Rischiamo un nuovo “Taper Tantrum” come nel 2013? Sembra improbabile
Il Taper Tantrum si riferisce a un episodio di turbolenza nei mercati finanziari globali avvenuto nel 2013, quando la Federal Reserve degli Stati Uniti annunciò che avrebbe ridotto gradualmente (in inglese, “tapering”) il suo programma di acquisto di titoli, noto come Quantitative Easing (QE). Questo annuncio causò un’impennata dei tassi di interesse a lungo termine e un significativo sell-off nei mercati obbligazionari e azionari, specialmente nei mercati emergenti.
Genesi del Taper Tantrum del 2013
1) La crisi finanziaria del 2008: in risposta alla crisi finanziaria, la Federal Reserve implementò il QE, un programma di acquisto di Titoli di Stato e titoli garantiti da ipoteca per stimolare l’economia aumentando la liquidità e mantenendo bassi i tassi di interesse.
2) Politica monetaria espansiva: questo programma aveva l’obiettivo di sostenere la ripresa economica e combattere la deflazione. Gli investitori, spinti dai bassi tassi di interesse negli Stati Uniti, spostarono capitali verso i mercati emergenti in cerca di rendimenti più alti.
Annuncio del tapering
Maggio 2013: il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, annunciò che la Banca Centrale avrebbe potuto iniziare a ridurre il ritmo degli acquisti di titoli entro la fine dell’anno, se le condizioni economiche fossero migliorate. L’annuncio inaspettato portò a un brusco aumento dei rendimenti dei Titoli del Tesoro statunitensi. Gli investitori, preoccupati per l’impatto del tapering sulla liquidità globale, iniziarono a ritirare capitali dai mercati emergenti, causando una vendita massiccia di asset.
L’evento segnò un drastico aumento dei tassi di interesse a lungo termine negli Stati Uniti, con il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni che passò da circa il 1,6% a oltre il 2,9% in pochi mesi. Si osservò una forte volatilità nei mercati finanziari, con significative perdite nei mercati azionari e obbligazionari, specialmente nei mercati emergenti. Molti Paesi emergenti videro deflussi di capitale, che portarono a deprezzamenti valutari e aumenti dei costi di finanziamento.
Rischio di un nuovo Taper Tantrum in futuro
Politica monetaria delle Banche Centrali: le decisioni delle Banche Centrali, specialmente della Federal Reserve, riguardo al tapering o all’aumento dei tassi di interesse, possono ancora causare reazioni significative nei mercati. Il livello elevato di debito pubblico e privato a livello globale rende i mercati più sensibili ai cambiamenti nei tassi di interesse.
Condizioni economiche: un improvviso miglioramento delle condizioni economiche negli Stati Uniti potrebbe portare a una normalizzazione più rapida della politica monetaria, con effetti simili a quelli del 2013. Però i Mercati emergenti rimangono vulnerabili agli shock esterni, dato il loro elevato livello di debito denominato in dollari e la dipendenza dai flussi di capitale straniero.
Il Taper Tantrum del 2013 serve come monito per le potenziali conseguenze di un cambiamento nella politica monetaria delle principali economie. Sebbene le banche centrali abbiano imparato da quell’esperienza e cerchino di comunicare le loro intenzioni in modo più chiaro, i rischi di volatilità e dislocazione del mercato rimangono presenti. Gli investitori e i policymaker devono quindi rimanere vigili e preparati a gestire le possibili ripercussioni di futuri cambiamenti nella politica monetaria.
La decisione della BCE nel 2023
La BCE ha deciso un anno fa di interrompere completamente il rinnovo di Titoli di Stato (compresi i BTP) del programma PSPP, mantenendo invece il rinnovo completo di quelli PEPP.
PSPP sta per Public Sector Purchase Programme (Programma di Acquisto del Settore Pubblico): era uno dei principali strumenti di politica monetaria non convenzionale utilizzati dalla Banca Centrale Europea (BCE). È stato introdotto nel gennaio 2015 con l’obiettivo di stimolare l’economia dell’Eurozona durante un periodo di bassa inflazione e crescita economica debole.
Secondo i calcoli pubblicati a suo tempo dal prof. Cottarelli, a questo ritmo (sempre nelle ipotesi formulate ed estendendo a un certo punto il non rinnovo anche ai titoli PEPP) la detenzione di BTP da parte dell’Eurosistema tornerebbe alle consistenze del 2019 nel 2030 e a quelle di fine 2014 nel 2042. Si tratterebbe quindi, comunque, di tempi piuttosto lunghi.

LMF green
Mente e denaro
Sala Stampa