Molti fattori positivi favoriscono le azioni dei mercati emergenti

Ygal Sebban, Investment Director, Azionario Mercati Emergenti di GAM. -

L’ostacolo principale da affrontare nel 2025 sarà lo scenario più volatile e imprevedibile nei mercati emergenti. I dazi e le guerre commerciali alimenteranno l’incertezza e graveranno sulla crescita, sulla politica monetaria e sulle dinamiche geopolitiche.

La netta vittoria elettorale di Donald Trump alimenta le speculazioni sulla spesa pubblica, nonché sulla portata e sulle tempistiche dei dazi. Le proposte di Trump prevedono dazi del 60% per le importazioni cinesi e fino al 20% per il resto del mondo. La nuova amministrazione dovrà controllare l’inflazione sulla scorta dell’aumento dei dazi, dell’inasprimento delle regole sull’immigrazione e dell’aumento della spesa pubblica. Inoltre, qualora Trump tenti di rimuovere il Presidente della Fed Jerome Powell, l’indipendenza della banca centrale verrebbe messa in discussione. I rischi geopolitici sono ingenti, con la possibile escalation della guerra tra Russia e Ucraina e le tensioni tra Iran e Israele, che potrebbero incidere sui prezzi dell’energia. Le ritorsioni della Cina e di altri partner commerciali ai nuovi dazi negli Stati Unti potrebbero portare alla svalutazione e a guerre commerciali.

Le azioni dei mercati emergenti potrebbero risentire di tali sviluppi, della politica monetaria negli Stati Uniti, della crescita globale, dei dazi e delle dinamiche geopolitiche.

Nonostante lo scenario difficile, siamo ottimisti poiché ci sono molti fattori favorevoli per le azioni dei mercati emergenti. Primo, lo scenario peggiore previsto in questo momento dai mercati non dovrebbe concretizzarsi. Nonostante le politiche aggressive promosse da Trump e dai suoi collaboratori, non c’è alcuna certezza sul fronte dei dazi, della guerra commerciale o delle possibili ritorsioni poiché dovranno superare il pragmatismo e le azioni legali. La performance dei mercati emergenti a seguito della prima elezione di Trump nel 2016 è stata molto positiva, con notevoli guadagni per i mercati emergenti e persino per le azioni cinesi.

Secondo, i mercati emergenti sono convenienti e sottopesati nei portafogli d’investimento. Prevediamo un calo dei tassi in molti mercati emergenti in reazione ai dazi, e ciò dovrebbe favorire le azioni di questi Paesi. Terzo, crediamo che la Cina abbia la capacità e la volontà di sostenere l’economia sulla scorta della crisi del mercato immobiliare e della possibile introduzione di nuovi dazi. Tra i provvedimenti annunciati dal Politburo e dall’Assemblea nazionale del popolo cinese ci sono la spesa pubblica, gli aiuti ai governi locali, il mercato immobiliare, la riduzione dei tassi d’interesse e il mercato azionario. Grazie alla bassa esposizione delle azioni cinesi alle esportazioni USA (circa il 3% degli utili per MSCI China) l’effetto degli aiuti governativi sugli utili potrà essere molto positivo.

Infine, la crescita a lungo termine dei mercati emergenti resta invariata. Rileviamo opportunità nei seguenti ambiti: consumi locali, viaggi regionali, finanza al consumo, intelligenza artificiale, esternalizzazione e transizione energetica. Le società come Alibaba, Meituan, Grab e Mercado Libre sono favorite, con ottime prospettive di crescita e valutazioni interessanti. Rileviamo anche un buon potenziale per viaggi, finanza al consumo, hardware e transizione energetica nei mercati emergenti, in particolare con TSMC, ASE Technology, SK Hynix, Samsung Electronics, MediaTek e Reliance.

Il rischio principale per la strategia naturalmente riguarda la volatilità che emerge dalle notizie sulle controversie commerciali, che offre però anche numerose opportunità. Per esempio, l’approccio aggressivo di Trump negli scambi commerciali potrebbe accelerare la tendenza a esternalizzare la produzione. Le prospettive restano, a nostro giudizio, positive nel Sud-est asiatico come Vietnam e Tailandia, dove prevediamo una crescita robusta per il settore immobiliare industriale e le società di servizi industriali.