Cina: opportunità e rischi tra stimoli fiscali e l’impatto delle elezioni USA

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Le autorità cinesi hanno iniziato ad affrontare le pressioni deflazionistiche attraverso una serie di misure monetarie e fiscali, a dimostrazione di quanto sia sempre più urgente per loro stabilizzare l’economia. Sebbene queste misure rappresentino un passo nella giusta direzione, non sono sufficienti per raggiungere pienamente questo obiettivo.

I recenti stimoli hanno innescato una forte ripresa nei mercati azionari cinesi, ma c’è ancora spazio per un ulteriore rialzo se la Cina riuscisse a invertire la sua spirale discendente. Diversi fattori supportano questo ottimismo:

Le azioni cinesi vengono scambiate ai minimi decennali rispetto ai mercati statunitensi, il che lascia spazio a una rivalutazione.
Storicamente, la Cina ha tratto beneficio da bassi tassi d’interesse negli Stati Uniti. ​
Il ritorno ai livelli storici è stato trainato principalmente dalla rivalutazione del mercato piuttosto che da revisioni al rialzo degli utili. Nonostante non vi siano miglioramenti concreti negli utili (è ancora presto per fare stime), riteniamo che gli investitori a lungo termine stiano diventando più costruttivi e nutrano una crescente fiducia in una potenziale inversione di tendenza strutturale.
Gli operatori di mercato sono sempre più concentrati sulla possibilità di riforme più profonde e di un maggiore sostegno da parte del governo, che potrebbero creare le condizioni per una crescita economica duratura e un ulteriore rialzo del mercato.
Per uscire dalla deflazione e sostenere la ripresa economica a lungo termine, è necessaria una maggiore leva finanziaria da parte del governo centrale, potenzialmente superiore a qualche migliaia di miliardi di RMB nei prossimi anni​. L’attuazione efficace di queste misure è fondamentale ed esse dovrebbero concentrarsi sulla spesa dei consumatori, sul sostegno al mercato immobiliare e sulle riforme strutturali, in particolare quelle volte a migliorare le condizioni occupazionali​.

Le prossime elezioni negli Stati Uniti rappresentano un rischio esterno per la ripresa interna della Cina

Le elezioni presidenziali statunitensi del 5 novembre avranno delle ripercussioni sulla Cina. Sia i democratici che i repubblicani riconoscono l’importanza di ridurre il deficit commerciale con la Cina e di ridurre la dipendenza dalle importazioni cinesi. Nel 2018, Trump ha imposto dazi del 25% su alcuni beni, mantenute in vigore anche sotto l’amministrazione Biden. Sebbene sia Trump che Harris intendano continuare ad affrontare gli squilibri commerciali con la Cina e la questione della sicurezza nazionale, i loro approcci divergono.

Un’amministrazione Trump potrebbe vedere i dazi sui prodotti cinesi salire al 60%, estendendosi potenzialmente ad altri paesi come il Vietnam, anche se far rispettare tali dazi potrebbe risultare complesso. Ciò metterebbe ulteriormente sotto pressione la già fragile economia cinese, guidata dalle esportazioni. È probabile che, rispetto al passato, Trump si mostri più aggressivo nei confronti della Cina nelle parole e nei fatti, a dimostrazione del fatto che la guerra commerciale non è finita. Ciò potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo per le aziende cinesi, in quanto la disponibilità di finanziamenti internazionali potrebbe verosimilmente peggiorare.

Un’amministrazione Harris probabilmente manterrebbe l’attuale strategia di de-risking prevedibile e graduale per proteggere gli interessi americani, piuttosto che adottare un approccio di disaccoppiamento su larga scala. Sebbene probabilmente non introdurrà nuovi dazi, continuerà a prendere di mira settori strategici, come la tecnologia e i semiconduttori, esercitando pressione sulle industrie high-tech cinesi​.

Ma la Cina si sta preparando attivamente ad affrontare potenziali dazi diversificando le sue partnership commerciali guardando al di là degli Stati Uniti: gli scambi commerciali tra la Cina e altri mercati emergenti hanno raggiunto un nuovo livello massimo storico, sottolineando un solido spostamento verso l’interdipendenza regionale. La capacità di adattamento delle aziende cinesi non deve essere sottovalutata, poiché molte di esse hanno sfruttato efficacemente canali di distribuzione alternativi e ampliato le loro reti per assicurarsi di continuare a raggiungere i loro clienti finali nonostante le pressioni esterne.

Pressione sul renminbi

Gli stimoli fiscali potrebbero portare a un graduale indebolimento del renminbi cinese, poiché un’espansione fiscale di questa portata potrebbe generare un’inflazione elevata. L’impatto complessivo sui livelli dei prezzi in Cina dipenderà dal modo in cui lo stimolo si rifletterà sull’economia cinese in senso più ampio. Una vittoria di Trump potrebbe portare a una debolezza più pronunciata del renminbi, sulla scia dei mercati che stanno scontando la prospettiva di dazi statunitensi più elevati.

Una vittoria di Harris, al contrario, potrebbe portare a un deterioramento più graduale degli scambi commerciali tra Stati Uniti e Cina, finendo per danneggiare la valuta a più lungo termine. I rendimenti dei titoli di Stato locali cinesi restano molto bassi rispetto ad altri mercati obbligazionari. Per questo motivo, è probabile che il mercato dei titoli di Stato locali cinesi rimanga un sottopeso popolare per gli investitori legati ai benchmark dei mercati emergenti globali in valuta locale. Considerando che i rendimenti non hanno più alcun margine per un ulteriore calo, riteniamo che l’imminente aumento della spesa fiscale possa essere un probabile catalizzatore per far salire i rendimenti rispetto agli attuali bassi livelli.

Chiunque sarà il vincitore delle elezioni statunitensi, la selezione dei titoli in Cina diventa ancora più importante. La recente traiettoria rialzista dei mercati dipende dal proseguimento e dall’attuazione efficace dei recenti stimoli monetari e fiscali, nonché dalle riforme strutturali volte ad affrontare le questioni del mercato del lavoro e del mercato immobiliare. Ciò potrebbe potenzialmente contribuire a migliorare le condizioni commerciali per le aziende e i consumatori cinesi.

Inoltre, il disaccoppiamento economico rappresenta una sfida significativa per le prospettive economiche della Cina, ma genera anche opportunità di investimento. La politica delle “nuove forze produttive” in Cina enfatizza lo sviluppo di settori strategici quali la tecnologia, l’energia verde e la manifattura avanzata come parte della ristrutturazione economica a lungo termine del Paese. Poiché questa politica mira a promuovere l’autosufficienza e l’innovazione, allineare gli investimenti con questi sviluppi politici diventa fondamentale per cogliere le opportunità di crescita. Gli investitori dovrebbero concentrarsi sui settori che il governo sta sostenendo attivamente.