Perché investire nelle infrastrutture quotate con il ritorno di Trump

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L’S&P 500 è sulla buona strada per registrare un rendimento superiore al +25% per il secondo anno consecutivo e per quattro degli ultimi sei anni. Tuttavia, in quest’ultimo mese dell’anno rimane la possibilità che l’azionario statunitense incontri qualche ostacolo. Gli investitori dovrebbero quindi tenere conto dei rischi che permangono.

Tra questi, il principale è probabilmente la minaccia apparentemente incontrollabile dell’inflazione. Sebbene lo storico ciclo di inasprimento della Federal Reserve abbia contribuito a rallentarla, questa rimane ben al di sopra dell’obiettivo del 2% dichiarato dalla Fed a causa di componenti come i costi persistentemente elevati delle abitazioni. Questi costi potrebbero non diminuire nel breve termine, a causa dell’offerta ridotta.

Questo contesto di incertezza rende opportuna l’allocazione in asset class che appaiono sufficientemente resilienti per ottenere buoni risultati in diversi scenari economici, di mercato e politici.

Mentre l’amministrazione repubblicana che si insedierà a gennaio si prepara a rimodellare le priorità politiche e legislative, molti investitori stanno cercando attivamente di posizionare i propri portafogli in base alle promesse della campagna elettorale per cui ritengono più probabile un’attuazione in legge nel 2025 e negli anni successivi. Sicuramente si prospettano alcuni cambiamenti politici che potranno influenzare il mercato, creando potenziali vantaggi – o ostacoli – in varie asset class e settori. Ma riteniamo che vi siano anche mercati che storicamente hanno presentato caratteristiche in grado di resistere a diversi scenari.

Uno di questi settori è quello dei real asset quotati. Le società di questo settore sono in grado di produrre risultati favorevoli praticamente in qualsiasi contesto di mercato, grazie alle funzioni, ai servizi o alle risorse che forniscono. Dagli immobili alle materie prime, fino alle infrastrutture, questi investimenti tendono a offrire diversificazione, generano un reddito interessante e forniscono una migliore copertura contro l’inflazione rispetto ad altre asset class.

Le infrastrutture quotate, in particolare, rimangono una delle nostre aree favorite, sia considerando i cambiamenti attesi nelle politiche, come i tagli alle tasse, i deficit fiscali più elevati e l’aumento dei dazi, che potrebbero portare a un’inflazione più persistente sia pensando ai mega temi globali associati all’intelligenza artificiale (IA) e la corrispondente crescita della domanda di generazione di energia per supportare i data center. Si prevede che la diffusione dell’IA nell’economia statunitense comporterà un aumento di quasi il 40% della domanda annuale di energia elettrica da qui al 2040.

Questo esempio mostra come le tendenze strutturali della digitalizzazione e dell’elettrificazione possano rendere lo sviluppo delle infrastrutture legate all’IA meno sensibile ai cambiamenti normativi e politici nel breve termine. Negli Stati Uniti, ad esempio, i timori che il Congresso e la futura amministrazione repubblicana abroghino in tutto o in parte l’Inflation Reduction Act (IRA) per finanziare i tagli fiscali proposti potrebbero essere eccessivi. Mentre alcune spese e incentivi (ad esempio, i crediti d’imposta per i veicoli elettrici) nell’ambito dell’IRA potrebbero essere tagliati o lasciati scadere, l’impatto della legislazione sulla spesa pubblica per le infrastrutture ha finora favorito gli Stati rossi (repubblicani) rispetto agli Stati blu (democratici) (Figura 1). Inoltre, è probabile che una politica fiscale “America First” favorisca gli investimenti infrastrutturali statunitensi negli anni a venire.