GAM: Whatever it brakes – le prime reazioni al Rapporto Draghi

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L’industria automobilistica tedesca, in ritardo sulla transizione elettrica, si è fatta superare a destra dai concorrenti cinesi e americani.

Per migliaia di lavoratori del settore si sgretolano le tutele occupazionali conquistate trent’anni fa, un marchio blasonato richiama e interrompe la consegna di un milione e mezzo di veicoli, la crisi dell’auto si allarga all’intera economia tedesca, unica grande economia del Vecchio Continente alle prese con la minaccia di una “lenta recessione”, come scrisse il Guardian a inizio anno.

In queste condizioni di debolezza, arriva il Rapporto sulla competitività europea di Mario Draghi.

L’ex presidente della BCE e del governo italiano ha sollevato il velo di Maya sui ritardi dell’Europa nella tecnologia e nella produttività incagliata, ha individuato le minacce che la doppia transizione energetica e tecnologica presentano al modello europeo, le questioni aperte dall’invecchiamento della popolazione. La terapia suggerita prevede interventi sostanziali sulla governance dell’Unione e l’accelerazione verso una maggiore unione politica, indispensabili precondizioni per l’adozione di politiche economiche comuni e il coordinamento delle politiche industriali e commerciali.

Soprattutto, le dimensioni senza precedenti degli investimenti pubblici ritenuti necessari comporteranno l’architettura di un debito comune.

“Whatever it brakes”, qualsiasi cosa per frenarlo! La prima reazione dei paesi virtuosi, quasi un riflesso condizionato all’espressione “debito comune”, è stata negativa, il giudizio più severo lo ha formulato il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner.

Eppure, proprio Lindner dovrebbe prestare attenzione più di altri alle parole di Draghi e leggere in dettaglio il documento, la Germania è alle prese con la crisi della manifattura che è crisi del suo modello di crescita, il feticcio dello “schwarze null” mostra l’amara verità che le spese risparmiate per tenere il bilancio in pareggio sono state solo spese rimandate.

Il Rapporto Draghi fornisce la diagnosi e la terapia, è un programma di governo per una politica industriale europea coerente, offre alla Germania l’occasione di ripensare il modello di crescita nella dimensione cooperativa con gli altri paesi dell’Unione. Del resto, la manifattura tedesca e il suo export sono già fortemente integrati nel mercato unico, le prime reazioni al Rapporto Draghi “non colgono il punto” scrive il Financial Times.

Un aiuto all’economia europea è venuto anche dalla Banca Centrale Europea. Il taglio di un quarto di punto del tasso di riferimento da parte della BCE era ampiamente scontato: la manifattura è in sofferenza, i consumi languono e l’inflazione non fa più paura, ha rialzato la testa a luglio per scendere nuovamente in agosto.

Ma l’azione della BCE è già storia, ora l’appuntamento è con la Federal Reserve che dovrebbe a sua volta procedere all’allentamento della politica monetaria. Le probabilità sono di un taglio “ordinario” di un quarto di punto benché siano aumentate quelle su un taglio di mezzo punto. In ogni caso, il grosso dell’allentamento avverrà l’anno prossimo, la stima è di 250 punti da qui a dicembre 2025, condizione che sta favorendo i titoli obbligazionari di qualità.

Le indicazioni del Rapporto Draghi aiutano a osservare il prossimo futuro, a “vedere” quali settori e società beneficeranno e quali invece soffriranno. Il settore bancario, ad esempio, conserva ancora valore, i prezzi non hanno compiutamente scontato i miglioramenti nella redditività e le prospettive della transizione energetica.

Il Rapporto sulla competitività denuncia il ritardo nella tecnologia e la necessità di massivi investimenti; i campioni europei nella produzione di semiconduttori sono già ben posizionati; anche l’AI europea canalizzerà investimenti ingenti. La diversificazione in azioni europee è suggerita anche dai rischi posti dalla concentrazione del listino americano che condiziona anche l’investimento in azioni globali: il peso degli indici americani è cresciuto a livelli record.