nel caso dei Beatles e di altri grandi gruppi musicali, i mercati non si basano sempre su una o due forze trainanti di alto profilo, e spesso c’è spazio per altre aree che possono prosperare contemporaneamente. È forse il momento di accendere i riflettori sui titoli a media capitalizzazione statunitensi?
Per comodità, l’indice S&P 400 fornisce un’approssimazione ragionevole di questa parte del mercato azionario, con un valore medio di 5,8 miliardi di dollari [1] rispetto ai 71,8 miliardi di dollari1 dell’indice S&P 500 e ai 2,9 miliardi di dollari1 dell’indice delle small cap Russell 2000, rispettivamente secondo S&P e FTSE Russell. I nomi del segmento a media capitalizzazione possono non essere familiari come Microsoft o Coca-Cola, ma si tratta comunque di aziende solide e riconoscibili come Alcoa, Under Armour e Mattel. Sebbene gli scrupolosi stockpicker ravviseranno delle opportunità in questa parte meno liquida e conosciuta del panorama azionario statunitense, l’arena delle mid-cap statunitensi è, a nostro avviso, più interessante a livello aggregato per una serie di ragioni.
In primo luogo, l’S&P 400 offre un valore migliore rispetto all’S&P 500, visto che al 24 luglio era scambiato a 18 volte il rapporto prezzo/utili [2] a termine rispetto all’S&P 500, che era scambiato a 23,0 volte*. L’S&P 400 è quindi scambiato con uno sconto di quasi il 23% [3] rispetto alle large cap statunitensi. Sebbene non esista una legge degli investimenti che stabilisca che lo sconto odierno debba un giorno terminare – quello dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti non lo sembra mai – ciò significa che le mid-cap hanno teoricamente un maggiore potenziale di performance rispetto alle large cap, qualora si presentino i giusti catalizzatori.
Quali potrebbero essere i catalizzatori di una forte performance relativa delle azioni statunitensi a media capitalizzazione da qui in avanti? La loro esposizione a titoli orientati al mercato interno indica che la crescita economica statunitense rappresenta un importante motore per i loro utili. La buona notizia è che l’economia statunitense ha registrato un boom negli ultimi tempi, grazie a programmi governativi come il CHIPS & Science Act e l’Inflation Reduction Act, nonché alla spesa dei consumatori sostenuta in parte dalle misure di stimolo durante la pandemia.
È improbabile che le elezioni presidenziali statunitensi vedano un’inversione di tendenza, dato che nessuno dei due partiti si è concentrato sul contenimento del deficit di bilancio statunitense (che è comunque considerevole, pari al -5,6%1). Pertanto, gli sgravi fiscali nel corso di un secondo mandato di Trump o le ulteriori iniziative di stimolo nel corso di un’eventuale amministrazione Harris dovrebbero sostenere la fiducia dei consumatori e quindi la crescita economica, anche se non proprio al ritmo di quest’anno. Un’indagine Bloomberg tra gli economisti evidenzia il percorso di crescita ancora favorevole dell’America, con un tasso di crescita per gli Stati Uniti stimato dal consenso del 2,3% per il 2024, dell’1,8% per il 2025 e del 2,0%* nel 2026. A confronto con l’Eurozona, che ha previsioni di crescita dello 0,7%, dell’1,4% e dell’1,3%[4].
Le mid-cap dovrebbero beneficiare in misura maggiore dei tagli dei tassi. Se e quando i tassi di interesse scenderanno, i titoli a media capitalizzazione statunitensi dovrebbero beneficiarne in misura sproporzionata, dato che sono più strettamente legati all’economia reale e ai consumatori statunitensi rispetto all’S&P 500.
Potrebbero inoltre registrare una sovraperformance con il calo dei tassi, poiché il vantaggio relativo delle enormi riserve di liquidità delle megacap diventerà meno importante. Infine, senza nulla togliere alle prospettive di lungo periodo per le megacap, alcune prese di profitto nelle grandi aziende tecnologiche potrebbero portare il capitale a cercare una nuova “storia” su cui puntare. L’andamento altalenante del Nasdaq e dell’indice S&P 500 da metà giugno suggerisce che alcuni investitori potrebbero rivalutare le loro allocazioni statunitensi più ampie, con le mid-cap tra i potenziali beneficiari.
L’era del dominio delle large cap nell’azionario statunitense (e globale) può finire o meno nel 2024, ma si fa sempre più convincente l’ipotesi che altri settori dei mercati possano prosperare in modo indipendente. Le mid-cap statunitensi offrono valutazioni interessanti e un mix di settori ben diversificato ed economicamente correlato come solido punto di partenza. Se a ciò si aggiungono le circostanze odierne di un’economia statunitense solida, la prospettiva (eventuale) di tassi più bassi, la logica di un’allocazione azionaria statunitense più ampia che includa le mid-cap statunitensi – anche se solo attraverso una semplice esposizione all’indice – diventa più interessante. In qualsiasi genere di gruppo, per ottenere grandi risultati ogni membro deve fare la sua parte e contribuire alla performance. George Harrison può essere stato messo in ombra dalle grandi personalità di Lennon e McCartney, ma i Beatles sarebbero stati molto più fiacchi senza di lui.

LMF green
Mente e denaro
Sala Stampa