Sempre più necessarie le riforme della Corporate Income Tax delle società a livello internazionale
I responsabili politici nei Paesi OCSE sono sempre più preoccupati per la possibilità di mantenere gli attuali livelli di entrate derivanti dall’imposta sul reddito delle società (CIT acronimo di Corporate Income Tax) a causa di diverse tendenze e problematiche convergenti. Già nel novembre scorso un rapporto sul tema (OECD Fundamental Reform of Corporate Income Tax) anticipava alcune tendenze nella tassazione del reddito delle società nei Paesi OCSE e analizzava i principali driver della riforma dell’imposta sul reddito delle società. Le distorsioni indotte dall’imposta sulle società erano discusse da un punto di vista fiscale nazionale e internazionale.
Concorrenza fiscale globale
Riduzione delle aliquote fiscali: negli ultimi decenni, i Paesi hanno intrapreso una competizione fiscale riducendo le aliquote dell’imposta sulle società per attrarre investimenti diretti esteri (IDE) e multinazionali. Questa tendenza ha eroso l’aliquota CIT media a livello globale.
Erosione della base imponibile e trasferimento dei profitti (BEPS): le multinazionali sfruttano lacune e discrepanze nelle normative fiscali per spostare i profitti verso giurisdizioni a bassa tassazione, riducendo ulteriormente la base imponibile.
Digitalizzazione dell’economia
L’ascesa di modelli di business digitali, che si basano su beni immateriali e operano senza una presenza fisica significativa in un Paese, sfida i quadri fiscali tradizionali che dipendono dalla presenza fisica per la giurisdizione fiscale. I responsabili politici stanno affrontando questa sfida attraverso iniziative come il Quadro inclusivo OCSE/G20 sul BEPS, che include misure come la soluzione a due pilastri per affrontare l’allocazione dei profitti e la tassazione minima globale.
Pressioni ambientali e sociali
La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio richiede significativi investimenti pubblici. I governi potrebbero dover trovare fonti di entrate alternative per finanziare iniziative verdi, soprattutto poiché le entrate CIT possono fluttuare con i cicli economici. Inoltre, nonostante gli sforzi per contrastare l’evasione fiscale, permangono molte lacune e strategie di pianificazione fiscale aggressiva, riducendo l’effettiva capacità di raccolta delle imposte.
Il declino della manifattura tradizionale e l’ascesa dei settori dei servizi e della tecnologia, più difficili da tassare con i quadri normativi esistenti, rappresentano un serio problema per mantenere stabili le entrate CIT.
Risposte politiche in corso
Pillar One e Pillar Two: nell’ambito del quadro OCSE/G20 sul BEPS, i Paesi stanno negoziando riforme per allocare i diritti di imposizione fiscale in modo più equo (Pillar One) e introdurre un’aliquota minima globale per l’imposta sulle società del 15% (Pillar Two).
Maggiore trasparenza: misure come la rendicontazione Paese per Paese mirano ad aumentare la trasparenza fiscale delle imprese.
Allargamento della base imponibile: i responsabili politici stanno esplorando modi per ridurre esenzioni, detrazioni e crediti fiscali che restringono la base imponibile.
Fonti di entrate alternative: lo spostamento verso tasse sui consumi, tasse sul carbonio o imposte patrimoniali può aiutare a diversificare le fonti di entrate.
La capacità di mantenere o aumentare le entrate CIT dipenderà dal successo nell’implementazione di queste politiche, dalla cooperazione internazionale e dall’adattabilità dei sistemi fiscali alle realtà economiche in evoluzione.

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