Meno tempo al lavoro, più tempo per sé stessi. Il rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale

Marco Giovanniello -

Un lavoratore dipendente su tre non si trova a proprio agio nell’ambiente di lavoro in cui si trova. Comunque, la maggioranza di dirigenti, impiegati e operai ritiene che il mondo del lavoro debba contribuire al benessere fisico e psicologico di ciascuno di noi.

Il settimo rapporto Censis-Eudaimon

E’ stato pubblicato il settimo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale. L’Italia si trova in una fase storica del mercato del lavoro segnata da un paradosso inedito: a fronte di un numero record di occupati, di lavori più stabili e di una maggiore presenza di donne, troviamo una diffusa disaffezione al lavoro e sempre maggiore fragilità psicologica. I giovani, in particolare, nella scelta del lavoro tengono sempre più conto delle proprie esigenze di benessere e più alta qualità della vita, costringendo le aziende a offrire, oltre a retribuzioni e carriere allettanti, ulteriori benefici, a cominciare da tempi di lavoro più facilmente conciliabili con la vita privata. Del resto, trattenere e attrarre lavoratori diventa sempre più una priorità per le aziende che necessitano di continuità e consolidamento di esperienza produttiva nelle singole posizioni lavorative.

Il lavoro non è più l’attività principale della propria vita

Non è più il tempo in cui tutto il resto dei proprio interessi era condizionato dal mondo del lavoro. La grande maggioranza dei lavoratori oggi esplicitamente indica che nel prossimo futuro ha intenzione di ridurre il tempo dedicato al lavoro, e molti di loro privilegiano il proprio tempo libero rifiutando straordinari, negandosi a call, mail e a ogni attività extra rispetto alle mansioni definite.

E quote alte di occupati dichiarano che, rispetto a qualche anno fa, il lavoro è meno importante, perché nella loro vita è cresciuta la rilevanza di attività personali alternative. Oggi l’87,3% degli occupati sostiene che fare del lavoro il centro della propria vita è un errore. Oltre il 67% degli occupati in futuro vorrebbe ridurre il tempo dedicato all’attività lavorativa ed è il 65,5% tra i giovani, il 67% tra gli adulti, quasi il 70% tra gli anziani.

In una società in cui prevale l’incertezza, gli italiani non hanno voglia di investire esistenzialmente nel lavoro, piuttosto preferiscono rincorrere momenti di benessere per sé stessi. È un mondo nuovo che sta nascendo nella quotidianità delle idee e nelle scelte di milioni di persone, che modificano radicalmente il contesto materiale e l’immaginario collettivo della nostra società. Ed è una realtà con cui le aziende e la galassia dei soggetti individuali e collettivi che sono coinvolti dal lavoro devono tempestivamente misurarsi.