La Musa dei Mercati
Il ritorno di Trump alla guida degli Stati Uniti ha alimentato grandi aspettative sul proseguimento della crescita economica americana, già in espansione da diversi trimestri, ma il rischio che un nuovo surriscaldamento dell’inflazione possa far deragliare la locomotiva a stelle e strisce non può essere trascurato.
Trump è nuovamente seduto sulla poltrona della Casa Bianca ed è pronto ad emanare una serie di decreti presidenziali volti a “tutelare gli interessi americani”. Per il momento i primi destinatari dei provvedimenti della nuova amministrazione potrebbero essere i vicini di casa, Messico e Canada, con l’imposizione di dazi a partire già dal prossimo 1° febbraio. Ma Cina ed Unione Europea non possono certo sentirsi al riparo, Trump lo ha già lasciato intendere chiaramente nelle sue dichiarazioni post insediamento.
Controllo dell’immigrazione, deregolamentazione bancaria, espansione fiscale, riduzione del deficit di bilancio, incremento della produzione di idrocarburi, investimenti in intelligenza artificiale e criptovalute, queste le parole chiave della Trump economy. Politiche in alcuni casi contraddittorie e a forte rischio di alimentare nuovamente il vento dell’inflazione, soprattutto in presenza di un inasprimento della guerra dei dazi con i maggiori partner commerciali.
Non è un caso che i rendimenti dei titoli di stato decennali statunitensi abbiano avvicinato la soglia del 5% la scorsa settimana, segno di crescenti timori da parte degli operatori per la prospettiva di un aumento significativo del debito pubblico e delle spinte inflattive causate dall’innalzamento dei prezzi delle importazioni. In un contesto caratterizzato da valutazioni azionarie elevate e spread di credito ai minimi storici, pur se supportate da una dinamica degli utili solida e da un mercato del lavoro prossimo alla piena occupazione, l’operato della Federal Reserve rischia di complicarsi notevolmente.
Con tassi che si mantengono sui livelli attuali o addirittura in aumento, basterebbe una marginale delusione sul fronte utili a causare forti prese di beneficio sugli asset rischiosi. Anche se nel breve non si intravedono segni di rallentamento, questa stagione delle trimestrali al momento sta fornendo dati molto incoraggianti, occorrerà monitorare attentamente sia l’evoluzione dei tassi della curva americana che quello dei consumi privati (quindi utilizzo delle carte di credito, insolvenze sui prestiti al consumo etc).
Attualmente il premio al rischio offerto dal mercato azionario americano è azzerato, quindi eventuali delusioni rischiano di avere impatti significativi sull’andamento delle quotazioni. Il megatrend sulla tecnologia, e la predominanza US sia nel segmento software che hardware, rimane intatta ma occorre a nostro avviso bilanciare le scommesse in portafoglio per non farsi trovare impreparati in caso di improvviso cambiamento di trend. I listini europeo e cinese presentano valutazioni a sconto rispetto a quello americano e aspettative meno elevate.

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Mente e denaro
Sala Stampa