Cosa succederà sui mercati dopo l’attacco missilistico dell’Iran contro Israele?

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Lo scenario che si sta delineando tra Israele e Iran rappresenta il percorso più probabile verso un conflitto più ampio che i mercati dovrebbero tenere in considerazione. Solitamente, in situazioni come questa, tendo ad affermare che si tratta di sviluppi geopolitici molto fluidi e quindi pieni di informazioni incomplete e, in alcuni casi, di disinformazione. In un panorama informativo così complesso, è bene esercitare estrema cautela e pazienza sulla veridicità degli eventi, ampliando al contempo la propria immaginazione su una serie più ampia di esiti potenziali e su ciò che tali esiti potrebbero significare per le esposizioni del portafoglio e le strategie di investimento.

Ho modificato la mia ipotesi di base di una guerra regionale più ampia rialzando le possibilità al 45% (dal 35% storicamente elevato prima del lancio di missili iraniano). In sostanza, ritengo che ora si tratti di un “testa o croce” e che quindi richieda un’attenzione più ampia in termini di portafoglio. Pur rimanendo fiducioso che la deterrenza militare degli Stati Uniti e una diplomazia chiara/aggressiva nei confronti dell’Iran e di Israele possano mantenere questo conflitto sotto un relativo controllo, la situazione continua a degenerare e ogni sviluppo porta con sé una nuova serie di incertezze.

Di seguito due incognite che osservo con attenzione da qui in avanti:

La tempistica, l’entità e la portata di un’eventuale risposta militare israeliana, soprattutto se questa dovesse includere un coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno una notevole potenza di fuoco nell’area, tra cui le portaerei Abraham Lincoln e Harry S. Truman (oltre ad altri importanti mezzi navali e aerei), oltre a 40.000 soldati.
Dato che l’attacco iraniano prevedeva più di 100 missili balistici diretti verso aree civili, è facile immaginare una significativa risposta militare israeliana – e al momento in cui scriviamo, Israele ha già giurato ritorsioni. Ciò potrebbe includere attacchi alle infrastrutture militari, alla leadership e agli impianti nucleari iraniani. Dal punto di vista del mercato, un evento di minore probabilità e maggiore impatto sarebbe rappresentato da attacchi diretti alle infrastrutture petrolifere iraniane, volti a paralizzare la capacità economica di Teheran.
Per quanto riguarda le implicazioni di investimento in senso più ampio, il punto più importante rimane lo stesso: l’attacco dell’Iran a Israele è un’ulteriore indicazione del fatto che lo scenario geopolitico rimane il più pericoloso, instabile e imprevedibile degli ultimi decenni. In queste condizioni, i leader mondiali sono più propensi ad assumere rischi politici maggiori se ritengono che siano in gioco questioni fondamentali per la sicurezza nazionale (questo vale sia per Israele che per l’Iran). Dal punto di vista degli investimenti, questo rischio geopolitico strutturalmente più elevato continua a costringere i policymaker di tutto il mondo, compresi quelli di Capitol Hill, a dare priorità alle questioni di sicurezza nazionale, a volte a scapito dell’efficienza economica, che dovrebbe sostenere i temi della sicurezza nazionale a lungo termine, tra cui la difesa tradizionale, l’innovazione della difesa e l’adattamento/resilienza al clima.