GAM: La diversificazione torna a dispiegare pienamente i suoi vantaggi
Nei primi giorni di settembre gli indici azionari hanno registrato nuovi ribassi, quasi una replica del lunedì nero di agosto.
La tecnologia, i servizi di comunicazione, l’energia, i finanziari hanno guidato verso il basso nove degli undici settori dello S&P 500; le notizie dalla manifattura americana e tedesca hanno nuovamente piegato gli indici, un “déjà vu” dell’esperienza vissuta all’inizio di agosto.
Gli indici azionari sono piegati ancora una volta dalla debolezza dell’economia reale. La quota del PIL manifatturiero si è ridotta e la domanda ha continuato a rallentare (l’indice dei nuovi ordini è sceso a 44,6); l’ultima rilevazione dell’indice ISM manifatturiero è stata 47,2, al di sotto delle attese di 47,5, i nuovi posti di lavoro creati ad agosto sono stati 142.000, meno delle attese per il secondo mese consecutivo. Ma nella debolezza dell’ISM di agosto intervengono fattori stagionali, i fondamentali dell’economia americana restano convincenti, la crescita è stata più forte del mese precedente e il tasso di disoccupazione è sceso a 4,2%.
Per dichiarare le condizioni di recessione l’Ufficio Nazionale per la Ricerca Economica (NBER) tiene conto delle condizioni dell’occupazione, della produzione industriale, del reddito reale di famiglie e imprese. Siamo lontani dai rallentamenti che hanno preceduto le recessioni degli ultimi due decenni, le buste paga sono cresciute, la produzione industriale è stata in espansione a maggio e giugno, negli ultimi mesi il reddito reale reali è aumentato. L’ipotesi dell’atterraggio morbido “tiene”, corroborata dal quasi certo taglio dei tassi.
Venerdì scorso Christopher Waller, membro del Board della Federal Reserve, è stato esplicito: “ritengo che sia importante avviare il processo di riduzione dei tassi nella prossima riunione. Se i dati successivi mostreranno un significativo deterioramento del mercato del lavoro, il FOMC potrà agire rapidamente e con forza per adeguare la politica monetaria”.
La “quasi certezza” delle decisioni della Fed potrebbe indurre la Banca Centrale Europea a rompere eventuali indugi e deliberare un ulteriore taglio nella riunione di giovedì prossimo.
Sull’aspettativa del taglio, il rendimento del Treasury a due anni, più sensibile al movimento dei tassi, è sceso sotto quello del titolo decennale, la curva delle scadenze americane riprende con gradualità la conformazione ordinaria, il mercato obbligazionario non segnala più l’imminenza della recessione (segnale invero non sempre accurato). I prezzi scontano il taglio di un quarto di punto nella riunione di metà settembre, un punto percentuale da qui a fine anno. L’avvio della “disinversione” della curva non va però preso al valore facciale, abbiamo appena ricordato quanto sia incauto scommettere esclusivamente sulla direzionalità.
Per quanto riguarda le scelte di investimento, sarebbe un errore liquidare sbrigativamente le flessioni degli indici di agosto e settembre come trascurabili temporali estivi. I fondamentali economici sono credibili ma, parimenti, le valutazioni azionarie si trovano in equilibrio precario.
In questi ultimi anni i mercati sono passati da uno shock all’altro. Hanno dimostrato straordinaria capacità di adattamento ma il confine tra adattamento e assuefazione è mutevole, l’eccezionale può diventare normale e la compiacenza è un’insidia pericolosa per gli investitori.
L’attenzione della Fed e dei mercati si è spostata dall’inflazione alla crescita, i mercati resteranno nervosi, modesti cambiamenti nei dati che verranno pubblicati nel prossimo futuro saranno amplificati verso l’alto, per la soddisfazione della conferma, o verso il basso, nella paura della recessione.
Torna di conseguenza l’attenzione per i settori fino ad ora penalizzati dall’eccezionale successo della tecnologia.
Il cambio di direzione della politica monetaria presenta opportunità di investimento nel reddito fisso, il ritorno del rendimento e del reddito da cedola costituiranno un elemento importante nella gestione dei portafogli nell’ultima frazione di anno. La correlazione tra obbligazioni e azioni è tornata negativa, la diversificazione torna a dispiegare pienamente i suoi vantaggi e restituisce efficacia alle strategie multi-asset flessibili.
