Neuberger Berman: l’Unione Europea è in consolidamento o in espansione?

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Il Rapporto Draghi potrebbe riportare nuova attenzione sulle riforme dell’Unione, ma noi vediamo un maggiore potenziale nel processo di adesione dell’Europa orientale. Di recente ho incontrato a Bruxelles politici e consulenti dell’Unione Europea sulla scia del rapporto di Mario Draghi sull’economia europea. La loro impressione? La sua lista di desideri per migliorare il funzionamento dell’attuale mercato unico è completa, ma la maggior parte dei punti sono ben noti e già discussi in precedenza. La speranza è che la relazione riporti l’attenzione sulle riforme, vista la lentezza dell’Unione nell’innovazione, nella crescita economica e nell’aumento della produttività. Detto questo, la necessità di unanimità politica, la divergenza di opinioni tra gli Stati membri più grandi e quelli più piccoli e l’attuale slancio dei partiti di estrema destra rendono i leader politici tradizionali cauti nel perseguire le riforme necessarie.

L’attenzione a breve termine per il consolidamento fiscale rende gli investimenti pubblici ancora più impegnativi e l’emissione di debito comune per finanziare questi sforzi rimane elusiva, soprattutto alla luce delle posizioni della Germania. Sebbene la nuova Commissione europea (soggetta all’approvazione parlamentare) comprenderà cinque o sei ex ministri delle finanze con esperienza, non è chiaro se ciò si tradurrà nella volontà politica di portare a termine i progetti. Il lato positivo è che sembrano possibili progressi in alcune aree, tra cui i mercati dei capitali, la promozione di reti elettriche transnazionali e il potenziamento del settore delle telecomunicazioni.

Nel frattempo, i legami con i Paesi circostanti stanno migliorando. Sebbene sia improbabile che il Regno Unito rientri nell’Unione Europea o o in quella doganale a breve, l’Ue ha concluso o sta concludendo accordi di sicurezza con il Regno Unito, la Svizzera, la Norvegia e l’Islanda. Inoltre, l’impegno con i candidati all’adesione dell’Europa orientale sta prendendo piede. Con alcune riforme limitate, i candidati all’adesione possono ora partecipare a sette settori del mercato comune, tra cui l’economia digitale, il sistema di pagamento e i mercati energetici. Insieme ai finanziamenti e alle sovvenzioni per i progetti infrastrutturali, queste nuove aperture dimostrano il vantaggio di muoversi in una direzione comunitaria prima dell’effettiva adesione. Considerato lo slancio attuale, il Montenegro potrebbe essere il primo stato a diventare membro entro il 2028, seguito da Ucraina, Moldavia e Albania entro il 2030. La Macedonia settentrionale, la Serbia, il Kosovo e la Bosnia sono più indietro, ma la “paura di perdere l’occasione” potrebbe essere un catalizzatore per accelerare gli sforzi.

In conclusione, riteniamo improbabile che il consolidamento dell’unione attraverso le riforme di Draghi si spinga molto in là, il che potrebbe limitare il rialzo dell’euro e degli asset rischiosi della regione nel tempo. L’espansione comunitaria verso est rimane però in atto, creando il potenziale per una riduzione dei premi per il rischio nei paesi candidati all’adesione che beneficeranno della loro crescente relazione con l’Ue.